Rubavano batterie per auto e le rivendevano in Romania
La polizia locale di Milano ha scoperto e fermato un traffico internazionale di batterie per auto e altri oggetti che venivano trafugati dalle riciclerie e dalle piazzole ecologiche milanesi e portati in Romania. Pronti per essere rivenduti e riutilizzati. Alla fine delle indagini condotte dell’Unità Centrale Informativa della Polizia Locale, sotto la supervisione del comandante Antonio Barbato e la coordinazione della Procura della Repubblica di Milano, sono stati denunciati tre cittadini romeni e tre italiani.
L’accusa è di omessa gestione dello smaltimento di rifiuti pericolosi e traffico internazionale di rifiuti pericolosi, categoria di cui le batterie per auto fanno parte. Per i denunciati si potrebbe configurare anche l’accusa per il reato di inquinamento ambientale, quando si avrà il risultato delle analisi sui terreni usati come depositi.
Sequestrate 100 tonnellate di batterie per auto
Nell’operazione sono state sequestrate circa 100 tonnellate di batterie per auto e camion pronte ad essere spedite all’estero. Un primo carico di 30 tonnellate è stato intercettato mentre era in viaggio, pochi metri prima che varcasse il confine con la Slovenia. Il valore stimato delle merce sequestrata è di oltre 150 mila euro.
Colpevoli i romeni che stazionavano davanti alla ricicleria di piazza delle Milizie
Tutto è partito dalla ricicleria, la piazzola ecologica, che si trova al cavalcavia di piazza delle Milizie. Qui stazionavano diverse persone che, quando i cittadini o le aziende conferivano i loro rifiuti, in particolare le batterie per auto, li trafugavano, o se li facevano consegnare prima che entrassero in discarica, oppure li recuperavano dalla discarica stessa. I primi controlli della polizia locale hanno portato alla denuncia di 8 persone. L’accusa che si è potuta utilizzare nei loro confronti è quella di smaltimento illecito di rifiuti.
Un reato ambientale, quindi, piuttosto grave
Seguendo e ponendo sotto controllo alcune di queste persone, la polizia locale ha presto scoperto che le batterie per auto e camion rubate dalle piazzole ecologiche e i gruppi elettrogeni dei treni rubati dai depositi delle ferrovie, erano portati in alcune officine e in alcuni campi nomadi, dove erano recuperate. Quindi erano stoccate in alcuni container situati in due grandi aree utilizzate come depositi nella zona sud di Milano, gestite da una famiglia di cittadini italiani: marito, moglie e figlio. Da qui, nei fine settimana, i container carichi partivano alla volta della Romania, dove le batterie per auto e altre oggetti riciclati erano rivenduti.
Quando lo stato delle batterie per auto era tale che non potevano più essere rimesse in funzione, queste venivano distrutte per recuperare le barre di piombo all’interno e i liquidi delle batterie, acido solforico e prodotti derivati, erano versati sul terreno. I due depositi sono stati messi sotto sequestro e saranno predisposti i controlli sul terreno per verificare eventuali danni ambientali e il livello di inquinamento raggiunto. Tutta la merce sequestrata è stata consegnata al Cobat (Consorzio nazionale raccolta a riciclo) e sarà smaltita secondo le norme della legge.
Un ottimo lavoro da parte della polizia locale
Paolo Ghirardi, vice comandante della Polizia Locale ha rilasciato alcune dichiarazioni riguardo l’indagine. “Questa indagine è durata quasi un anno e ha coinvolto complessivamente una dozzina di agenti. Nata dal costante controllo del territorio e dall’attenzione ad alcune situazioni particolari, lavorando per scoraggiare chi si faceva consegnare i rifiuti per alimentare il commercio illegale, la Polizia Locale è arrivata alla fine a scoprire un’organizzazione complessa e articolata di traffico di rifiuti”.
Carmela Rozza la prende troppo sotto gamba
Carmela Rozza, assessore alla Sicurezza del comune di Milano, è sembrata un po’ in imbarazzo. La sua preoccupazione, ciò che gli preme rilevare, non è il fatto che è stata sgominata una banda di inquinatori e truffatori (le batterie per auto erano rivendute come funzionanti, in Romania). Le interessa piuttosto sottolineare che fra le 14 persone denunciate vi siano ben tre italiani. “La criminalità non ha colore o nazionalità,” dice, “come è evidente in questo caso che vede associata una famiglia italiana e tre rumeni per meglio organizzare il traffico di rifiuti. A volte i cittadini lamentavano l’assenza della Polizia Locale come presidio della ricicleria. La realtà è che la loro presenza in borghese aveva lo scopo di colpire il bersaglio più grosso”.
Sentendola parlare, vien voglia di controllare chi fossero in realtà i tre cittadini italiani arrestati e in quale modo abbiano avuto la cittadinanza. In questo caso le batterie andavano in Romania. Però il commercio di rifiuti e di oggetti recuperati e riparati senza le debite garanzie di sicurezza è alla luce del sole. E tutto parte sempre dalle persone che stazionano fuori dalle riciclerie e dalle piazzole ecologiche.
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