La cronaca giornalieraa di Milano, tra commissariati di polizia e il narcotraffico
Milano. Per la cronaca, la criminalità di Milano non ha rispettato la quarantena del Covid 19 e ha dedicato le sue energie soprattutto allo spaccio della droga. Le storie di cronaca che riguardano questo settore sono parecchie ogni giorno.Qualcuno grida “è ora di liberalizzarla”, io tremo solo all’idea. Se con tutti i controlli, gli arresti, il covid 19, il mercato della cocaina risulta ancora così fiorente, una libertà maggiore nel procurarsela porterebbe esclusivamente ad avere una numerosa parte della popolazione di Milano che vive perennemente fuori di testa, causando incidenti, violenze e tragedie, e rendendo sempre più difficile e infelice la vita di chi decide di vivere in modo sano e senza la cocaina.
Per fortuna nessuno ha ancora reso legale gli stupefacenti, e così i commissariati di polizia e i comandi dei carabinieri della città possono ancora elaborare strategie di contenimento del fenomeno che rendono difficile la vendita e consumo della cocaina. 3 persone arrestate una volta, 4 un’altra e un’altra ancora un altra volta. 2 etti sequestrati da una parte, mezzo chilo dall’altra. Ogni giorno la battaglia è senza quartiere. O meglio, è in ogni quartiere. Specialmente in alcuni quartieri.
Lo spaccio è quasi una questione etnica
Se è vero, come dìaltra parte ci dice ogni giorno la cronaca nera, che i consumatori, o assuntori, di stupefacenti sono in gran parte milanesi italiani e lombardi, gli spacciatori, i pusher, i cavallini e i narcotrafficanti sono nella stragrande maggioranza albanesi, nordafricani e africani. Pusher e spacciatori sono gente che è capitata qui, fatta immigrare a forza nel nostro paese, clandestini e irregolari, o regolari che hanno perso il lavoro. Sono usati dai narcotrafficanti di rango più alto per la distribuzione al dettaglio in strada.
“Possono usare tutti i sistemi tecnologici che vogliono, importare i quantitativi più grossi con i metodi più ingegnosi, ma poi, in qualunque caso la devono vendere in strada, al dettaglio. E noi li aspettiamo lì, e gliela sequestriamo dopo che si sono dati un gran d fare per sfuggirci.” ha raccontato qualche mese fa un poliziotto durante una conferenza stampa.
Milano non è così grande come sembra, e i nomi che circolano nell’ambito dello spaccio degli stupefacenti sono sempre gli stessi. E’ raro che in mezzo ad una retata o ad una operazione dei commissariati di polizia capiti di trovare qualcuno che non era ancora stata arrestato o denunciato almeno un’altra volta.
Nascosti nel sottoscala
E’ successo così anche lo scorso 16 maggio. Per sorprendere un trafficante all’ingrosso di cocaina gli uomini della squadra investigativa del commissiariato Bonola si sono nascosti in vai punti all’interno del cortile del palazzo di via Albertini, vicino la scala che porta all’appartamento dell’interessato. Tenendo sotto controllo il quartiere, si erano accorti dei movimenti di un certo via vai di persone, a loro volta ben conosciute. Lì, nel cortile, hanno atteso che un uomo, un 67enne italiano e vecchia conoscenza della polizia come trafficante di droga all’ingrosso, uscisse dalla casa.
Appena è arrivato all’esterno lo hanno bloccato e riportato all’interno dell’appartamento e iniziato al perquisizione. Il 67enne aveva appena acquistato 11 grammi di cocaina da due egiziani di 23 e 32 anni che erano anora intenti a contare i soldi dell’affare appena concluso. Nell’appartamento sono stati trovati altri 220 grammi di cocaina, nascosti in vari punti dell’appartamento, 3900 euro in contanti e del materiale utile al confezionamento della droga. L’appartamento era l’abitazione dei due egiziani, irregolari sul territorio italiano e che, come il 67enne italiano, erano stati sorpresi e denunciati altre volte per il reato di detenzione di stupefacenti ai fini dello spaccio.
Ancora nelle mutande? Ma con che stomaco la sniffi? Ti vuoi davvero male!
Le mutande, tra il sedere e il pisello, pare essere il posto preferito dagli spacciatori marocchini per nascondere la droga durante le perquisizioni. Non so se lo fanno perché capita raramente che le perquisizioni corporali in strada arrivino fino a quelle “latitudini”, o perchè disprezzino così tanto i loro clienti da volerli asfissiare con i loro gas di scarico. Però i cocoinomani milanesi pare non colgano il gesto e non si preoccupino affatto del modo in cui la cocaina ha viaggiato tra un quartiere e l’altro di Milano. E’ così, i posti schifosi e antigienici in cui i pusher nascondono la droga diventano fatti di cronaca, n po’ trash, ma efficace.
Un’ altra storia della cronaca giornaliera
Nel pomeriggio del 15 maggio nelle mutante di uno spacciatore marocchino, in quella posizione lì, i poliziotti hanno trovato 52 grammi di cocaina. La zona è quella di via Padova. Gli uomini della squadra mobile hanno notato un nordafricano che parlava al telefono mentre dava indicazioni alla donna che guidava l’auto. Il metodo di dare le indicazioni per telefono a chi cerca un pusher è un metodo ormai conosciuto. Lo hanno seguito fino in via Don Orione e hanno quindi atteso che il nordafricano 40enne, scendesse dall’auto. La donna lo ha atteso seduta al posto di guida. Il nordafricano ha rintracciato un connazionale, ed è avvenuto lo scambio.
Poi il 40enne è risalito in automobile e si è allontanato, per essere fermato poco dopo dalla polizia, che ha verificato che aveva acquistato una dose di cocaina. Intanto un’altra squadra di poliziotti ha fermato lo spacciatore. E’ un marocchino di 39 anni. Con sé aveva 7 dosi di cocaina confezionata, e altri 52 grammi in un involucro nascosto nelle mutande. Aveva anche 1200 euro in contanti.
La cronaca data dal loro curriculum depositati nei commissariati di polizia
Lo spacciatore marocchino 39enne è un’altra vecchia conoscenza. Ha diversi precedenti penali e di polizia, e un vasto curriculum criminale iniziato nel 2008, quando venne sorpreso in possesso di 9 kg di hashish nascosti nell’automobile. Il 40enne marocchino, non è stato denunciato come assuntore, ma indagato a piede libero perché oltre alla dose di cocaina aveva anche mezzo etto di hashsish.
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