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Interisti a Milano. La pagheremo con una zona rossa, malati o no

Nessun danno serio in città dopo la calata dei 30 mila tifosi interisti che ieri sera hanno festeggiato lo scudetto dell’Inter per strada. Non si può dire che non abbiamo fatto proprio nulla, perchè i segni della sporcizia e dei danni minori ci sono stati. In confronto a ciò che poteva succedere, però, la situazione è stata gestita e autogestita.

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Il festeggiamento è stato peró una sfida alla natura che potremmo pagare molto cara con la proclamazione di zona rossa dovuta ai contagi trasmessi fra le 30mila persone radunate nelle varie zone della città senza nessun tipo di precauzione e di distanziamento. Molti interisti infatti erano anche senza mascherina. E se non si ammala nessuno, i lombardi la pagheranno lo stesso, e molto di più.

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Poco prima delle 22 i tifosi avevano già iniziato a defluire da piazza Duomo e da piazza Cairoli

interisti,covid 19. Interisti a Milano. La pagheremo con una zona rossa, malati o no - 03/05/2021

I tifosi interisti sono stati anche ligi alle regole del coprifuoco. Poco prima delle 22 hanno cominciato a defluire e a tornare a casa. Solo un gruppetto, gente descritta dalla polizia come “una ventina di ubriachi”, ha tentato di rimanere in piazza Cairoli e ha lanciato alcune bottiglie contro le forze dell’ordine. Sono stati ricambiati con una piccola carica di agenti protetti da una camionetta.

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Non è durata molto perchè anche l’ultimo gruppetto si è sciolto e tutti hanno ripreso la strada di casa. Alla fine, questa mattina si è saputo che, fra la ventina di persone controllate ieri sera alle 22, solo una decina rimangono sotto osservazione da parte della Digos milanese e saranno multate per aver violato le disposizioni anticontagio .

Si può solo gestire la folla, in situazioni simili

Ci sarà parecchio da discutere. Il mega assembramento degli interisti oscura anche la vittoria dello scudetto. Come si diceva oggi, uno spiegamento di forze necessario a contenere 30mila persone che scendono in piazza, spontaneamente o meno, non è nella disponibilità di Milano. Le scelte strategiche da adottare in una situazione simile sono limitate.

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Usando una definizione data dalla polizia di Stato la cosa più saggia è quella di “gestire la folla”, impedendo i rischi maggiori, come quello della occlusione delle vie di fuga o di flussi disordinati di gente che comprimono le persone. Oppure che lo scoppio di un petardo, o di una bomba da stadio, spaventi le persone che si mettono a correre, schiacciandosi l’un l’altra e causando l’effetto “stampeade”. Sempre sperando, poi, che in mezzo a quel bailame non si nasconda altro. Avrebbe potuto diventare un inferno. Covid permettendo, è andata bene.

Penso che la pagheremo specie se ora non si ammala nessuno degli interisti

30mila persone sono scese in piazza spontaneamente per festeggiare la vittoria di una squadra al campionato di calcio e hanno sfidato, oltre la polizia, il covid19. Sono persone che, per più di un anno, non si sono mai ribellate alle assurdità imposte dal governo italiano e che hanno mandato all’aria l’economia lombarda, e non solo quella.

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I lockdown, l’imposizione delle zone rosse quando non servivano, la mancanza di zone rosse quando servivano, le chiusure serali di bar e ristoranti, la mancanza di lavoro, l’impossibilità di abbracciarsi, di andare fuori regione, di fare una passeggiata, i banchi a rotelle, le mascherine cinesi, e quelle pagate a peso d’oro, l’obbligo di fare la spesa vicino a casa, l’impoverimento delle famiglie, non hanno sortito l’effetto di una partita di calcio.

C’è però di un aspetto peggiore in questa situazione. Se 30mila persone si assembrano così e non succede nulla, si ha un bel dire che il contagio avviene solo al chiuso, dopo che ci hanno chiuso in casa per un anno. Perciò settimana prossima la Lombardia rischia di finire in zona rossa. O perchè i tifosi interisti si ammalano di covid e un buon numero finisce in rianimazione con un casco sulla testa, o per supremo interesse nazionale perchè, se non si ammalano, non si potrà dire che, dopo un assembramento del genere, i lockdown, i coprifuoco e le limitazioni alle libertà personali sono ancora necessari.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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