San Siro

San Siro: operazione strategica per stanare le bande di spacciatori. 21 arresti ma il problema non è risolto

Operazione Telefono rosso e Falterona a San Siro. E’ stata chiamata così, in codice, l’ operazione multiforze, guidata dalla questura di Milano e coordinata dalla Procura della Repubblica, che ieri mattina ha letteralmente “assaltato” il quartiere di San Siro circoscrivendo un anello con i confini tra piazza Selinunte, via Zamagna, via Tracia, via Cittadini, via Ricciarelli, Piazza Monte Falterona, Piazzale Lotto, piazzale Zavattari e Piazzale Brescia. Sono luoghi, vie e piazze che tante volte sentiamo nominare nella cronaca nera, a causa dello spaccio, delle rapine e delle aggressioni, con feriti anche gravi, che vi avvengono con regolarità.

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C’è come un confine, a San Siro. Una zona è bella e abitata da persone per bene. L’altra parte, quella delle vie che abbiamo citato è invece una casbah indescrivibile e allucinante di delinquenza, abitata da spacciatori da trafficanti internazionali di droga dominata da bande di nordafricani composte da persone irregolari sul territorio italiano e con fedine di precedenti penali lunghe più di 10 pagine. Si è sempre descritta quella zona come un posto in cui le forze dell’ordine possono entrare solo in forze, e difatti ieri sono entrati in forze.

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Il Blitz e le sue origini

I poliziotti del commissariato Bonola, che si sono occupati delle indagini per identificare i responsabili della grave situazione creatasi nel quartiere San Siro, hanno definito Il Blitz una “breve ma intensa attività tecnica” a seguito degli accertamenti derivanti da un costante e assiduo monitoraggio del territorio. Il Blitz ha permesso ai poliziotti di identificare 21 egiziani, irregolari sul territorio e inquadrati con ruoli ben precisi all’interno di due diverse bande criminali ben strutturate con Capi, promotori e ricercati, che hanno finanziato, mantenuto, gestito le consorterie criminali finalizzate allo spaccio di cocaina, hashish e pastiglie di ossicodone, un farmaco oppiaceo.

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I poliziotti hanno ricostruito anche l’organizzazione di queste due bande che sono caratterizzate dalla presenza di vedette e di pusher pronti, con l’utilizzo di biciclette monopattini, a consegnare la droga secondo le indicazioni avute dai clienti, che la richiedevano rivolgendosi a 2 numeri di telefono. I due telefoni cellulari erano custoditi in modo maniacale dai capi e promotori dei due gruppi criminali. Ne facevano un uso intenso tanto che, in appena 45 giorni di intercettazioni, su solo 5 schede telefoniche, sono state registrate oltre 35 mila conversazioni telefoniche tra i “clienti” consumatori di droga e gli arrestati.

Telefono rosso e Falterona

Alle due bande, soprattutto per distinguerle, sono stati attribuiti dei nomi che ne riassumono le caratteristiche. La banda “Telefono rosso” aveva a capo un 25enne egiziano e la compagna 63enne italiana. I suoi componenti, oltre ad essere accusati di associazione a delinquere, dovranno rispondere di 49 capi di imputazione per quelli che sono stati definiti “delitti di scopo” e che comprendono aggressioni, spaccio, traffico di stupefacenti, ricettazione e molto altro. Più discreti sono stati i componenti della banda Falterona, coordinata da un 42enne egiziano, i cui componenti dovranno rispondere di solo 42 capi di imputazione.

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I 21 arrestati sono stati sorpresi in vari punti del quartiere, sorvegliato dall’alto da un elicottero della polizia che volava in cerchio e a bassa quota, con una lentezza tale da permettere l’individuazione delle persone dall’alto, soprattutto quelle che si nascondevano fra case, cortili e macchine. A terra operavano le squadre cinofile della polizia con i cani antidroga e quelli per la ricerca persone, insieme ai tanti poliziotti che si sono materialmente occupati di perquisizione e arresti.

