Politica

Sergio Mattarella accende, di nuovo, la polemica con le dichiarazioni  sulle stragi di Bologna e dell’ Italicus. In discussione l’imparzialità del presidente

il presidente Sergio Mattarella, aggiungendo la paroletta neofascisti alle dichiarazione di solidarietà ai parenti della vittime delle stragi di Bologna (44 anni fa) e dell’Italiacus (50 anni fa), si è schierato a sinistra, ha perso l’imparzialità, ha attaccato il governo e Giorgia Meloni e ha detto anche una cosa discutibile. Sarà il caldo o l’età?

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Le polemiche politiche estive , specie quelle del “chi ha detto cosa” sono, per quel che mi riguarda, la parte più noiosa delle vacanze. Che si tratti del Papeete, della barca di D’Alema ( per chi se la ricorda) o delle storie amorose dei politici è uguale. Non mi fanno scattare la scintilla del giornalista, quell’improvviso lampo di interesse che avverte, istintivamente, che c’è qualcosa da scrivere. Questa volta è stato diverso. La scintilla è scattata con la vicenda delle parole dei  discorsi del presidente Mattarella sulla strage di Bologna e oggi sulla strage dell’italicus.

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Non per quanto ha detto, che è stato troppo retorico per diventare una notizia, ma piuttosto per quanto fa intuire. Sergio Mattarella sembrava aver letto il discorso scritto da una persona con meno di 40 anni, con una scarsa conoscenza della storia moderna, con una ancor più scarsa conoscenza delle istituzioni e che non ha avuto la benché minima remora a mettere nelle mani del presidente italiano un discorso che ne ha snaturato la funzione d’imparzialità politica.

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Il messaggio di Sergio Mattarella

Prendiamo una parte del messaggio di Sergio Mattarella, quella che ha creato la polemica: “Con profondi sentimenti di solidarietà, quarantaquattro anni dopo l’attentato, ci uniamo ai familiari delle vittime e alla Città di Bologna, teatro di una spietata strategia eversiva neofascista nutrita di complicità annidate in consorterie sovversive che hanno tentato di aggredire la libertà conquistata dagli italiani.” Se evitava di scrivere neofascista, il messaggio sarebbe stato carino commovente e proprio da presidente, ma l’aggiunta di quella sola parola ha creato il caos. Già, perchè le condanne giudiziarie, in Italia e soprattutto in quegli anni, non sempre raccontano la verità.

Imbarazzante passo falso nell’imparzialità

Lo ha messo in imbarazzo perchè ha attaccato la presidente del consiglio, da lui stesso nominata, e che fa parte del partito di Fratelli d’Italia, e nel contempo gli ha fatto compiere un ridicolo falso storico rispetto ad una storia che, come politico di lungo corso, conosce benissimo. Se la sua prudenza e capacità di valutazione hanno ceduto al punto da aver aggiunto quella “paroletta” nella sua dichiarazione senza valutarne la portata, è lecito chiedersi se 83 anni non siano decisamente ormai troppi per il suo ruolo.

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Calcoli politici, ma di bassa qualità

Questa è una mia valutazione, ovviamente. Sono cosciente che definire la strage di Bologna come strage neofascista è stato un calcolo politico diretto ad attaccare la destra e il governo e che probabilmente era proprio quello che l’83enne Sergio Mattarella voleva fare. Ciò che mi chiedo è quale processo mentale lo abbia portato a questo punto. Voleva dirci che lui, che è del PD, ama le polemiche politiche estive? Che prende per buona la confusa tesi della lotta continua fra comunismo e fascismo, in cui i politici di sinistra si sentono ancora coinvolti persino dopo la caduta del muro di Berlino, facendoci pensare che non si siano resi conto che l’alba dell’avvenire è tramontata da un pezzo?

