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Moda. Cosa pensano i milanesi delle modelle

Salgono sui treni delle metropolitane che si fermano nelle stazioni del centro città e le riconosci subito. Belle sono belle, non si può dir di no. Eleganti anche. E’ però il modo di muoversi e di sedersi che le distingue dalle altre donne presenti sul treno. Sono le modelle che animano il quadrilatero della moda milanese. Si spostano da una location all’altra in metropolitana.

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Da un punto all’ altro della città per recarsi alle sfilate o in albergo. Possono anche aver tra le mani il sacchetto di plastica del supermercato, ma non ingannano. Si muovono come se indossassero l’ultimo Versace sulla passerella. Sanno di essere guardate ma non se ne curano.

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Provengono da un altro mondo e non interagiscono con il resto dell’umanità

Raramente portano i tacchi alti. Preferiscono scarpe basse, praticamente piatte, di pelle dai colori scuri, con le stringhe che da sole dicono alle comuni mortali che l’eleganza non interessa. E proprio per questo sono elegantissime. Pantacollant, jeans, o gonnelline sopra il ginocchio con le calze quasi coprenti. Se si siedono accavallano le gambe. Sembra che si incastrino naturalmente una nell’ altra senza fatica. Se stanno in piedi abordo del vagone in movimento riescono a stare in equilibrio senza dondolare e quasi senza attaccarsi ai sostegni. Si muovono leggermente, seguendo il movimento del treno, come foglie su un albero scosso da una leggera brezza. Se lo facessi io, avrei la netta sensazione di somigliare ad una pera matura aggrappata a un albero squassato dalla tramontana.

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Quando si chiudono le porte del Metrò

Sorprendo una conversazione fra due donne che, come me, osservano il gruppo di modelle appena sceso alla stazione di Sant’ Ambrogio, sulla linea verde. “Se accavallo le gambe seduta in metropolitana, o mi si addormentano o rischio che qualcuno le utilizzi per appoggiare la borsa. Potrebbe anche venirmi un crampo” dice una.

“Per tenerle così, in modo naturale, fanno un allenamento particolare. Pilates, credo. Ci vuol concentrazione. Non è facile.” Risponde l’altra. Gli sguardi delle donne si voltano verso gli uomini presenti sulla carrozza. Hanno tutti l’occhio vacuo, disinteressato e perso nel vuoto, come se pensassero ad altro e guardassero il nulla davanti a loro, ma sono tutti rivolti, in un modo o nell’altro, verso le porte del treno che stanno richiudendosi alle spalle delle ragazze appena scese. Quando il treno riparte, coperto dal rumore, si può sentire il loro sospiro collettivo.

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Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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