Occhiali spaziali: innovazione e tecnologia dalla Terra allo spazio al Centro Ottico Rossini & Licciulli di Parabiago
A Parabiago, al centro ottico Rossini & Licciulli , che si trova al numero civico 44 della statale del Sempione,
Venerdì 24, sabato 25 e domenica 26 maggio, a Valbrona, in provincia di Como, si è tenuta l’annuale gara militare di pattuglia Viscontea organizzata dall‘ associazione d’arma Anarti, l’associazione nazionale artiglieri italiani, che vede ogni anno la partecipazione di diverse squadre provenienti dagli eserciti dei paesi appartenenti alla Nato, e che coinvolge nell’organizzazione diverse istituzioni, come la Croce Rossa Italiana, e altre associazioni d ‘Arma come l’associazione genieri e trasmettitori. La gara è dedicata alla memoria del fondatore della sezione di Milano, di Anarti, il primo capitano Ettore Pirani. La gara ha il patrocinio del Ministero della Difesa, dei comuni del triangolo lariano, e della Regione Lombardia.
Viscontea è una gara complessa da organizzare, dedicata al fondatore, il Primo capitato Ettore Pirani, scomparso da circa 8 anni. Va vista nell’ottica di favorire la coesione e la conoscenza tra i componenti di eserciti di Paesi diversi che spesso si trovano ad operare insieme in ambiti di emergenza o di criticità, pur avendo all’attivo poche occasioni di interazione, se non durante le esercitazioni interforze, cui ovviamente non può partecipare tutto il personale in servizio. Da qualche anno, come questo, partecipano anche delle accademie e associazioni di softair, cavandosela egregiamente
Alle 9 squadre che hanno partecipato, e che arrivavano da Italia, Stati Uniti, Germania e Svizzera sono state proposte 3 prove. Una di tiro, in poligono, con armi da guerra, l’M4, che è in dotazione alle forze Nato, una di cartografia e la gara principale di pattuglia che si è svolta nei boschi che circondano Il lago del Segrino, in provincia di Como. La prova di pattuglia è durata 6 ore e ha compreso prove di orientamento, sminamento, recupero droni combattimento riconoscimento mezzi, prova medica, uso delle radio e altro.
Nel pomeriggio del 25 maggio, le 11 squadre, composte da tre uomini ciascuna, hanno dovuto applicare tutta la loro conoscenza di topografia e navigazione terrestre per riuscire, nel più breve tempo possibile, a percorrere i 20 km del percorso prestabilito e raggiungere le coordinate di tre punti predeterminati dai giudici che si trovavano al posto di comando.
In questo genere di gare contano molto, nella performance personale, il livello di forma fisica, l’addestramento e il numero di volte in cui si è partecipato a prove simili in operazioni o in esercitazioni. E’ richiesto un livello alto, quinid si può dire che tutti i partecipanti sono sopra la media, ma che aluni lo sono stati più di altri. Hanno vinto le squadre tedesche dei reparti operativi in servizio del Baden Wuttemberg e dell’Alto Reno- Palatinato.
Però il miglior tiratore in assoluto con l’M4 è un militare in servizio dell’8° reggimento della brigata Garibaldi dei Bersaglieri, che ha preso il centro prefetto del bersaglio almeno 3 volte. Se la sono cavata più che bene la squadra dell’associazione sportiva di softair e quella del Veneto gruppo operativo anfibio dell’accademia dei leoni.
Le prove al poligono Invictus di Erba si sono tenute in totale sicurezza. Non tutti i partecipanti avevano già sparato con un M4. Gli istruttori, che vestivano il basco amaranto dei carabinieri del Tuscania della Folgore, e hanno all’ittivo molte missioni in territori di guerra, effettuavano un preciso briefing per ogni squadra, in inglese, prima di mettere loro in mano le armi. Alcune spiegazioni della potenza e delle caratteristiche dell’M4, delle norme di sicurezza dell’arma, delle regole e di comandi dati in inglese. Ognuno aveva solo 5 colpi. I punteggi sono stati calcolati togliendo il colpo migliore e quello peggiore, ma c’è stato chi ha preso esattamente il centro del bersaglio più di una volta.
All’organizzazione di Viscontea hanno partecipato anche le infermiere ausiliarie militari della Croce Rossa italiana, che hanno garantito il posto di pronto soccorso. Nella foto, i sottotenenti Francesca Rimoldi e Valeria Sonico, che si sono occupate del presidio, durante la prova al poligono di tiro. Tutte le crocerossine sono ufficiali dell’esercito. Elevare le infermiere della Croce Rossa al grado di ufficiale era un modo di proteggere delle donne che facevano un lavoro importante, riconosciuto in modo pubblico in un ambito duro e prettamente maschile come quello dei campi di battaglia del passato.
Far del male ad una Crocerossina significava far del male e aggredire un ufficiale, e quindi i colpevoli correvano il rischio della pena di morte. La Croce Rossa, a differenza delle altre associazioni di primo soccorso, ha infatti dei reparti piuttosto corposi inquadrati nell’esercito, specialmente nella fanteria. Altra organizzazione d’Arma presente e che si è occupata della sicurezza dei partecipanti era ANGET, l’associazione nazionale Genieri e Trasmettitori. Il loro volontari si sono occupati dell’organizzazione dei contatti radio fra le varie postazioni nel bosco e il posto di Comando
Serve qualche spiegazione per chi non conosce i problemi relativi alla difesa del territorio, e magari pensa che sia tutto facile. Il concetto moderno di difesa, con l’utilizzo di mezzi sempre più sofisticati e con l’organizzazione di una difesa comune tra paesi europei, con un territorio vastissimo e troppo diverso, ha portato molti paesi, tra cui l’Italia, a scegliere la via della professionalità dei militari. Con l’eliminazione della leva obbligatoria e con l’estrema specificità di ogni specializzazione, si è arrivati ad avere delle Forze Armate estremamente selezionate ma numericamente ridotte. Anche l’addestramento ha seguito questa via molto organizzata, ma contenuta numericamente.
Da un punto di vista operativo è una scelta molto efficiente, ma ha comunque dei punti deboli. Fra questi ci sono quelli tipici dell’estrema specializzazione, che riguardano la mancanza di duttilità e adattamento quando viene a mancare un “pezzo dell’ingranaggio”, e la mancanza di una ” riserva” tenuta adeguatamente in addestramento.
Poi c’è il fattore umano. L’Europa è un complesso di stati e nazioni con eserciti composti da singoli, che parlano lingue diverse, hanno abitudini e culture differenti e vivono in ambienti e temperature spesso agli antipodi fra di loro. Le gare militari, che in Italia sono circa una decina, possono aiutare la coesione fra singoli militari e diminuire la distanza umana fra persone così diverse, e possono portare i civili, organizzati già in associazioni, a rapportarsi e a capire ambiti che non hanno la possibilità di conoscere.
Articolo aggiornato il 03/06/2024 08:45