Occhiali spaziali: innovazione e tecnologia dalla Terra allo spazio al Centro Ottico Rossini & Licciulli di Parabiago
A Parabiago, al centro ottico Rossini & Licciulli , che si trova al numero civico 44 della statale del Sempione,
Non è stato certo il rumore a disturbarmi, anzi, la notte scorsa è stata incredibilmente tranquilla. Eppure, non riuscivo a prendere sonno e, anche quando ci riuscivo, i pensieri continuavano a vorticare nella mia mente, tenendomi sveglio. Oggi pomeriggio, tornando a casa dall’ufficio, stavo ascoltando alla radio il famoso discorso di Steve Jobs ai laureati di Stanford e, ripensando ai miei pensieri notturni, mi è venuta voglia di “mettere tutto insieme” e condividere. Così ho deciso di raccontarvi anche io tre storie: “nulla di eccezionale, solo tre storie“.
La prima storia riguarda una tavola da surf: parto dalla fine. Che molti appassionati surfisti reputino questa disciplina una filosofia di vita non è certo una novità. Quel che non mi aspettavo era di imbattermi in una filosofia che proponesse di surfare fra le linee della vita.
E’ stato qualche anno fa, quasi una decina forse. La filosofia di cui sto parlando si chiama Reality Transurfing e il suo, probabilmente unico, divulgatore è Vadim Zeland. Si tratta di un personaggio la cui figura è avvolta in un alone di mistero. Di lui si sa che è di origini russe, è un esperto di fisica quantistica e di informatica. Molti, addirittura, ipotizzano che non esista, ma che le opere sulla filosofia del Reality Transurfing siano il frutto di diversi autori.
Quale che sia la verità, la trovo una filosofia estremamente interessante e, infatti, ho letto con avidità i suoi libri e, di tanto in tanto, mi piace andare a rileggerne alcuni passaggi. Non voglio certo tediarvi con un trattato di filosofia, ma solo presentarvi alcune pillole sulla visione della realtà proposta da Zeland. Vi chiedo quindi un poco di indulgenza e di seguirmi in questa mia prima storia.
Uno dei concetti chiave su cui si basa il Reality Transurfing è il concetto di “spazio delle varianti“. Secondo questa teoria, lo Spazio delle Varianti è una sorta di campo energetico-informativo dove tutte le possibili versioni degli eventi e delle situazioni della nostra vita esistono già, come in uno stato potenziale. Mi piace immaginarlo come un archivio infinito in cui ogni possibile realtà, ogni possibile evento e ogni possibile risultato già esiste, anche se in forma solo potenziale e non ancora realizzata.
Possiamo quindi pensare a diverse possibili realtà come a linee della vita differenti che rappresentano traiettorie di eventi che si attivano. Ognuna di queste linee della vita ha un suo preciso percorso e può essere influenzata dalle nostre azioni e dalle nostre intenzioni. Questa filosofia propone un approccio estremamente pratico, suggerendo come, utilizzando delle visualizzazioni positive e realistiche di diverse “varianti”, ci risulti possibile “surfare” verso la realtà desiderata. Fondamentale è, in questo processo di visualizzazione, “vedere” e “sentire” questa variante come se già fosse realizzata.
Se volessimo sintetizzare, potremmo immaginare la nostra vita come se stessimo surfando con la nostra tavola tra i diversi eventi che, inconsciamente, visualizziamo nella nostra mente. Se solo prendessimo coscienza di questo potere, potremmo liberamente visualizzare la realtà che desideriamo e, in maniera semplice e naturale, surfare verso di essa.
La seconda storia che vi voglio raccontare è sul rumore. Per farlo, vi devo presentare uno degli strumenti che si stanno affermando negli ultimi tempi nel campo dell’Intelligenza Artificiale Generativa, in particolare nel cosiddetto Text2Image, la generazione cioè di immagini a partire da una semplice descrizione di testo. Grazie a questi strumenti, chiunque è in grado di creare immagini, in qualsiasi forma artistica (foto, disegno a mano libera, pittura ad olio, carboncino,…) semplicemente “descrivendo a parole” il soggetto che abbiamo nella nostra mente.
