Matteo Renzi promette: lascio la politica. I leghisti: fa come Ceausescu
Roma – Nella commissione che analizza il Decreto Legge sul Giubileo, la Lega Nord se ne andata, abbandonando l’aula, arrabbiatissima, sull’utilizzo che il Pd farà del denaro pubblico e paragonando Renzi a Ceausescu. Lui, da parte sua, fa una promessa: “Se perdo il referendum (confermativo per la riforma costituzionale) me ne vado dalla politica”. Una speranza, ma tutti sanno quale sia il rapporto di Matteo Renzi con le promesse.
“Abbandoniamo la commissione impossibilitati a proporre qualsivoglia miglioramento emendativo a questo abominevole decreto marchette. Lo chiamano DL Giubileo per sviare l’attenzione quando in realtà il Giubileo c’entra ben poco. Il Pd elargirà sovvenzioni a pioggia agli amici e chiunque provi a mettere un freno a questa vergogna viene zittito. Matteo Renzi con la complicità di Fanucci tenta di comportarsi con noi come Ceausescu trattava l’opposizione in Romania”. Con queste parole l’on. Barbara Saltamartini e l’on. Roberto Simonetti (nella foto) della Lega Nord – Noi con Salvini, hanno abbandonato l’aula in cui si svolgeva la riunione della commissione che distribuiva i fondi finanziari destinati a Roma per il Giubileo.
Matteo Renzi però, oltre alle accuse di essere un dittatore da repubblica sovietica, ha le sue gatte da pelare anche su altri fronti. La Camera dei deputati ha approvato la legge per la riforma costituzionale che se approvata, riporterà l’Italia indietro di almeno 30 anni, ristabilendo il regime centralista che aveva causato il disastro di tangentopoli e della Prima repubblica.
Ora la legge dovrà fare un altro passaggio al Senato e uno alla Camera e poi essere sottoposto a referendum confermativo, ma lui, al forum de La Repubblica si sente sicuro e davanti a Claudio Tito dichiara che “dopo le elezioni amministrative e il referendum ( cioè verso ottobre) avvieremo una discussione nel PD sul mio mandato di segretario. Se perdo il referendum non solo vado a casa, ma smetto di fare politica”.
Una promessa, quindi. Purtroppo l’esperienza degli italiani con le promesse di Matteo Renzi è notoriamente negativa. Le fa e non le mantiene, e sono molti i personaggi autorevoli, e meno autorevoli, che lo possono testimoniare. Si può citare il caso più eclatante, quello dei Costi Standard per le Regioni che dovevano essere applicati nella legge finanziaria (il bilancio preventivo dello Stato), secondo quanto promesso pubblicamente da Matteo Renzi al governatore della Lombardia Roberto Maroni.
Difficile quindi credere che Matteo Renzi faccia sul serio quando promette di lasciare la politica. E’ più facile che la sua sia una minaccia, rivolta ai parlamentari del PD, di mandarli ad affrontare le elezioni politiche con un anno di anticipo e sulla scia di una debacle elettorale. E proprio a seguito di questa minaccia, fatta nel giorno del suo compleanno, che sulle bacheche Facebook dei leghisti, i suoi oppositori politici più decisi, ha cominciato a girare un messaggio:” Matteo Renzi compie 42 anni. Nessuno è stato eletto primo ministro così giovane! … Nemmeno lui”. Se è per questo, però, potremo aggiungere anche che nessuno che ha la carica di capo di Stato senza essere stato eletto era riuscito a guadagnarsi così in fretta il titolo di dittatore sovietico alla Ceausescu che annienta le opposizioni, interne ed esterne.
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