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Milano: la storia completa dell’arresto dell’ algerino alla Stazione di Cadorna e del suo coinvolgimento nell’Isis

Nel pomeriggio dello scorso 29 agosto, alla stazione ferroviaria di piazza Cadorna la Polmetro di Milano ha arrestato un 37 enne algerino, senza documenti, per resistenza e possesso di armi. Aveva infatti nello zaino una lama da poco più di 12 cm. Durante il controllo da parte degli agenti di polizia dedicati alla sicurezza delle linee della metropolitana era sembrato sin da subito troppo aggressivo.

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Aveva tentato prima di sfuggire al controllo e poi si era ribellato, tentando anche di estrarre un oggetto dallo zaino e urlando alcune volte Allah Akbar. Era però stato subito contenuto e alle sue parole è stato dato poco peso, prendendolo come uno dei numerosi modi con cui i nordafricani irregolari tentano di piantar casini per tentare di sfuggire ai controlli.

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Processato per direttissima e rimpatriato

Dopo averlo portato in caserma e identificato, gli hanno preso le impronte digitali e lo hanno fotografato. i suoi dati sono quindi stati registrati e inseriti nelle pratiche del sistema digitale interforze. La mattina del 30 agosto l’algerino è stato processato per direttissima. E’ stato condannato per resistenza, ma essendo incensurato non è stato trattenuto in carcere. Lo hanno portato e ricoverato al Centro per il Rimpatrio di Milano, intanto che venivano eseguite le pratiche burocratiche per il rimpatrio.

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E’ stato quindi in uno dei giorni seguenti, durante le normali attività, che il sistema digitale interforze ha inviato un alert alla Digos per un match fra le impronte, le foto e il nome dell’algerino e i dati risultati da un Mandato di Cattura Internazionale per partecipazione ad associazione terroristica, inserito nello SDI dall’Interpol, ma emesso dall’Algeria. In questo modo l’identificazione è diventata completa e incontrovertibile, ma si sono aperte altre questioni.

Sconosciuto e incensurato in Italia, ma foreign fighter per l’Algeria

I poliziotti della DIGOS milanese hanno appurato come l’uomo, che prima di questo evento risultava completamente sconosciuto alle forze di polizia italiane, era ricercato dalle autorità algerine perchè ritenuto, sin dal 2015, appartenente alle milizie dello Stato Islamico , la famigerata Isis, ed impiegato nel teatro bellico siro-iracheno. A quel punto i giudici ne hanno immediatamente disposto la custodia cautelare in carcere, per il consistente pericolo di fuga, intanto che erano condotte le indagini per stabilire se l’estradizione era compatibile con le condizioni cui l’algerino sarebbe stato sottoposto nel carcere in Algeria.

Lo hanno prelevato dal Cpr e portato nel carcere di San Vittore, dove si trova anche ora su disposizione della Corte d’Appello di Milano, che competente per la procedura di estradizione. Il Ministro della Giustizia ha già dato l’assenso e l’algerino non ha fatto ricorso. Ora è in attesa dell’imminente trasferimento in patria, che dovrebbe avvenire il prossimo 22 novembre.

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Questo cavolo di “Allah Akbar”

L’urlo che i terroristi islamici lanciano un attimo prima di farsi esplodere è diventato, nell’immaginario collettivo, la frase che contraddistingue i terroristi islamici. Fra i tanti nordafricani con precedenti penali e con guai giudiziari, spesso per spaccio, che si muovono tra i boschi adella provincia e Milano, si è diffusa l’altrettanto immaginaria convinzione che il grido Allah Akbar basti a spaventare i poliziotti e carabinieri quel tanto che basta a dar loro modo di sfuggire al controllo e al più che probabile arresto.

Finirà che qualcuno di questi esagererà, farà qualche altro atto inconsulto più convincente di una frase, e gli spareranno. Se non è successo anche al 37enne algerino di agosto, lo si deve alla capacità di giudizio dei poliziotti che sanno mantenere il sangue freddo. Gli è andata bene, da questo punto di vista. Un vero peccato non aver potuto raccontare questa storia ad agosto e che sia stata resa pubblica solo ora che le pratiche per l’estradizione sono già pronte e la storia finita. Chissà qaunt altri particolari interessanti e di interesse pubblico ci sono sfuggiti…

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Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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