Ne esistono in gran numero, ognuno con i suoi punti di forza e di debolezza. DALL-E, Midjourney, Adobe FireFly e appunto Stable Diffusion: il mio preferito! Quello che lo rende davvero eccezionale è la possibilità di agire su un’infinità di parametri, permettendo un controllo preciso sull’esito finale. Ma c’è di più: è un progetto Open Source, il che non significa solo che è gratuito. Il vero vantaggio è che chiunque può contribuire al suo sviluppo. Questo ha creato una community vivace e appassionata di sviluppatori che lavorano continuamente per migliorarlo e aggiungere nuove funzionalità.
Chi già mi segue sa che sono un appassionato di Intelligenza Artificiale e, per chi volesse approfondire, vi consiglio questo blog dove parlo di questi argomenti. Il mio scopo di oggi però è un po’ diverso. Vorrei cercare di spiegare, nella maniera più semplice possibile, il processo con cui Stable Diffusion crea le immagini a partire dalle nostre descrizioni testuali, perché trovo che sia qualcosa di estremamente affascinante e totalmente differente dal modo in cui disegniamo.
Voi come create un disegno? Partite da un’idea nella vostra testa, avete davanti un foglio bianco e iniziate a “comporre” la vostra opera semplicemente “aggiungendo” linee, forme, oggetti, colori, ombre, fino a comporre l’immagine che avevate in testa. Ebbene, Stable Diffusion lavora in maniera diametralmente opposta, per “sottrazione”. Cerco di spiegarmi meglio.
L’area di lavoro di Stable Diffusion è una pagina web, o meglio una porzione di questa pagina, dove si andrà a comporre l’immagine che corrisponderà alla descrizione che abbiamo fornito. Questa porzione di pagina che noi vediamo bianca, rappresenta per Stable Diffusion una sorta di “spazio” in cui sono contenute tutte le immagini che si possono immaginare (chiedo scusa per il gioco di parole). Per comprendere meglio questo concetto dobbiamo avere chiaro in mente il processo con cui vengono addestrati i software che creano immagini a partire da semplice testo.
Immaginate di mostrare a questi software milioni di immagini con le corrispondenti descrizioni. Questo processo permette loro di “capire” ogni elemento delle immagini e di ricrearlo quando necessario. Ora, tutte queste immagini sono memorizzate nello “spazio” menzionato prima. Il “foglio bianco” su cui Stable Diffusion comporrà l’immagine è quindi uno spazio che contiene tutte le immagini che l’intelligenza artificiale può creare.
Il processo di creazione con cui Stable Diffusion dà origine all’immagine che, secondo lui, corrisponde alla descrizione che gli abbiamo fornito è un processo fatto di step successivi in cui, ad ogni passaggio, viene tolto quello che in gergo tecnico prende il nome di “rumore”, per far uscire dal foglio bianco l’immagine desiderata. Nei primi passaggi l’immagine appare come sfuocata e indistinta, e con successivi passaggi di “eliminazione del rumore” l’immagine si va formando in maniera sempre più distinta.
Capite bene, quindi, perché dicevo che questo processo di creazione dell’immagine avviene in maniera “sottrattiva”: parto da uno spazio in cui è presente tutto (compresa l’immagine che voglio disegnare) per arrivare, togliendo il rumore, appunto all’immagine corrispondente alla descrizione che ho fornito. Se volete, è qualcosa di molto simile a quello che compie uno scultore. Il blocco di marmo che ha davanti a sé, potenzialmente, contiene ogni statua che si possa mai immaginare. Il lavoro dello scultore è quello di eliminare tutto il marmo in eccesso, il “rumore” appunto, che inizialmente ci impedisce di vedere l’opera finita.
