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Donna marocchina rapinata al bar mentre usa le slot del gioco d’azzardo

Ieri mattina alle 9, in un bar di via Porpora a Milano, una donna marocchina di 34 anni è stata presa violentemente a schiaffi e rapinata della borsa da un nordafricano, rimasto sconosciuto, mentre giocava d’azzardo alle slot machine mangiasoldi.

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Potete dire che il gioco d’azzardo è lecito, che i soldi persi li incamera lo Stato e che è meglio così piuttosto che li incamerino i capoclan della ndrangheta. Perlomeno cosí sono ridistribuiti nella società. È verissimo, visto che non si può impedire agli imbecilli di giocarsi lo stipendio o i soldi avuti dai servizi sociali per mandare avanti la famiglia.

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Resta però il fatto che le macchinette mangiasoldi rovinano la vita di intere famiglie. Sentire della denuncia di una donna del Marocco che in piena mattina, invece di essere a lavorare, si trovava al bar a giocare e sia stata rapinata da un nord africano che la ha  presa a schiaffi e le ha portato via la borsa, fa immaginare uno scenario molto diverso da quello di una rapina.  Forse qualcosa di piú familiare? Un marito o un fratello, o qualcuno che, nonostante gli schiaffi, avesse a cuore la sua famiglia?

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Un’aggressione è però un’ aggressione e gli schiaffi non sono concessi nemmeno in questo caso. La donna ha chiesto di essere medicata ed è stata quindi chiamata un’ambulanza che la ha portata al pronto soccorso dell’ospedale di Città Studi, in codice verde. Poi ha sporto denuncia per il furto, contro ignoti, per il momento.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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