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Indipendenza della Catalogna: Madrid dice no; Barcellona se ne impippa

Indipendenza della Catalogna: Madrid dice no; Barcellona se ne impippaIl parlamento della Catalogna ha indetto il referendum sull’ indipendenza. Sarà il 9 novembre 2014. Il presidente del Governo della Catalogna Arthur Mas ha firmato oggi il documento con cui lo indice e il governo spagnolo di Madrid, sotto la cui giurisdizione si trova ora la Catalogna, ha detto che non glielo lascerà fare perchè è incostituzionale.

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Il Ministro spagnolo Soraya Saenz de Santamaria ha dichiarato che il governo di Madrid si riunirà lunedì mattina per preparare l’appello alla Corte Costituzionale e bloccare l’espressione popolare.  «Nessuno è al di sopra della volontà del popolo spagnolo».  Una frase che per la Catalogna ha un suono arrogante. Difatti loro non sono Spagnoli, ma Catalani e, sarà magari colpa della traduzione in italiano, ma la frase ha un suono particolarmente minaccioso. Già qualche settimana fa, nel momento in cui si svolgeva il referendum per l’indipendenza della Scozia, la Spagna aveva minacciato la Catalogna dicendo che se il parlamento catalano avesse indetto il referendum, avrebbe mandato i carri armati. La risposta della Catalogna è stata una festa, la Diada, che ha ricordato il giorno della perdita dell’indipendenza Catalana. Mai come quest’anno la festa è stata partecipata. quindi vi è stata la firma dell’indizione del referendum.

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A questo punto la reazione dello Stato spagnolo è passato dalla minaccia di mandare i carri armati a quella di preparare un ricorso legale. Naturalmente la minaccia non ha avuto un grande effetto sul Governo catalano.

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La reazione che lo Stato spagnolo si prepara ad avere è la stessa che ha avuto il governo di Matteo Renzi nei confronti del referendum indetto dal consiglio regionale del Veneto e che effettuerà nei confronti del referendum per lo statuto speciale della Lombardia che la nostra regione si prepara ad affrontare.

Stavolta noi lombardi siamo un passo indietro rispetto ai Veneti il cui Consiglio Regionale ha preparato due leggi: una per indire il referendum per la Regione a statuto speciale e una per indire il referendum sull’indipendenza. Le due leggi sono passate con un’ampia maggioranztrasversale, ma il governo Renzi le ha impugnate tutte e due davanti alla corte Costituzionale. Come non si è fermata la Catalogna, non si sono fermati neppure il Veneto e la Lombardia.

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Mentre in Veneto i consiglieri regionali del Partito Democratico hanno votato a favore dell’indizione del referendum, in regione Lombardia invece si sono opposti, prendendo come scusa il costo piuttosto alto per la consultazione. Una scusa piuttosto strana. In realtà, un referendum crea lavoro. Ci sono gli scrutatori che possono essere pagati, ci sono le aziende grafiche che raccolgono ordini e creano lavoro, pagato, per grafici stampatori. Dalle varie associazioni che formano i comitati per il si e per il No sono assunte, anche se per un periodo di pochi mesi, operai che devono distribuire volantini, segretari, giornalisti, freelance, tecnici dei computer, pubblicitari e, insomma, i soldi spesi non sono nè sprecati nè persi; creano invece indotto.

La battaglia però sarà lunga: nei prossimi due mesi ci si dovrà preparare alla serie di attacchi che sicuramente gli stati centrali muoveranno verso il leader delle nazioni che chiedono di esercitare il diritto di autodeterminazione dei popoli tramite un referendum. Sarà un continuo diffondere notizie che mireranno di incrinare il fronte indipendentista catalano e che avrà come bersagli anche i veneti e i lombardi. Non deve sorprendere, anche gli Stati centrali e il sistema faraonico che hanno creato stanno lottando per la loro sopravvivenza. Ciò cui dobbiamo pensare noi è a cosa ci conviene fare: votare si al referendum dell’indipendenza, a quello dello statuto speciale oppure continuare a versare fiumi di denaro di tasse a Roma.
La sfida catalana sarà il banco di prova per una nuova Europa dei popoli, come lo è stata la Scozia. Da questo referendum, infatti, ci si aspetta molto. Al contrario della Scozia, alla Catalogna è stato imposto l’euro e sono anche loro sottoposti alla gravissima crisi creata dalla moneta unica. Il Si al referendum sull’indipendenza Catalana è praticamente quasi contato, specialmente se il gverno spagnolo continua a tenere lo stesso atteggiamento ostativo nei confronti della libertà d espressione e di scelta dei catalani.

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 (Fonte foto: Zaqarbal su commons.wikipedia.com)

 

 

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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