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Ecco cosa è davvero successo con l’allagamento del sottotetto della biblioteca. Lo scorso giovedì 16 maggio, alle 21, all’apertura della sede che la Guardia Nazionale, distaccamento di Ossona, condivide, per scelta imposta dell’attuale amministrazione comunale Incontro, con il Gruppo Ciclistico di Ossona, uno dei volontari della Guardia Nazionale odv ha notato che il soffitto era fradicio e che cadevano grossi goccioloni d’acqua. In quel momento nella stanza vicina si teneva una riunione del Saturno club, un’associazione privata che si ritrova per partecipare a motoraduni e che organizza mostre di moto d’epoca e che ha una sede comunale.
Vista la situazione, la volontaria ha fatto tre cose. Tolto tutte le spine elettriche, avvisato il proprio comandante della situazione di pericolo in cui si trovava e avvisato il sindaco di Ossona. Ha comunicato al sindaco le operazioni fatte aggiungendo che si apprestava ad uscire dai locali di via Marconi, e di chiedere ai soci del Saturno Club di uscire anche loro in via precauzionale. Il sindaco, ancora per un due settimane, Venegoni, ha detto che andava bene che avrebbe mandato, il giorno dopo, il tecnico comunale. Qui sotto l’acqua che trasuda dal soffitto in cartongesso per coperture.
In quel momento è arrivato il vice sindaco e assessore alla protezione civile , ora candidato alle elezioni comunale per la lista Incontro, Giovanni Oldani, il quale invece di preoccuparsi delle teste dei soci del Saturno club su cui poteva cadere qualche calcinaccio, si preoccupava del fatto che delle coppe vinte dal 1968 dal GC Ossona, erano state momentaneamente spostate. Ha aggredito verbalmente la povera volontaria, la cui colpa era quella di applicare le regole della sicurezza, e se ne è andato, senza fare nulla delle cose che avrebbe dovuto fare, fra cui quella di chiamare i vigili del fuoco e chiedere ai soci del moto club di uscire dall’immobile fino al ripristino delle condizioni di sicurezza.
Finita la scenata di Giovanni Oldani, la volontaria ha avvisato due volte i soci del Saturno club che poteva essere pericoloso restare nell’edificio. E’ rimasta inascoltata, quindi la volontaria ha messo al sicuro la sua vita e se ne è andata, lasciandoli lì. Poi però si è fatta prendere dai rimorsi. Insomma, se cadeva qualcosa e si facevano male? La colpa di chi sarebbe stata? Non c’era nulla di scritto, nè di provabile, che la assolvesse. Anche la sua coscienza rimordeva. Il comandante della Guardia nazionale le ha quindi detto che, visto che i motociclisti rimanevano all’interno, era meglio sentire i vigili del fuoco.
La chiamata al 115 è registrata ed è un atto pubblico. Incontrovertibile. Non si possono raccontare bugie. La volontaria ha spiegato alla Centrale operativa tutto quanto accaduto (a parte da scena delle coppe, che era davvero troppo ridicola, inutile e offensiva per poter essere riferita in quel frangente) e ha detto che c’era una crepa che lei non era assolutamente in grado di valutare. Con gentilezza e professionalità il vigile del fuoco le ha dato le istruzioni da seguire. La ha fatta tornare nella stanza sopra la biblioteca e ha parlato lui, al telefono, con i soci del moto club, che alla fine sono usciti.
L’operatore della centrale operativa dei vigili del fuoco ha chiesto alla nostra volontaria di restare lì, davanti al cancello della biblioteca per evitare che entrasse di nuovo qualcuno, e di aspettare la squadra dei vigili del fuoco, tecnica, esperta e qualificata, che avrebbe valutato la situazione dell’immobile. Se la pioggia che trasudava dal soffitto e la crepa non fossero state pericolose, la questione finiva lì e il tecnico del comune, il giorno dopo, avrebbe fatto il suo lavoro. Si tratta di prevenzione, di salvare vite, non di giocare a rubamazzetto.
Una volta sul posto i vigili del fuoco hanno stabilito subito che la crepa era solo nell’intonaco, e quindi non pericolosa ma che il soffitto andava assolutamente scaricato dall’acqua, che invece era pericolosa. Prima di intervenire hanno guardato nel sotto tetto attraverso una botola. Hanno praticato quindi alcuni buchi nel soffitto per farla scolare. Man mano che i secchi si riempivano li svuotavano dalla finestra. Una, due, tre, quattro volte e poi ancora. Dal soffitto sono scesi almeno 60 litri d’acqua.
Tolto il grosso, i vigili del fuoco hanno detto alla volontaria che la colpa del disastro non era in una tegola che si era accidentalmente spostata, ma che la grondaia era piena di detriti e storta e quindi si era intasata e ha riversato l’acqua nel sotto tetto. Stabilito che si tratta di mancanza di manutenzione ordinaria, i vigili del fuoco hanno, secondo la loro insindacabile decisione, dichiarato la stanza inagibile fino all’eliminazione certificata delle cause della insicurezza del locale. Quello nel video è l’ultimo dei buchi praticati, quando il tetto era quasi completamente scaricato.
Articolo aggiornato il 27/05/2024 19:03