La politica degli anni ’80. Accusare gli altri per allontanare i sospetti dai propri

Chi ha vissuto gli anni ’80 dell’ultimo secolo dello scorso millennio, ricorda i primi commenti sulla strage di Bologna, il 2 agosto del 1980, e l’infelice frase del giornalista Bruno Vespa che, durante un telegiornale, la definì una strage di estrema destra perchè la valigia in cui era contenuto l’esplosivo era nera. Erano tempi così. Non si aveva assolutamente idea di che avesse fatto saltare la stazione di Bologna, e ucciso 85 persone, e tutti temevano che fossero stati quelli della propria parte politica. Gli anni di piombo non erano ancora finiti, e l’idea era quella che avrebbe vinto chi per primo riusciva a buttare addosso all’avversario politico la colpa di quella inutile e terrificante strage di innocenti.

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Sembrava il miglior modo di allontanare possibili sospetti dai propri amici, di cui si sospettava. in quel momento vinse la sinistra, perchè, pur senza prove e nel mezzo di incontrollabili depistaggi, hanno portato alla condanna di due terroristi di destra, che in affetti avevano già ammazzato abbastanza persone da meritare più di un ergastolo. Un ergastolo in più rispetto a quelli dovuti non li avrebbe fatti soffrire. Mambro e Fioravanti, però, si sono sempre dichiarati innocenti, rispetto alla strage di Bologna. Ed è strano, perchè gli attentati, in quei tempi, erano sempre rivendicati a gran voce e apertamente, specie se riuscivano.

Commissione parlamentare (bicamerale) d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi

Destra o sinistra, i terroristi italiani degli anni di piombo e degli anni seguenti, hanno sempre rivendicato le loro azioni. Volevano far sapere che erano stati loro, e non gli avversari. Sulla strage di Bologna, in realtà, si è arrivati solo ad una conclusione giudiziaria, che sul giudizio della verità storica del fatto ha ben poca influenza, considerando la realtà dei segreti di stato e depistaggi italiani. E’ interessante da leggere la relazione della Commissione parlamentare ( bicamerale) d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi. Già il titolo la dice lunga.

Per chi ama la verità storica è un documento fondamentale

Allegato a questo documento c’è anche la trascrizione stenografica dell’interrogatorio dell’allora presidente Francesco Cossiga, alla commissione il 6 novembre 1997 . E’ una testimonianza assolutamente da leggere. La ho scaricata dal sito del parlamento, sia mai che, viste le dichiarazioni di Sergio Mattarella, sia fatta sparire da Internet.

  • MANTICA. Gliene do atto. Tempo dopo, nel 1992, lei ebbe l’occasione, parlando con esponente dell’allora Movimento sociale italiano, di presentare pubbliche scuse alla destra e aggiunse anche che era stato fuorviato ed intossicato da informazioni dei servizi e dal clima del momento. Lei sa che per questa strage in questo momento scontano l’ergastolo Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, i quali non hanno mai chiesto nulla in merito alla loro situazione giudiziaria, se non di togliere questa macchia: non chiedono altro se non di essere rigiudicati per la strage di Bologna negando di avere ogni rapporto con essa. Signor Presidente, visto che lei ha avuto il coraggio di cambiare opinione e quindi devo pensare che, come ha avuto informazioni prima, ha avuto informazioni dopo per chiedere scusa, ritiene che la sentenza ultima di Bologna sia da ridiscutere, da rivedere; che sia giusta, che sia sbagliata?
  • PRESIDENTE. Il presidente Cossiga ha già espresso un giudizio molto chiaro su quella sentenza.
  • COSSIGA. Se vuole, non ho difficoltà a dirglielo. Anzitutto, debbo dire che l’ascrivere alla categoria di fascisti gli stragisti di Bologna, ancorché fossero il Fioravanti e la Mambro, è una cosa altrettanto ingiusta quanto l’andare nella zona del triangolo rosso e mettere una lapide in ricordo degli 82 parroci uccisi dicendo: trucidati dai comunisti. Errore; così come nel monumento che io spero sarà eretto a Porzus è un errore scrivere che le vittime sono state trucidate dai partigiani comunisti. Debbo dire che il depistaggio per il quale sono stati condannati agenti del Sismi…
  • PRESIDENTE. Musumeci e Belmonte.
  • COSSIGA. …era un depistaggio per far vedere che loro contavano. Altrimenti, si immagini se non li avrebbero trascinati dentro e condannati per favoreggiatori o coautori della strage! Hanno agito, così come hanno fatto molte volte i nostri servizi di informazione, ponendo in essere dei grandi pasticci, e così agendo si sono creati dei grandi pasticci. Le dico che chi è venuto da me – e mal me ne incolse! – a testimoniare moralmente a favore della Mambro e di Fioravanti sono stati esponenti della sovversione di sinistra.