Come spiegato poco sopra, nella mia prima storia, il Reality Transurfing fa un ampio utilizzo delle cosiddette tecniche di visualizzazione e non è certo l’unica filosofia a farlo. Sono in molti a sostenere che visualizzare sé stessi nella situazione in cui desideriamo trovarci è il primo passo verso il raggiungimento di quella situazione. Sembra una spiegazione molto semplicistica e quasi banale, me ne rendo conto, ma, credetemi, è assolutamente vera.
Per dimostrarlo, provo a ragionare al contrario.
Vi è mai capitato di trovarvi in una situazione in cui vi aspettate che vi capiti qualcosa di “spiacevole”? Può essere qualcosa al lavoro, o a scuola, un problema che, ne avete la certezza, si materializzerà. Un compito che assolutamente non gradite e che sentite man mano avvicinarsi. La vostra ansia cresce, perché siete certi che vi capiterà. Parlarne con parenti e amici, non servirà a nulla. Se anche cercassero di convincervi che state esagerando e che non può essere così tremendo come lo state dipingendo, otterrebbero l’esatto contrario: non farebbero altro che convincervi ancora di più che l’evento infausto accadrà.
E potete starne certi, vi capiterà! E vi capiterà proprio perché lo avete visualizzato, vi ci siete immersi dentro fino a lasciarvi pervadere dalla sensazione che fosse reale… e lo avete reso reale. Non sto dicendo che voi avete creato quell’evento nefasto, tutt’altro. Esso esisteva già, in forma potenziale, nello spazio delle varianti, come qualunque altro evento: alcuni peggiori, altri migliori. Voi, però, temendolo e lasciando che il timore che vi capitasse prendesse il sopravvento sul vostro desiderio di evitarlo, non avete fatto altro che dirigervi, sempre più velocemente verso di esso, finché non si è materializzato in tutto il suo peggio.
E’ un po’ quello che avviene con la legge di Murphy: “Se qualcosa può andare storto, statene certi che lo farà!“. La questione è che lo farà perché noi permetteremo che ciò accada, visualizzando l’evento come già accaduto! E quindi, direte voi, come se ne esce? Ma, soprattutto, che c’entra Stable Diffusion con il suo “rumore”?
Beh, Stable Diffusion c’entra perché ci può insegnare un modo per evitare che questo meccanismo perverso abbia il sopravvento e, in definitiva, che la legge di Murphy si dimostri vera una volta di più! Ricordate nella seconda storia che vi spiegavo come Stable Diffusion crei le immagini? Per sottrazione, eliminando il rumore per step successivi. Dobbiamo fare la stessa, identica, cosa: eliminare il rumore.
Dobbiamo eliminare il rumore delle nostre paure, dei nostri timori di fallire o che ci succeda necessariamente qualcosa di brutto. Eliminare il rumore di chi ci dice che sbagliamo a fidarci del nostro istinto, del nostro inconscio. Eliminare il rumore di tutte le cose brutte che, oggettivamente, ci sono e accadono. Ricordiamolo: esistono le cose belle e positive come anche le cose brutte e negative, ma tutte queste cose esistono in forma potenziale. Dobbiamo imparare a scorgere quelle belle in mezzo al rumore di tutto il resto e togliere questo rumore.
Visualizzare le cose belle diventerà via via più semplice e, sentendole sempre più possibili, perché sempre più vicine, sarà un gioco da ragazzi farle accadere, surfando verso di esse. Il processo è il medesimo con cui accadono le negatività: quindi, se vale per loro, deve valere necessariamente anche per le cose positive! Basta, semplicemente, togliere tutti i vari strati di rumore!
Un’ultima nota a margine: se ve lo steste chiedendo, il ragazzo dell’immagine in evidenza non sono io. Si tratta di un’immagine generata con l’intelligenza artificiale generativa e, in questo caso specifico, proprio con una versione web di Stable Diffusion. Anche le altre immagini presentate all’interno dell’articolo sono state generate con la stessa Intelligenza Artificiale Generativa.
Articolo aggiornato il 08/06/2024 15:14