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Il dress code e l’identikit del rapinatore da strada seriale a Milano. Come difendersi

La necessità di sapere riconoscere da lontano il rapinatore da strada può passare attraverso la conoscenza del suo tipico “dress code”. Milano, specialmente certe zone come quella della stazione Centrale, di piazzale Corvetto, di Lambrate e corso Garibaldi fra la stazione e piazza Gae Aulenti, ma non in esclusiva, sono popolate da bande liquide di ragazzi nordafricani che si dedicano alle rapine da strada. I loro obiettivi sono collane e collanine e i telefoni cellulari, con una preferenza più verso gli Iphone che verso gli android. Nel fare a modo loro comunità hanno adottato uno stile di vestiario, un “dress code” che li contraddistingue.

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Dato che hanno questa specie di “divisa” per i cittadini dovrebbe essere più facile individuarli da lontano e tenersene il più possibile alla larga, chiamando immediatamente il Nue 112 se si nota di essere adocchiati o, peggio ancora, seguiti da persone vestite in questo modo. E’ vero che se descrivo il loro “dress code” potrebbero venirlo a sapere, e di conseguenza cambiarlo, ma c’è, nel loro comportamento, una circostanza che rende difficile questa possibilità. Infatti, sono sempre senza telefono cellulare, per evitare di essere localizzati con il gps del telefono stesso. Per questo li rapinano. Vogliono usare il vostro.

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Il “dress code”

Potremmo fare un elenco di colori e di modelli, ma in realtà i rapinatori da strada sono piuttosto monotoni. Il che fa pensare che si tratti proprio di un modo di riconoscersi fra loro. Utilizzano infatti le tute da ginnastica delle squadre di calcio straniere. Le preferite, quasi in modo assoluto, sono quelle del Manchester, del Barcellona e dell’atletico Madrid. Non è una notizia che farà piacere alle squadre di calcio citate e tantomeno alle rinomate marche che producono le tute da allenamento, ma purtroppo è la realtà.

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Fuori dagli stadi, per le vie e le piazze di Milano, quando si incontrano ragazzi del Nord Africa vestiti con quelle tute, è meglio programmarsi una fuga efficace o entrare nel primo negozio o bar disponibile e chiamare il 112. Non sono tute a buon mercato, ma sono vendute spesso in negozi di articoli sportivi e quei ragazzi, spesso irregolari ,senza fissa dimora, e arrivati in Italia come minori non accompagnati, fanno i ladri. I furti nei negozi milanesi sono molti di più di quelli che le forze dell’ordine riescono a fermare. Nei negozi di articoli sportivi, il fenomeno è ancora ancora di più accentuato.

Gli accessori

Il “dress code” è accompagnato da una serie di accessori altrettanto riconoscibili. Unno di questi è il marsupio monospalla allacciato davanti, preferibilmente nero. Ha il vantaggio di lasciar libere le mani, ci si può nascondere facilmente un coltello o anche una pistola, che è facile da prendere. Inoltre, in caso di rissa, quando volano le coltellate, dà un po’ di protezione alla parte centrale del torace, Altro accessorio importante sono le scarpe. Sono molto rigorosi: le scarpe da ginnastica devono essere firmate, costose, chiassose. Qualcosa, insomma, che una persona normale non metterebbe mai.

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Fra i colori possibili dominano il bianco, il giallo e il rosso. I rapinatori da strada condividono la passione per le scarpe da ginnastica costose e troppo colorate con gli spacciatori, che però hanno un altro tipo di dress code, e cercano di essere meno riconoscibili. Con sè hanno sempre un monopattino elettrico, nella maggior parte dei casi rapinato a qualche straniero onesto.

Gli obiettivi

Quasi sempre armati di coltello, senza fissa dimora, con permesso di soggiorno scaduto o annullato, quando ce l’hanno, questi personaggi girano per le strade di Milano utilizzando i mezzi pubblici. Li si può trovare all’improvviso fuori dalle stazioni dalla Metropolitana, riuniti in gruppetti , da 4 a 8 persone. al mattino, all’orario di chiusura, posso essere nei pressi delle discoteche. Oppure sui treni, in particolar modo le sulle linee suburbane che da Milano si spostano verso la Provincia, pronti a litigare con il capotreno se chiede loro il biglietto.

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Mirano soprattutto a portare via i telefoni o le collane d’oro che poi rivendono ai compro oro o agli zingari. Qualcuno si spinge anche verso gli orologi costosi e di marca, ma è un settore dove c’è molta concorrenza.

La prevenzione

Il problema di sicurezza causato da queste bande liquide è grave. Non sono facilmente controllabili nè prevedibili. I componenti sono quasi sempre arrestati in flagranza, cioè nei momenti di poco successivi allo scippo o alla rapina. Generalmente le forze dell’ordine si concentrano su un solo componente della banda, per evitare di doverli affrontare in scontri fisici senza avere i numeri. Difficilmente si riesce a recuperare il bottino. Le bande non sono mai formate dalle stesse persone. Si mettono insieme e si dividono per poi mischiarsi ancora con altre nei posti di ritrovo, durante le serate. Solo l’esperienza di chi pattuglia le strade riesce a distinguerli l’uno dall’altro. Le nazionalità più gettonate sono Egitto, Tunisia e Marocco.

Per le forze dell’ordine è diventata una priorità riuscire a individuare questi ragazzi al di fuori di momenti in cui commettono gli scippi, per prevenire i danni che combinano. Quindi la presenza di bande che hanno queste caratteristiche va segnalata al 112 o tramite le due app Where are you, utilissima per le chiamate di emergenza, e youpol, che permette anche le segnalazioni senza carattere di emergenza vera e propria.

Nota della redazione
I giornalisti di Co Notizie News Zoom lavorano duramente per informare e seguono l'evoluzione di ogni fatto. L'articolo che state leggendo va, però, contestualizzato alla data in cui è stato scritto. Qui in basso c'è un libero spazio per i commenti. Garantisce la nostra libertà e autonomia di giornalisti e il vostro diritto di replica, di segnalazione e di rettifica. Usatelo!Diventerà un arricchimento della cronaca in un mondo governato da internet, dove dimenticare e farsi dimenticare è difficile, ma dove la verità ha grande spazio.
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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