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A Parabiago, al centro ottico Rossini & Licciulli , che si trova al numero civico 44 della statale del Sempione,
Qualche giorno fa l’emissione di un bando regionale per l’assunzione di tre giornalisti da inserire in un ufficio stampa a disposizione della presidenza, cioè della giunta regionale della Lombardia, mi ha dimostrato impietosamente che la Regione Lombardia non è più la capitale del lavoro, delle partite iva, della professionalità e del rispetto delle libertà di stampa.
Pur essendo iscritti all’albo professionale dei giornalisti, saranno assunti con un contratto di apprendistato. Arrossendo per l’imbarazzo, come un pomodoro raccolto da un extracomunitario nei campi del sud Italia a 3 euro l’ora, devo ammettere che in Regione Lombardia c’è chi scrive, e pubblica, bandi pubblici dichiarando di voler legalmente assumere dei professionisti laureati e iscritti ad un albo professionale, con un contratto di apprendistato, e che, con tutta probabilità, non si è nemmeno accorto dell’incongruenza di quel che ha scritto.
Non se ne è accorto nè chi ha scritto il bando, nè chi lo ha controllato, nè chi lo pubblicato e nemmeno le opposizioni politiche, cui credevamo che il corposo stipendio, circa 8mila euro al mese a consigliere regionale, fosse giustificato dall’intenso lavoro di controllo della democrazia e del lavoro della Giunta. Per chi approfitterà delle mie parole per dire che lo Stato è meglio delle Regioni, aggiungo che non se ne è accorto nemmeno lo Stato, né tantomeno i parlamentari italiani.
L’unica buona cosa che posso dire è che sono contenta di aver votato comunque il centro destra, perchè avere al governo della Lombardia i consiglieri regionali che ora sono all’ opposizione sarebbe stato quasi sicuramente peggio. La Lombardia sarebbe diventata una grande area B, al servizio dei fighetti del centro di Milano. Non considero, però, queste considerazioni come una scusante per ciò che questo bando dice ai giornalisti.
Come per i medici, gli architetti, gli avvocati e molte altre categorie professionali, c’è un albo professionale pubblico, che certifica e controlla l’attività degli iscritti, anche per i giornalisti. Si chiama Ordine dei Giornalisti.
Ci si iscrive all’albo in due modi: superando l’esame di Stato per diventare giornalisti professionisti dopo avere passato almeno due anni come apprendista nella redazione di una testata giornalistica registrata, oppure superando un colloquio di ammissione con una commissione formata dall’ordine stesso, dopo aver presentato una cartella contenente 60 articoli, scritti in due anni, la lettera di certificazione dei direttori delle testate che li hanno commissionati, pagati e pubblicati, le contabili dei pagamenti ricevuti, almeno 2000 euro, e quelle delle tasse versate, il 20%, con le note di credito per la cessione del diritto di autore.
Sottolineo che gli articoli ammissibili devono essere stati pagati perché la reale difficoltà di questa professione non è nello scrivere, e nemmeno nel trovare delle notizie “notiziabili”, ma è nel trovare e scrivere notizie per le quali qualcuno sia disposto a pagare. Insomma nel momento stesso in cui si è accettati come iscritti all’Ordine dei Giornalisti, si smette di essere degli apprendisti e si diventa dei professionisti.
Se si è davvero in gamba, si diventa dei giornalisti indipendenti, dei freelance, oppure si può entrare in una grande redazione e fare diversi anni di gavetta, sempre come professionista, in genere a partita iva. Una vita dura, una professione difficile, in perenne crisi economica, una scelta di vita che si deve confrontare continuamente con intelligenze artificiali, fake news, e con il comportamento di alcune tipologie di persone che non amano siano messi in piazza fatti che li riguardano. Però è una professione e, soprattutto, è un incarico pubblico che la Costituzione italiana considera parte essenziale dell’impianto democratico.
Per questo, pur apprezzando che la Regione Lombardia tenda ad assumere i giovani sotto i 30 anni per permettere loro di fare esperienza, quando ho visto il bando di concorso mi sono scandalizzata. Anzi, sarebbe meglio dire demoralizzata. Il bando di concorso recita così: Profilo P: giornalista specializzato. 3 posti. Titoli necessari: laurea magistrale ( 5 anni), essere già iscritti all’albo dei giornalisti (2 anni) . Età massima per la partecipazione al concorso (30 anni) accettazione del contratto di apprendistato, che è destinato a chi ha meno di 30 anni.
I partecipanti al concorso potranno quindi avere tra i 28 e i 29 anni, ed essere già dei professionisti . Non è certamente un concorso che permette un ‘ampia platea di possibili partecipanti. Inoltre il compito di questi 3 giornalisti, che saranno assunti in regione Lombardia per 36 mesi, sarà la redazione e diffusione di testi di carattere giornalistico, comunicativo e informativo sull’attività della Giunta regionale in linea con i canoni riconducibili alla comunicazione di un’amministrazione pubblica, la cura e l’aggiornamento del portale di Regione Lombardia e ulteriori piattaforme web per la promozione dei servizi e delle opportunità regionali, e lo sviluppo creativo e di supporto alla realizzazione di prodotti grafici e video per la diffusione sui social media.
La prova scritta consisterà nella stesura di un comunicato stampa inerente alle politiche di Regione Lombardia. Una cosa molto simile, quindi, a questo lamentoso articolo, ma scritta in modo da far sembrare bello e intelligente chi ha ispirato il bando.
La destinazione dei comunicati stampa prodotti dai 3 giornalisti assunti saranno le caselle di posta elettronica delle redazioni dei giornali e dei direttori delle testate giornalistiche. Circa l’80% di quei comunicati finiranno nello spam, in quanto non conterranno nessuna notizia interessante per i lettori dei giornali, specie quelli online in cui la spietatezza dei lettori e le loro preferenze sono pubbliche. Quei pochi comunicati che invece conterranno notizie interessanti, saranno vecchi perchè i giornalisti che lavorano come freelance o nelle redazioni sicuramente le conoscono già e intanto che viene scritto il comunicato stampa, tutti i giornali ne avranno già parlato.
Cari miei apprendisti, non credo che scrivere ciò che penso di quel bando regionale possa cambiare qualcosa, ma la mia speranza è quella di aiutare gli orbi e magari anche restituire la vista ai ciechi, in modo che i giornalisti, quelli che prendono sul serio questa professione, possano sentire di poter riacquistare la dignità professionale che questo concorso sancisce come perduta, distrutta e azzerata.
Articolo aggiornato il 23/09/2024 22:47