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Verso la metà dello scorso maggio un increscioso episodio di violenza scolastica ha colpito la scuola secondaria paritaria dei padri Somaschi di Corbetta. Un insegnante di religione, padre T, è stato invitato dal consiglio direttivo della scuola a lasciare immediatamente l’insegnamento nelle classi che gli erano state assegnate. La goccia che ha fatto traboccare il vaso delle numerose lamentele che lo riguardavano a proposito dell’atteggiamento nei confronti dei bambini riguarda riguarda un banco.
Durante l’ora di religione il padre T. aveva sollevato e lanciato il banco contro un bambino di prima media, colpendolo, e poi, strattonandolo, lo aveva trascinato fuori dalla classe. Il ragazzino era stato ferito in modo lieve ma abbastanza grave da richiedere le cure al pronto soccorso dell’ospedale.
Attualmente, soprattutto a causa del perentorio invito a lasciare l’insegnamento, il padre T è tornato nel suo paese d’origine, in Africa. Speriamo non possa insegnare nemmeno là. Intanto la scuola è finita anche all’istituto dei padri Somaschi, quindi possiamo dare la notizia senza che la sua identità possa essere messa a repentaglio, anche se avremmo preferito darla nell’immediato dei fatti, vista la gravità di questo tipo di violenza scolastica. Infatti le nostre fonti dicono che erano diversi mesi che intorno a quest’insegnante si era creato un clima di terrore, e che vi era timore anche nel denunciare la situazione.
Insegnare ed educare i ragazzi è un lavoro difficile, e la responsabilità di cercare e trovare insegnanti adatti e che sappiano forgiare le menti è altissima. E’ un lavoro in cui non ci si può permettere errori, specialmente nelle scuole paritarie dove i genitori dei bambini iscritti pagano delle rette piuttosto corpose per avere un servizio scolastico ed educativo migliore rispetto a quello fornito direttamente dallo Stato.
A proposito dell’educazione, intanto che con le fonti si parlava di questi argomenti si è saputo anche che c’è stato un altro increscioso incidente educativo, che questa volta coinvolge anche i genitori. Infatti alcuni bambini delle classi delle elementari hanno avuto una lezione di educazione sessuale piuttosto “strong” , propinata loro da alcuni ragazzini delle classi delle medie mentre si trovavano sul pulmino della scuola, attraverso i telefoni cellulari. I più piccoli hanno avuto modo di vedere delle immagini esplicite. Non è chiaro se fossero immagini o video e se fossero pornografiche o erotiche, ma sicuramente non erano immagini adatte nè ai bambini nè ai ragazzini più grandi.
La vicenda coinvolge anche i genitori, perchè prima di dare in mano un telefono con il collegamento a internet ad un bambino, ci si deve assicurare che non possa essere raggiunto da estranei con cattive intenzioni e anche che non possa trovare lui stesso il modo di arrivare a contenuti che lo incuriosiscono ma che possano essere pericolosi per la sua salute educativa, oppure che possa causare un danno agli altri filmandoli o fotografandoli per poi inserire le immagini rubate sui social.
I genitori hanno scoperto cosa succede sul pulmino lo scorso aprile, quando sono stati raggiunti da una comunicazione del rettore che li informava dei fatti, e di essere stato informato dall’educatrice anche i almeno un’altra occasione. Si è detto sorpreso che i bambini non avessero un “parental control” sul telefono, e che viste le circostanze l’uso del telefono sarebbe stato proibito non solo a scuola, ma anche sul pulmino.
Articolo aggiornato il 05/07/2024 17:08