Atti persecutori. Quando la vittima è gay
Milano. Non sempre, in caso di atti persecutori, la vittima è una donna. Alle volte capita che anche fra uomini vi siano casi in cui vi è una vittima e un persecutore. La storia che racconto è quella della fine di una relazione fra due gay che ha rischiato di diventare una tragedia. Anche in questi casi il rischio è che gli atti, nel tipico crescendo psicologico, portino all’omicidio. Probabilmente oggi non racconto la storia di un omicidio per merito della sensibilità di un poliziotto che non ha avuto pregiudizi, ha saputo percepire la paura della vittima, un uomo di 42 anni, ha compreso il rischio della situazione, e ha convinto i colleghi ad intervenire.
L’arresto in piazza Selinunte
La storia si è conclusa in piazza Selinunte, quando la pattuglia della polizia di stato ha arrestato l’ex partner del 43enne, un uomo di 31 anni, dopo che l’aveva minacciata per l’ennesima volta. “Dovrai uscire, prima o poi”, gli aveva gridato tentando di entrare in casa, a suo dire “per avere un chiarimento”. Poco prima in via Morgantini, all’angolo con via Tracia, i poliziotti avevano incontrato il 43enne che spaventatissimo, aveva loro raccontato le ultime vicende, dopo l’ultimo intervento della polizia, avvenuto il 6 ottobre. Anche in quella occasione il 32enne aveva minacciato l’ex compagno. Il 43enne aveva già denunciato le persecuzioni del suo compagno dal gennaio 2019. C’era già stata uan denuncia per maltrattamenti allo scorso 29 maggio. Al 19 settembre il 42enne aveva chiamato il 112 a causa delle minacce e delle violenze del compagno. Il 43enne si era ridotto a dormire in macchina con un amico pur di non tornare nell’appartamento in cui si trovava il 31enne e di cui aveva ormai il terrore.
Finalmente al 25 settembre il 43 enne si decide, lascia il 31enne. Lui tenta di entrare in casa con le minacce, eil 42enne decide di traferirsi da un’amica. Il 31enne non demorde e continua con le persecuzioni, si fa trovare sotto casa, minaccia l’ex compagno. In pochi giorni ci sono tanti altri episodi che convincono le forze dellìordine ad attivare le procedure del protocollo “codice rosso”. Forse è la prima volta che viene attivato per un uomo. Il primo ottobre, un’altra chiamata al 112, il 31enne era sotto la casa dell’ex compagno. Si arriva così ad un primo arresto, ma il 31enne è rilasciato il 3 ottobre.
Codice rosso attivato per un uomo
Il codice rosso è un insieme di regole, approvate sul finire del governo Lega – 5stelle, che principalmente obbligano il pubblico ministero di turno in procura, ad ascoltare la vittima di atti persecutori entro 3 giorni dai fatti. Meglio ancora, la vittima va sentita il prima possible. Un sistema che praticamente non è di facilissima applicazione. Se dal lato della prevenzione ha già avuto molti successi rischia di cadere dal lato della giustizia perchè non tutti i magistrati sono riusciti a comprenderne l’importanza, si potrebbe quasi dire che va un po’ a fortuna. Se nel momento in cui accadono i fatti, il magistrato di turno è un persona sensibile all’argomento, tutto funziona come deve funzionare, Se al controario è una persona che non ha l’esperienza specifica sui casi di maltrattamenti e sugli atti persecutori si rischia che non sia così pronto a raccogliere la sfida dell’arresto preventivo. In questo caso il successo è stato doppio. Ha funzionato la polizia e ha funzionato la procura. Non è difficile che si ponga l’attenzione solo sulla debolezza fisica delle donne, e non si pensi alla situazione spicologica. Far funzionare un sistema di prevenzione e protezione dagli atti persecutori in una storia fra due uomini è stata una vittoria.
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