Cinghiate perchè “devi essere sottomessa”
Milano. Una giovane donna afgana è stata salvata ieri mattina intorno alle ore 10:00 da un tecnico del gas che stava effettuando dei lavori sui contatori di un condominio della zona tra San Siro e via Selinunte. Il marito la prendeva a cinghiate.
Quando è arrivato pianerottolo di un condominio ha sentito una bimba piangere insistentemente e una donna chiedere aiuto. Ha suonato alla porta e gli ha aperto la donna, piangente, con in braccio una bambina di circa un anno. La donna era stata evidentemente picchiata a sangue. Aveva varie ecchimosi sul viso e sul corpo e due grandi ferite alle braccia. Il tecnico ha chiamato il 112 che ha inviato una pattuglia di Carabinieri della PMZ Magenta e un’ambulanza.
I soccoritori del 118 hanno portato la bimba e la mamma all’ospedale Mangiagalli. La mamma è stata medicata e refertata. E’ una donna afghana di 22 anni e sulle braccia ha i segni dei colpi di alcune cinghiate. Il marito è un trentenne afgano, regolare e che lavora come operaio. E’ stato arrestato alle 22,00 di sera dopo che si era presentato a casa. Alcuni amici lo avevano avvisato che nel suo appartamento c’erano i carabinieri.
Per capire cosa fosse successo è intervenuta un carabiniere donna nella stazione di San Cristoforo che conosce molto bene l’inglese. La giovane donna Infatti parla solo urdu e appunto un po’ di inglese. Ha quindi raccontato di essere arrivata in Italia da poco, circa 3 mesi, dopo essersi sposata con un matrimonio combinato, in Afghanistan dove era anche nata la bambina.
Cinghiate con i cavi elettrici e una cintura
Da quando era arrivata in Italia con la piccola per il ricongiungimento familiare, l’uomo aveva preso l’abitudine di prenderla a cinghiate e a botte regolarmente senza che vi fosse nessun motivo scatenante. Pare che l’uomo considerasse le botte e le cinghiate un’usanza culturale di sottomissione al marito. I carabinieri hanno sequestrato, in casa della coppia, un cavo delle batterie e due cinghie, una delle quali a intreccio e una liscia, che corrispondono esattamente ai segni lasciati sulle braccia della giovane mamma. In zona abitano molti parenti e amici dell’ afghano arrestato per maltrattamenti gravi in famiglia e la vittima ha accettato di denunciarlo solo se poteva evitare di tornare a casa.
La giovane e sua figlia sono ora ricoverate in una comunità protetta dove l’uomo e i suoi parenti non potranno trovarla. Noi non vi diremo in quale via del Quartiere San Siro è successo esattamente questo gravissimo caso di maltrattamenti in famiglia. Immaginate solo un grande condominio pieno di afghani che non avevano detto nulla su quanto subiva la giovane sposa.
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