Case bianche di viale Fulvio Testi. Problema sociale, di armi e di droga (video)
Milano, viale Fulvio Testi e viale Sarca. Si parte da una azione dei carabinieri del Capitano Silvio Maria Ponzio, compagnia Monforte, e del mareciallo capo Raffaele Vitale, della stazione Greco Milanese, che ha portato al ritrovamento di armi e droga, per parlare di un angolo di Milano che era terra di nessuno. Per il momento non c’è nessun arresto, ma la sensazione è che arriveranno a breve ai colpevoli.
Le chiamano Case bianche, come quelle di via Salomone, anche se il loro colore è diverso. La genesi del quartiere infatti è quella delle case popolari degli anni ’60, costruito per gli operai traferiti a Milano durante il boom economico, e poi finito ad essere utilizzato per i domicili coatti di mafia e camorra degli anni 70 e infine ora sono le prede delle occupazione abusive da parte di rom e stranieri. Chi ci rimette sono le persone per bene, spesso arrivate lì quando le case erano appena state costruite, e che si sono trovate circondate, letteralmente, dal totale degrado e dalla delinquenza.
La gente per bene ha collaborato attivamente con i carabinieri
L’operazione coordinata fra carabinieri, MM e Aler è stata pensata in previsione degli sgomberi e di una futura ristrutturazione del quartiere, con il recupero e la riassegnazione degli alloggi. Si sta preparando un censimento e il controllo della documentazioni per compredere chi è abusivo e chi ha avuto la casa regolarmente. Ogni ente ha il suo compito, agiscono in coordinamento e sotto la guida della prefettura. Il compito dei carabinieri è anche quello di acquisire le informazioni.
L’operazione di pulizia dei box effettuata dai carabinieri del capitano Ponzio e del maresciallo Vitale, ha avuto infatti successo grazie anche alle segnalazioni ai carabinieri della stazione Greco milanese, effettuate dai residenti del quartiere. Sono ostaggi dei malviventi che vi gravitano ma hanno trovato nelle forze dell’ordine un appoggio per liberarsi. Esporsi è pericoloso, per questo nella zona non è ancora nato un comitato di cittadini che osservi e riferisca i movimenti sospetti in modo organizzato, ma ognuno di questi cittadini quando vede qualcosa, specie la notte, chiama, e queste chiamate sono preziose.
I carabinieri ripuliscono i box. Pistole, droga, auto rubate e un Kalashnikov M70 jugoslavo con le relative munizioni
All’interno del quadrilatero di case fra viale Fulvio Testi e viale Sarca ci sono dei box, su due livelli, che erano stati occupati dalla malavita. Ieri i carabinieri hanno effettuato la perquisizione a tappeto di 200 box, durata 7 ore. Arrivati sul posto in silenzio, i carabinieri hanno presidiato gli ingressi e poi li hanno battuti palmo a palmo. Fra gli oggetti trovati c’erano diverse carcasse di auto rubate, 2 pistole con 140 proiettili, un Kalashnikov e i relativi caricatori con 60 munizioni, una divisa completa di un noto istituto di vigilanza, un giubbotto antiproiettile, 22,500 kg di hashish, 200 gr di cocaina, 1 kg di marijuana.
Armi pronte all’uso
Il ritrovamento del deposito di armi è quello che ha più impressionato. Le due pistole, una beretta automatica e una pistola a tamburo, erano fra gli oggetti rubati durante dei furti in appartamento dello scorso luglio, uno in Piemonte e un altro a Milano. Si trovavano, ben protette e oliate, sotto ad una delle auto rubate. Come se dovessero servire a breve. La divisa e il giubbotto antiproiettile erano state rubate alla fine di luglio. Il kalashnikov, un M70 jugoslavo, era in un pertugio ricavato nella muratora dei box, tenuto molto bene e pronto all’uso. Tutto fa pensare che chi aveva accesso ai box progettasse una rapina. Vi saranno accertamenti balistici per controllare se sono già state usate.
Chi aveva accesso ai box
Aler aveva murato in parte gli accessi ai box, ma c’era chi aveva continuato l’opera murando delle grate che impedivano l’accesso. C’erano anche delle telecamere che lo controllavano. Droga e armi erano tenute al sicuro. All’operazione hanno dovuto partecipare anche i vigili del fuoco di via Messina, per rimuovere le chiusure e le possibili trappole. I delinquenti si erano spinti anche, per garantirsi delle vie di fuga in più, a unificare i corpi delle due strutture di box, aprendo un varco nel muro.
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