Sergio Mattarella stavolta lo sapeva. L’italicus

Questa mattina è l’anniversario di un’altra gravissima strage, quella del treno Italicus, e Sergio Mattarella ci a riprovato. Era la notte fra il 3 e il 4 agosto 1974, esattamente 50 anni fa, nel pieno degli anni di piombo. Una bomba fece saltare in aria il treno Roma – Monaco, mentre transitava a San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna. morirono 12 persone. In questo caso, ci fu la rivendicazione, quasi immediata, di Ordine Nero, una delle sigle di terroristi di destra di quel periodo, operante in Toscana. Come tutte le organizzazioni terroristiche di quel periodo era infiltratissima dai servizi segreti dello stato italiano.

Nel messaggio di cordoglio alle vittime Sergio Mattarella scrive “Nella catena sanguinosa della stagione stragista dell’estrema destra italiana, di cui la strage dell’Italicus è parte significativa, emerge la matrice neofascista, come sottolineato dalla sentenza della Corte di Cassazione e dalle conclusioni della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia P2, pur se i procedimenti giudiziari non hanno portato alla espressa condanna di responsabili.” Non è che emerge, lo rivendicarono proprio. Secondo quanto scritto nella relazione della commissione di Inchiesta, però, colpevoli e mandanti se la cavarono perchè protetti da strutture ispirate, e organizzate dalla Nato, con il beneplacito dello stesso Stato italiano.

Per questo le chiamavano Stragi di Stato

Negli anni di Piombo l’Italia fu il teatro di scontro fra le due super potenze, la Nato e il Patto di Varsavia. Vogliamo chiamare quella guerra con una definizione che, modernamente, rende di più l’idea? Il terrorismo di sinistra era materia dei comunisti del Patto di Varsavia, e quello di destra dai “nazisti” della Nato. Da una parte l’ Urss voleva il controllo dell’Italia, perchè era un il territorio da cui partire per la facile conquista dell’Europa occidentale, dall’altra la Nato non voleva che la sinistra prendesse il potere in Italia per impedire la conquista dell’Europa Occidentale da parte del Patto di Varsavia.

In mezzo c’era la gente normale che aveva paura di tutti: terroristi comunisti, terroristi fascisti, terroristi palestinesi, agenti segreti del Mossad e della Cia, , che erano abbastanza terroristi anche loro. Soprattutto la gente normale aveva paura dello Stato Italiano che, per barcamenarsela, lasciava consapevolmente che tutta questa gentaglia facesse quel che voleva della vita di chi aveva la sfortuna di passare per caso nel posto sbagliato e nel momento sbagliato.

Gli italiani in guerra: sempre la stessa confusione mentale

La sinistra italiana vorrebbe la resa dell’Ucraina di Zeleski, così vince Putin, cioè i “comunisti”. Il governo, che è di destra, resta nell’ambito Nato, ed è alleato con l’Ucraina, che vuol far vincere il fascismo occidentale. La gente normale che si identifica con la destra vuole che vinca Putin perchè ha cavalcato un orso, e la gente normale di sinistra vuole che vinca Zeleski perchè era un attore comico come Beppe Grillo.

E in mezzo a tutta questa storia, l’unica vera notizia è quella che non ha notato nessuno. Cioè che in ambedue le sue dichiarazioni agostane, il presidente italiano Sergio Mattarella non è stato imparziale e ha piegato la storia quel tanto che poteva per dare un’assist al Partito democratico e alle sue inutili querelle.

Intano però, siamo sotto attacco hacker un giorno si e l’altro anche, i sistemi informatici sono allo stremo, fa un caldo torrido e i pensionati con la pensione al minimo non possono avere l’aria condizionata, trenitalia inizia i cantieri delle manutenzioni in agosto e Italo, il treno, accumula ore e ore di ritardi, per non parlare di tutto il resto che non va, e di cui nessuno vuol parlare.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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