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Francesco Maria Bienati fra i profughi di Kelety Palyaudvar

Francesco Maria Bienati, reporter di Corriere altomilanese .com, ha fatto una scappata in Ungheria, a Budapest, nel fine settimana per vedere cosa sta succedendo davvero da quelle parti, alla stazione ferroviaria di Kelety Palyaudvar. Fantastico con la sua macchina fotografica, ha colto momenti e sguardi penetranti e ha poi raccontato quello che vivono i veri profughi, quelli che scappano davvero da una guerra. E come c’era da immaginarsi, le cose sono leggermente diverse da quelle che raccontano i Tg.

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Stazione di Kelety Palyaudvar,unheria, profughi sirianiUna foto gliela rubo. Dica quello che gli pare. Francesco Maria Bienati è un fantastico fotoreporter. Leggermente pazzo, ma con quella macchina fotografica ci sa davvero fare. Riesce a cogliere i momenti importanti. Quelli che scappano dalla Siria sono profughi davvero. E’ gente normale, gli si legge la disperazione e la guerra subita negli occhi. Mica come quelli che arrivano dall’Africa sulle coste italiane. Tanti i bambini, tenuti strettamente per mano o in braccio dai loro genitori e negli occhi di quei bambini si legge appena un po’ di stupore e tanta fiducia. Sono bambini che sono trattati bene, le preoccupazioni e la paura appartengono agli occhi dei genitori. Nei loro, al massimo, si vede uno sguardo di aspettativa.

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C’è un qualcosa di ordinato, di tranquillo in loro, che traspare dalle foto nonostante la tragedia. Si tratta di gente per bene. Disperata, che scappa dall’Isis, ma per bene.  Faccio fatica a distinguere, fra quella gente, chi sono gli ungheresi e chi i siriani, a parte in qualche foto, come quella in cui si vede un uomo già anziano cercare un paio di scarpe uguali nel mucchio preparato sul terreno della stazione.

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Gli rubo una foto, al Bienati, ma vi metto il link per vedere le altre fotografie, senza gelosie da colleghi di blog e nemmeno di tesserino. Anzi, lo faccio con ammirazione, perchè non so cosa darei per avere la stessa forma di follia, io che certe volte mi intimidisco nel chiedere ad un Vigile del fuoco le informazioni su un incidente. Intanto penso al fatto che quelli che arrivano in Italia con i barconi, invece, non scappano dalla guerra. Non sono siriani o afghani, non sono persone per bene. Al Cara di Mineo, la scorsa settimana c’erano solo due profughi su 3mila clandestini, dove per profughi intendiamo chi scappa da un territorio di guerra, e per clandestino un tizio che arriva in Italia già con l’idea di fare il delinquente. (Fonte foto: corrierealtomilanese.com)

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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