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Lunedì 26 agosto 2024, nelle sale della procura del Tribunale di Busto Arsizio, si sono svolti gli interrogatori di Adilma Pereira Carneiro, ora chiamata la mantide di Parabiago, e dei 5 uomini fermati per l’omicidio di Fabio Ravasio. La procura sta completando gli accertamenti sul caso e le verifiche delle confessioni già rese da alcuni dei fermati. Adilma Pereira Carneiro e suo figlio Igor Benedito, 26 anni, nato in Brasile e che la donna ha avuto da una precedente relazione, hanno deciso di non rispondere alle domande del giudice e dei carabinieri della compagnia di Legnano. Anche il marito, Marcello Trifone, e la nuova conquista sentimentale, Massimo Ferretti si sono accodati e hanno deciso di non rispondere.
Avrebbero ben poco da dire, in realtà, se non confermare quel che stanno confessando gli altri imputati, Fabio Lavezzo e Mirko Piazza, con le prove, comprese diverse intercettazioni, già nelle mani del procuratore. I loro avvocati, per garantire il diritto alla miglior difesa possibile, avranno consigliato loro di star zitti per non rischiare di aggiungere ulteriori particolari. Una difesa più che logica.
Però man mano che si viene a conoscenza dei particolari di questa storia, più cresce nelle persone che leggono e commentano, sui social e nei tre comuni coinvolti, l’orrore per l’amoralità, la mancanza di considerazione del valore della vita, l’assenza di spirito critico, e persino l’incapacità di capire in che situazione si sarebbero trovati gli imputati che, avranno anche confessato immediatamente quello che avevano fatto, ma che per 3 mesi hanno dato retta alle assurdità raccontate da questa brasiliana di quasi 50 anni che ha avuto 9 figli e con nel passato dei coinvolgimenti nel traffico di cocaina.
E’ proprio sui social che è stato indicato il profilo Facebook di Adilma Pereira e che ha permesso di avere un’idea delle sue sembianze. Le donne, quelle che si domandavano come può essere riuscita riuscire a manipolare così tanti uomini, saranno sorprese. Non è certo una figa, anzi.
Lo sottolinea anche il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Busto Arsizio, Anna Giorgetti, dopo averli ascoltati, quando, nel decreto con cui ha stabilito la custodia cautelare in carcere per tutti gli imputati, ha scritto che Adilma Pereira Carneiro “decide di uccidere Fabio Ravasio, nella lucida consapevolezza di rendere orfani i suoi due figli più piccoli togliendo loro l’indispensabile figura paterna”, “costituisce una squadra di esecuzione che, mostrando spiccata callidità delinquenziale, aderisce al progetto delittuoso, ne studia i particolari, lo esegue con brutale efficienza”.
Togliendo la vita a Fabio Ravasio, hanno rovinato la loro vita, quella delle loro famiglie, dei loro parenti e quella di due bambini, due gemelli di 8 anni, che adesso si trovano senza madre e senza padre, al centro di una tragedia che non avrà mai fine. Eredi ora di un patrimonio ma con un bel numero di parenti inaffidabili . Quello di Ravasio è un omicidio che ha sconvolto anche le vite degli abitanti di Ossona, Parabiago e Magenta e a messo a nudo le debolezze e le carenze educative incredibili di molte persone.
Callidità delinquenziale è una parola rara da cui deriva un aggettivo che conosciamo meglio: “delinquenti incalliti”. Marcello Trifone, rampollo, ed erede, di un’ottima e ricca famiglia di Magenta, è risultato essere ancora suo marito, sposato nel 2015. Secondo gli atti diffusi, non c’è traccia di divorzio. Nonostante lei vivesse già da anni con Fabio Ravasio, non aveva rotto i rapporti. Ad aver avuto a che fare con una donna così, c’è da chiedersi come mai Marcello Trifone non si sia messo, nemmeno per un attimo, nei panni del povero Ravasio.
Fabio Lavezzo, nonostante la giovane età, ha due figli più o meno della stessa età di quelli di Ravasio. Ha deciso di andare a vivere a casa di una donna conosciuta 4 mesi prima su Facebook, una delle figlie della Pereira. Forse un carattere debole, ma non ha mai avuto un attimo di orrore pensando a cosa sarebbe successo ai suoi bambini se si fosse trovato al posto di Ravasio?
Un’ attimo di orrore che avrebbe potuto spingerlo a raccontare ciò che stava succedendo e a salvar la vita ad un altro padre. Di Mirko Piazza, 44 anni si sa ancora poco, è considerato il tuttofare del quarto uomo, Massimo Ferretti, proprietario di un bel bar a Parabiago e nuova relazione sentimentale della brasiliana. Nonostante il giudizio del giudice i due “pali”, Mirko Piazza e Fabio Lavezzo, sono nella posizione migliore. L’accusa per loro è comunque di concorso in omicidio pluriaggravato, ma hanno dichiarato di non aver partecipato direttamente al delitto. Anzi, dalle loro dichiarazioni si capisce che vogliono arrivare ad ammettere solo che sapevano, ma non hanno commesso il fatto.
Lavezzo durante l’interrogatorio avrebbe detto di aver visto passare un ciclista, ma che non era certo fosse Ravasio, e Piazza ha detto invece di non aver visto passare nessuno, perchè probabilmente gli era passato alle spalle. Il conducente della Opel ha quindi mirato a un ciclista senza nessuna certezza che fosse Ravasio.
C’è anche la possibilità che nella storia entri anche un settimo personaggio, una delle figlie della Pereira, quella nel cui garage era stata nascosta la Opel Corsa usata per l’omicidio. I giudici hanno domandato chi era presente al momento dell’occultamento. Sia Fabio Lavezzo sia Mirko Piazza raccontano della presenza della donna ““C’era la mia ragazza. Era disperata. Non era a conoscenza, per quanto ne sappia io, delle intenzioni della madre. Io non ho più voluto sapere nulla”. Si legge, secondo i giornali, nelle testimonianze di Lavezzo.
In quella di Piazza si legge “Eravamo andati lì tutti: io, Massimo, Adilma, Marcello, Igor, A. e Fabio. Anche A. aveva materialmente contribuito all’occultamento, mettendo delle cose sulla “barriera”.” chissà, la sensazione è che la figlia assomigli alla madre. nemmeno a lei è venuto il minimo dubbio su ciò che stava facendo.
Articolo aggiornato il 27/08/2024 15:24