Chi aveva sparato a C.K., a sant’Antonino, nell’agosto del 2020?
Per i carabinieri non esistono i cold case. Vanno avanti a cercare fino a che non è tutto chiaro. per scoprire un colpevole, ci vuole il tempo che ci vuole, e certi antti, come l’omicidio e il tentato omicidio, non sono” a scadenza”. Era il 20 agosto 2020. Nei boschi di Lonate Pozzolo, a Sant’Antonino, frazione di Lonate (Va), al confine con Vanzaghello (Mi), un uomo di 31 anni, C.K. di origini marocchine, era stato prima inseguito e poi ferito da un da un colpo di arma da fuoco al braccio. Era stato aiutato da una ragazza di passaggio che lo aveva portato in ospedale.
Oggi ne possiamo ricostruire la storia perchè i carabinieri della compagnia di Varese hanno individuato tramite delle lunghe indagini, i colpevoli della sparatoria, e ce ne hanno potuto raccontare i particolari perchè questa mattina all’alba hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, è messa dal Giudice delle indagini preliminari del tribunale di Busto Arsizio nei confronti di 6 persone, 4 uomini e due donne. Dei 4 uomini, 2 sono italiani, uno è marocchino, e uno albanese. le due donne sono italiane.
Sono accusati, a vario titolo, di tentato omicidio nei confronti di C.K. e di spaccio di sostanze stupefacenti e precisamente di cocaina, eroina, e hashish a numerose persone guidava un appuntamento nei boschi del hinterland di Milano. Bene sono state lunghe e articolate si inseriscono in un ambito più ampio dell’impegno del sostenuto dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio per risolvere il grave problema dello spaccio nelle aree boschive della zona fra il basso varesotto e l’alto Milanese.
Il nucleo operativo e radiomobile (NOR) di Varese ha ascoltato molti assuntori di droga e mettendo in atto una serie di strategie l’indagine che hanno permesso di mettere in relazione quanto successo a Sant’Antonino con quanto successo pochi giorni dopo a Cuggiono. Durante l’indagine come l’agguato fosse stata una vera e propria trappola che i colpevoli avevano messo in atto usando le tipiche modalità con cui avvengono le cessioni di stupefacenti nelle zone boschive. dopo aver simulato un loro interessamento all’acquisto di droga con chiamando al telefono lo spacciatore obbiettivo della punizione si sono presentati all’appuntamento armati di pistole di spranghe. Al suo arrivo ai margini dell’area boschiva per la consegna del quantitativo concordato lo hanno affrontato. cercando di trattenerlo e di colpirlo. Il 31enne marocchino era riuscito a divincolarsi e a fuggire. I tre lo avevano inseguito con un furgone e gli avevano sparato da uno dei portelloni, colpendolo ad un braccio.
A Cuggiono
A quanto pare alla base dell’agguato c’era un debito di droga non pagato, ma i colpevoli avevano sbagliato l’obiettivo. Si era trattato di uno scambio di persona. Infatti qualche giorno dopo a Cuggiono, un altro marocchino e la sua compagna erano stati immobilizzati picchiati e minacciati con una pistola dagli stessi protagonisti dell’aggressione a C.K., per costringerlo a pagare il debito di droga di circa 30.000 euro. In quella circostanza i tre rubano alla copia ancheuno smartphone.
E a questo punto che Carabinieri vengono a sapere, durante una convergenza investigativa in collaborazione con la squadra mobile di Biella, che una coppia di italiani, aiutati da un albanese, aveva dato avvio ad un fiorente traffico di stupefacenti e stava rifornendo di cocaina, eroina e hashish molti spacciatori della zona, tra cui anche la coppia aggredita. Il compito degli aggrediti era quello di distribuire poi la droga nelle zone boschive tra Alto Milanese e Bustocco.
I quantitativi di droga distribuita erano così alti che in circa sei mesi, fra luglio 2020 e gennaio 2021, la coppia di spacciatori marocchini aveva accumulato, nei confronti che la coppia italiana e dell’albanese il debito di circa 30.000 euro. UN pagamento che non avevano rispettato scatenando così la reazione dei fornitori. In effetti in quel momento a Cuggiono era stato scoperto uno strano caso di spaccio, in cui un disoccupato 26 enne italiano incensurato aveva un emporio di stupefacenti degno di un vecchio veterano.
I 6 arrestati a Cuggiono, al termine delle formalità di rito, sono stati portati nelle carceri circondariali di Busto Arsizio e di Como, dove esiste una sezione femminile. Rimarranno lì a disposizione dell’autorità giudiziaria, in custodia cautelare in attesa del processo.
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