Falso sacerdote in clergyman vendeva oro falso in parrocchia
Mortara, Lomellina. Provincia di Pavia. Lo scorso 5 febbraio nel pomeriggio, i carabinieri della stazione di Garbagnate Milanese hanno arrestato in flagranza un falso sacerdote che si trovava a bordo di una Volkswagen Touareg insieme ad un altro uomo. I due stavano perpetrando una truffa particolarmente fantasiosa.
Mentre uno dei due, con indosso un clargymen con collarino e croce sul risvolto della giacca, si faceva passare per un sacerdote che doveva vendere dell’oro donato alla chiesa, l’altro aveva affittato la saletta della canonica, dove ricevere i compratori. Qui sistemavano il bilancino per pesare l’oro, e raccontavano la loro storia a chi era interessato ad acquistare il metallo prezioso.
Scherza con i fanti, e lascia stare i Santi
I militari di Garbagnate milanese avevano avuto delle informazioni e notizie di altri casi in cui la truffa era perpetrata. Saputo dove si svolgevano le vendite i carabinieri si sono recati a Mortara e, nel pomeriggio, hanno incrociato la Volkswagen Touareg con a bordo il falso sacerdote e il suo complice. Quando li hanno fermati, i due hanno tentato di allontanarsi.
Oro e ottone
Bloccati, sono stati arrestati in flagranza di reato. Sono stati accusati dei reati di detenzione di banconote contraffatte, usurpazione di titoli, ricettazione e porto di oggetti atti ad offendere. Sull’auto avevano infatti anche un manganello estensibile, oltre a 5.200 euro in contanti composti da banconote del taglio di 50 Euro risultate contraffatte, 2 kg di pepite in oro (risultate poi di ottone), 17 grammi di pepite in oro risultate vere, un bilancino di precisione, 2 biglietti manoscritti in cui era riportato un vero e proprio copione da seguire per raggirare le vittime e 3 smartphone.
Beata ingenuità…
Attraverso le indagini i carabinieri hanno scoperto che il raggiro avveniva con ogni probabilità a Mortara nei pressi di una delle chiese del paese, all’interno di una delle sale. La sala era affittata, come si usa spesso fare nelle comunità parrocchiali che, per autofinanziarsi, concedono locali in uso per feste di compleanno e incontri pubblici, senza che fosse noto il suo reale utilizzo.
Il falso prete e il “falso sagrista”
Ogni mestiere ha dei momenti che hanno aspetti divertenti e possiamo supporre che questa indagine abbia divertito gli investigatori proprio per la particolarità dei due “soggetti” che l’hanno organizzata. Si tratta di due italiani. Quello che faceva la parte del falso sacerdote è un 57enne nulla facente, ma incensurato, di Mortara. L’altro è un 36enne, residente in un comune limitrofo ma sempre in provincia di Pavia, che ha qualche piccolo precedente di polizia.
Coincidenze ( si, sono proprio coincidenze, però in questo caso c’entra anche Allegra)
Per un incredibile coincidenza ho già avuto a che fare con questa sala di Mortara. Era stata utilizzata dal Servizio Tutela Minori di Voghera come spazio neutro per permettere gli incontri fra Allegra e i suoi genitori. Quando gli assistenti sociali del caso di Allegra avevano annullato gli incontri dei genitori con la bambina dicendo che lo spazio neutro di Voghera era inquinato, alla fine erano riusciti a trovare un altro spazio neutro. Li avevano mandati allo Spazio neutro di Mortara, proprio in quella sala. Un vero viaggio, quasi due ore di macchina.
A. S. e L. C. dovevano chiedere pomeriggi interi di permesso dal lavoro per recarsi a trovare la bambina. Anche Allegra doveva macinare chilometri in auto per arrivare fino a Mortara. Il dubbio era che il Servizio Tutela, o chi ha scelto la condotta da tenere, avesse fatto apposta a mandarli in uno Spazio Neutro lontanissimo. Però pensavo fosse uno Spazio Neutro organizzato per quel servizio, invece…
Chiusi a chiave
Il racconto che mi avevano fatto i genitori di Allegra, a proposito dello spazio neutro di Mortara era stato surreale. Non lo avevo descritto in un articolo allora, e non lo farò nemmeno adesso. Voglio essere ipergarantista nei confronti di chi lo aveva scelto al posto di quello di Voghera. Scrivo solo che il livello di sicurezza predisposto era che genitori, educatori e bambina erano stati chiusi a chiave in quella sala da un sacerdote. Potrebbe anche essere una soluzione pratica efficiente, ma non è sicuramente una soluzione educativa e che dà un segnale sereno di tutela ai minori.
Anzi, è piuttosto inquietante. Insomma, se lo spazio neutro di Voghera non era più neutro perchè inquinato da auree relazionali negative che rendevano l’aria pesante, figuriamoci quanto è rassicurante l’essere chiusi a chiave in una sala del genere. Considerando anche che, senza sapere l’uso che ne veniva fatto, come è scritto nel comunicato stampa dei Carabinieri di Garbagnate Milanese, chi aveva in carico la sala la affittava anche a gente di cui non aveva controllato le credenziali.
Permettetemi la battuta ironica, e prendetela come tale. Peccato non abbia chiuso a chiave nella sala anche quegli “zingaroni” che fanno certe “zingarate” d’ottone.
A me rimangono tantissime curiosità che vorrei soddisfare. Potrei scrivere: “diamo tempo al tempo”. Purtroppo però il tempo passa e Allegra non è ancora tornata a casa.
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