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Colpo di scena. Fabio Ravasio non è stato ucciso da un pirata della strada. E’ stato un omicidio premeditato. 6 arresti

Pochi minuti fa la notizia divulgata dalla compagnia dei carabinieri di Legnano. In merito alla morte di Fabio Ravasio, investito mentre era in sella alla sua mountain bike a Parabiago, lo scorso 9 agosto, oggi hanno fermato 6 persone con l’accusa di omicidio premeditato. La ricostruzione dei fatti, avvenuta anche tramite le immagini degli impianti di videosorveglianza, ha stabilito che quello che In un primo momento si credeva un incidente stradale con un infausto epilogo era in realtà un omicidio organizzato e premeditato.

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L’omicidio di Fabio Ravasio. I fatti

Lo scorso 9 agosto, Fabio Ravasio stava pedalando in via Vela, a Parabiago, in direzione di Casorezzo. Alle 19:50 circa, all’altezza del chilometro 1,8, è stato raggiunto e investito frontalmente da un’automobile che aveva invaso la corsia opposta. La violenza dell’impatto era stata tale che Fabio Ravasio era caduto dalla bici e aveva riportato delle ferite così gravi che, poche ore dopo essere stato soccorso, aveva perso la vita. Dopo l’investimento, l’automobile si era dileguata.

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La ricerca del pirata della strada

Le prime indagini si sono quindi svolte nella direzione della ricerca dell’auto di un pirata della strada, e così sono stati interrogati alcuni testimoni che la hanno descritta. Si trattava di una vettura nera che, in seguito all’urto provocato, era andata a sbattere contro il guardrail che delimita la strada, riportando delle ammaccature alla carrozzeria e rompendo i fari. Acquisite le immagini dei sistemi di videosorveglianza stradale presenti nella zona, i carabinieri si accorgevano che l’auto aveva una targa contraffatta. Effettuando una ricerca delle targhe associabili al veicolo riconosciuto nei delle immagini i militari hanno presto scoperto che l’auto era intestata ad una persona che conosceva la vittima.

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Cambia lo scenario: da incidente a omicidio

Così è cambiato lo scenario e le indagini si sono concentrate su quest’ultima persona e sulle persone che erano comprese nella sua rete di relazioni più strette. I Carabinieri della compagnia di Legnano hanno così potuto consegnare al pubblico ministero, che coordina le indagini, una serie di prove rilevanti e significative del fatto che Fabio Ravasio non era stato vittima di un incidente stradale causato dalla condotta di un pirata della strada, datosi poi alla fuga, ma di un omicidio premeditato.

Il movente patrimoniale

I colpevoli sono stati individuati già da ieri sera. Alcuni di questi sono stati invitati a presentarsi agli uffici della procura di Busto Arsizio e, di fronte alle immagini e alle prove, hanno confessato ampiamente, assumendosi le proprie le proprie responsabilità, e indicando anche quelle degli altri, nell’ ideazione, organizzazione, ed esecuzione dell’omicidio, precisando il ruolo che ciascuno di loro aveva svolto.

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In questo momento non sono state rese note le loro identità ma sappiamo che i colpevoli avrebbero avuto un grande vantaggio patrimoniale.

Ritrovata l’auto

Hanno anche fornito altre informazioni che consentivano di ritrovare la macchina che era stata nascosta nel box dell’abitazione di uno di loro. I 6 in questo momento sono nelle camere di sicurezza del carcere di Busto Arsizio, a disposizione della autorità giudiziaria

Un uomo molto amato a Magenta

Fabio Ravasio era il titolare della Mail Boxes di Magenta, aveva 52 anni, era un appassionato sportivo e la sua morte aveva sconvolto l’intera cittadina. Altre notizie su questo colpo di scena saranno diffuse nelle prossime ore.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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