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Ossona tra il fischio della zingara e l’auto della Bulgaria

Se nel pomeriggio, intanto che passeggiate per Ossona, passate da piazza Litta avrete una strana sensazione. Passato il limite di via Padre Giuliani  e del Burgass arrivate al Kebab che è la linea di confine. Fa, infatti, anche da pizzeria ed l’ultimo segno di compromesso. L’entrata in piazza Litta è invece sconvolgente. Sembra di entrare a Beirut negli anni ’80. C’è di tutto.

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Tra le macerie ormai annose della ex casa del Gin e la strada con le mattonelle di porfido che saltano via ad ogni passaggio di auto, c’è lo stazionamento perenne di uomini stranissimi e nullafacenti, in orari in cui generalmente la gente lavora,  che portano in giro facce che sembrano uscite da vari reportage di guerra. Uso Beirut come paragone, simbolo di una guerra incasinatissima con decine di contendenti diversi, ma in realtà l’atmosfera in piazza Litta è simile a quella di una qualsiasi cittadina del medio oriente, del nord Africa, o dei Balcani, martoriata dai bombardamenti, dalla delinquenza e dagli assalti, di oggi.

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Il fischio della zingara

In questo disastro si muovono gli ormai conosciutissimi zingari, (alla superstite dei vari arresti, pare si sia aggiunta, negli ultimi due giorni, un nuovo acquisto) che intanto che camminano, fischiano a chi passa, per farlo girare. Quando qualcuno, sentendo il fischio e il seguente “ehi tu, con la borsa”, si gira, la zingara velocissima urla un “dammi due euro”. Più che una questua sembra proprio un’ estorsione con l’aggravante delle minacce. Già! L’ospite sgradita pare non aver ancora capito che a Ossona non è ben accetta e continua a comportarsi come se fosse padrona del paese cercando di terrorizzare chi le capita a tiro.

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Il tutto avviene, come d’altra parte era successo durante l‘ultimo scippo e l’aggressione alle due giovanissime ossonesi, e le minacce ad una delle mamme che avevano chiamato i carabinieri, davanti agli occhi di una bimbetta di circa 4 anni e di un maschietto che ne deve avere all’incirca 3. Poverini, purtroppo non si sceglie la famiglia in cui nascere, e il destino, inutile farsi troppe illusioni, di quei due bambini è quello di crescere con quei parenti e quei genitori. Una cosa che fa stringere il cuore e invocare l’intervento del tribunale dei minori.

Ora anche la macchina della Bulgaria

A tutto questo si aggiunge l’arrivo di un macchinone, fiammante e costosissimo, dagli inquietanti vetri scuri, targato Bulgaria, che da qualche giorno è stato visto parcheggiato in piazza e i cui occupanti sembrano essersi aggiunti alla fauna che ha preso possesso di Ossona. Certo che un miglioramento c’è stato: adesso non ce la danno più a bere. Non sono avvocati svizzeri dell’Onu, nonostante il macchinone. La targa la dice molto lunga sulla provenienza dei nuovi ospiti.

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Un peccato che a scuola non si studi più la storia e la politica, altrimenti si potrebbe parlare di balcanizzazione di piazza Litta con la certezza di essere compresi. Finisco il post chiedendo preventivamente scusa allo Stato della Bulgaria, facendo però notare che è ora che Bulgaria e Serbia la smettano di riversare i loro problemi etnici sulla penisola italiana. Abbiamo già i barconi con i clandestini che arrivano dal nord Africa, perchè infierire su di noi spedendoci anche i problemi interni dei Balcani? Se vogliono fare uno scambio di nuovi europei, per par condicio si prendano nei Balcani un bel gruppo di profughi, possibilmente un gruppo quelli che stazionano in piazza Litta a Ossona.

Nota della redazione
I giornalisti di Co Notizie News Zoom lavorano duramente per informare e seguono l'evoluzione di ogni fatto. L'articolo che state leggendo va, però, contestualizzato alla data in cui è stato scritto. Qui in basso c'è un libero spazio per i commenti. Garantisce la nostra libertà e autonomia di giornalisti e il vostro diritto di replica, di segnalazione e di rettifica. Usatelo!Diventerà un arricchimento della cronaca in un mondo governato da internet, dove dimenticare e farsi dimenticare è difficile, ma dove la verità ha grande spazio.
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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