Arrestati 6 rapinatori a Melzo: come la Polizia ha impedito una rapina in banca con sequestro
Rapinatori palermitani arrivano a Milano e tentano una rapina in banca a Melzo: la Polizia di Stato interviene e li arresta in flagranza. Fare il rapinatore di banche con la tecnica del buco non è un lavoro, anche se i 6 rapinatori di professione palermitani arrestati lo considerano tale. È una droga, una fonte di adrenalina che crea dipendenza e come tutte le droghe provoca danni, veri e propri buchi, al cervello. Solo così si può spiegare il motivo per cui certe persone continuino a fare i rapinatori nonostante ogni volta che ci provano li pescano con le mani nel sacco.
Quasi la trama di un film
La storia che racconto sembra quasi la trama di un film. Potrebbe essere un film comico, se non fosse reale come il rischio che qualcuno si facesse male. Si deve molto al buon lavoro fatto dalla squadra mobile di Milano, che è riuscita ad impedire sul nascere la rapina con ostaggi che i 6 palermitani, giunti a Milano per rapinare banche, stavano organizzando.
La soffiata
Tutto è iniziato con una confidenza avvenuta verso metà febbraio. Alcune fonti hanno raccontato alla polizia che dei personaggi, già conosciuti, di Palermo stavano organizzandosi per effettuare una rapina con il buco a Milano. La confidenza ha portato alla luce l’ intricato modus operandi orchestrato per la rapina, dando anche gli elementi per individuare il basista, cioè chi stava aiutando e sostenere la predatori a Milano.
Il basista
Costui, S.R., abita già in provincia di Milano, ha procurato l’alloggio per i rapinatori. Faceva da autista alla banda, portando i 6 a fare i sopralluoghi nei dintorni delle banche individuate come possibili obiettivi. Non sapevano, però, che sin da prima del momento in cui i primi rapinatori, G.L., B.L. e L.V. erano arrivati a Milano, con una Volkswagen Polo, gli agenti della squadra mobile li avevano sotto osservazione.
Gli appostamenti
Il basista aveva procurato loro degli alloggi a Peschiera Borromeo e, qualche giorno dopo, è andato ad accogliere alla stazione gli ultimi due componenti della banda, L. V.e G. M., Gli agenti tenevano sotto sorveglianza sia la casa del basista sia l’alloggio di Peschiera e pedinavano i sei rapinatori ogni volta che si muovevano da casa. Sin dai primi appostamenti hanno scoperto che i sospettati stavano effettuando sopralluoghi in una Banca di San Giuliano milanese, e che stavano forando un muro tra una sala caldaia e i bagni della banca. Il piano era quello di tante altre rapine effettuate dagli stessi componenti della banda.
Il piano
Il piano dei rapinatori era sostanzialmente semplice. Si fa un buco nel muro, ma si lascia integra l’ultima lastra per non fare scattare l’allarme. Ppo si fa un piccolo spioncino, in modo da poter guardare all’interno. Quando arriva il primo dipendente della banca che lo disattiva, si abbatte anche l’ultimo framezzo e si entra, prendendo il dipendente in ostaggio e aspettando l’apertura della cassaforte temporizzata, dedicandosi nel frattempo alla forzatura delle cassette di sicurezza. Un piano semplice ma che non contempla la possibilità che accadano degli imprevisti.
L’abbandono della banca di San Giuliano
Senza che vi fosse un motivo noto, i poliziotti si sono accorti che i sei rapinatori avevano all’improvviso cambiato obiettivo e iniziato ad effettuare sopralluoghi alla filiale del Credito Cooperativo Milano, di via Martiri della Libertà a Melzo. Il gruppo aveva scoperto che forzando una delle porte tagliafuoco del parcheggio sotterraneo della palazzina in cui sorge la banca e usato dai dipendenti, si poteva salire al primo piano e accedere a dei locali che avevano dei muri confinanti con la banca. Uno di questi era uno stanzino chiuso da una porta e con il muro di confine muro lavorabile.
L’ 11 marzo a Melzo
La mattina dell’11 marzo i 6 palermitani si sono alzati all’alba e hanno raggiunto Liscate, a bordo della polo. L’Audi guidata dal basista li precedeva come staffetta, pronto a sacrificarsi nel caso avessero incrociato un auto delle forze dell’ordine. Non si erano accorti di essere costantemente seguiti. Una volta a Liscate, in 5 sono sono saliti su una panda rubata e con la targa clonata. Hanno poi raggiunto Melzo. 4 rapinatori sono scesi nel parcheggio sotterraneo mentre uno attendeva sulla panda e il quinto restava in attesa, pronto a scortarli nuovamente durante la fuga. Nessuno di loro aveva avuto il minimo sentore della presenza della polizia.
L’imprevisto
Tutto sembrava filare per il verso giusto. Si erano chiusi alle spalle la porta dello stanzino e il buco era quasi pronto per permettere il passaggio. L’orario di apertura della banca si avvicinava. Dovevano fare alla svelta per evitare, possibilmente, di dover sequestrare anche dei clienti. ma erano pronti, per questa evenienza. Avevano con loro una 50ina di fascette da elettricista. Uno dei rapinatori guarda dal foro praticato nel muro e si accorge che hanno fatto un errore madornale. Il muro confina con la sala bancomat che è divisa dagli uffici della banca. Da lì non si passa.
La pulizia
Non hanno nemmeno il tempo per decidere cosa fare che la porta dello stanzino si spalanca. Non è la polizia, ma le pulizie. La signora che si occupa di pulire i locali ha anche il compito di sbloccare le porte esterne della banca e il pulsante per farlo si trova proprio nello stanzino scelto dai rapinatori. Quando la donna apre la porta si trova davanti 4 rapinatori con il volto coperto.
Non hanno nemmeno il tempo di pensare e fuggono. Escono dallo stanzino e minacciano la donna delle pulizie. “Se parli veniamo a cercarti”. Lei è sbigottita. Ma fuori dall’edificio, i 4 criminali trovano ad attenderli i poliziotti che li bloccano. Altri poliziotti all’esterno bloccano anche il quinto uomo, ancora a bordo della panda rubata. Poi è il turno del basista, fermato pochi attimi dopo.
La banda del buco
Se la rapina avesse avuto successo avrebbe fruttato ai rapinatori circa 300mila euro. Ma il danno sarebbe andato ben oltre, perchè non conta la paura delle vittime e ciò che avrebbe potuto succedere loro. I profili di questi criminali possono interessare. Sono tutti rapinatori di vecchio pelo. Qualcuno aveva già fatto dei colpi insieme. S.R, il basista, è un 35enne originario di Catanzaro ma residente nell’hinterland, dove fa il cassiere in un supermercato. I palermitani sono, V. L.R. 61 anni, G.R. 42 anni, G.L 32 anni, L.V. di 53 anni e B. L., 41 anni.
Quest’ultimo era latitante dallo scorso settembre, quando si era reso irreperibile per sfuggire a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Ferrara, dopo un’altra rapina in banca. Anche gli altri palermitani hanno precedenti per rapine alle banche, quasi tutti con lo stesso modus operandi di questa tentata rapina.
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