Avvocato precipita dal Palazzo di Giustizia
Milano. E’ successo poco prima delle 12.20. Un avvocato civilista di 49 anni, M. A. P., di Milano, è morto dopo essere precipitato dal sesto piano del palazzo di Giustizia, in un cortile interno del lato di via Manara. Poco dopo si è saputo che si era trattato di un suicidio. Nel portafoglio una lettera in cui spiegava che il suo era un atto volontario e accennava alla sofferenza che provava in seguito alla separazione dalla moglie e ad altri problemi personali.
Su alcune testate dicono che non esercitava più dal 2014, che i problemi economici gli avevano impedito di pagare alcune rate di iscrizione all’ordine degli avvocati, ma che aveva continuato a lavorare ugualmente e che per questo aveva avuto qualche guaio.
Il dolore di vivere
Da alcune descrizioni pare un uomo che, come capita spesso in questi casi, ha ceduto al dolore di vivere, che può colpire ognuno di noi. Un limite sottile divide l’istinto di conservazione dalla disperazione, dall’idea di sè e dalla considerazione dell’opinione che il mondo ha della nostra vita. Persone che cedono, che finiscono per non sentirsi all’altezza in un mondo fatto di difficoltà ma in cui l’apparenza del successo conta tanto, ce ne sono molte. Non sono deboli nè da giudicare, c’è solo da piangerli e da sentirsi tristi per loro e per i loro familiari e, se possibile ( perchè è molto difficile), riuscire a sostenerli prima che compiano questi atti.
Non tutti riescono a comprendere che, in un paese difficile come il nostro, si può vivere ed essere felici anche quando si è in mezzo ai problemi più gravi. E’ un vero peccato che questo milanese non sia riuscito a trovare delle valide motivazioni per vivere, nonostante tutti i suoi problemi. Sul posto le ambulanze dei soccorritori del 118 e la centrale operativa ha inviato anche a un auto medica. Delle indagini si stanno occupando i carabinieri del comando provinciale di Milano, intervenuti insieme al personale dell’autorità giudiziaria di Milano.
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