Sono quasi tutti egiziani fra i 19 e i 63 anni. Oltre alle 63enne italiana, compagna del 25enne egiziano a capo della Banda del Telefono rosso, ci sono altre due donne. Il loro fermo è avvenuto in seguito all’applicazione dell’ordinanza di misura della misura di custodia cautelare in carcere, in attesa dei processi.

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Il quartiere San Siro e le testimonianze dei residenti

Questa gente non ha il senso dei confini e tende anche a non rimanere nella zona di Selinunte ma spostarsi anche nella parte abitata dalle persone oneste causando una serie di disagi ulteriori, oltre a quello di avere una zona di Milano che sfugge al governo della città. Le lamentele dei cittadini sono state molte e hanno tentato di fare pressioni perché qualcuno si occupasse della sicurezza del quartiere. Ci sono state interrogazioni al consiglio di zona, denunce, relazioni gruppi Facebook e WhatsApp dedicati al problema del grave degrado della zona.

Cinturazione

Durante il Blitz della polizia, alcune squadre di Carabinieri sono state impiegate per la cinturazione del quartiere e per la protezione della “parte buona” oltre che al controllo di alcune attività della zona che sono considerate, mettiamola così, a rischio , soprattutto in via Morgantini e in via Paravia. Tante le testimonianze.” Li si vedono, al bar o dal tabaccaio. Non voglio essere razzista, ma vedo gente, tipo marocchini o egiziani, che aprono il portafoglio e hanno pacchi di biglietti da 50 euro. Viaggiano con 3000 o 4000 euro in contanti nel portafoglio. Obbiettivamente, come fai a recuperare quelle cifre in contanti e a tenerle nel portafoglio, se non spacciando droga?”

Ora Controlli a tappeto

E’ da mesi, anzi da anni, che gli abitanti del quartiere scrivono ai consiglieri di zona, all’amsa, che  tentano invano di avere risposte dal sindaco di Milano. Sono molto arrabbiati, specie con il Presidente di zona Fossati. Riportiamo alcune testimonianze dei residenti. Come giornalista, vorrei coprire alcune espressioni, ma si perderebbe il senso della rabbia espressa dai residenti di San Siro. Mi scuso in anticipo se il presidente Fossati si sente offeso, ma do la precedenza alla crudezza dei fatti e all’espressione del pensiero della gente normale. Forse può essere un momento di riflessione anche per il presidente Fossati.

Le testimonianze

“Al consiglio di zona c’è la Fossati, che la solita “rincoglionita” di sinistra che stà lì e dice che tutto va bene, poverini, bisogna includerli. Cioè, è veramente la “coglioneria” al potere. Non facciamo altro che scrivere, scrivere e scrivere. Il consigliere Salinari ha presentato un’interrogazione per i disordini in Morgantini e per la situazione del Max bar, e per altri episodi che si sono verificati in questo periodo, ma non è servito a niente.”

Anche i nomadi

“Ad esempio, un gruppo di “zingari” ha preso in ostaggio il motorino di un signore che lo aveva lasciato all’angolo fra via Pianella e via Morgantini. Gli hanno detto che non glielo restituivano se non andava al ristorante cinese e non comprava loro da mangiare. Lui è entrato dal ristoratore, che abita in zona, e ha raccontato questa cosa. E’ uscito lui, coraggiosamente, e li ha cacciati via.”

“Li ho visti altre volte, questo gruppo di nomadi. Prendono il cibo all’Esselunga e mangiano appoggiandosi sulle macchine parcheggiate. Lasciano in giro uno schifo, buste e resti di cibo ovunque. Una porcheria totale e odori indescrivibili, specie in estate”.

L’arabo ubriaco

“Tra via Morgantini e via Civitali staziona sempre un gruppo di persone, fra cui uno è particolarmente violento, un arabo sempre ubriaco. Mentre parcheggiavo si è tirato giù i pantaloni e ha cominciato a pisciare tra la mia macchina e quella vicina. Ho tirato giù il finestrino e gli ho detto” Ma che cavolo stai facendo?” Lui ha cominciato a urlare minaccioso, “vaffanculo, vaffanculo”. Ho dovuto andarmene io. Ho chiamato il 112. Sono usciti i carabinieri e, dopo avermi ascoltato, lo hanno allontanato. Lui se ne è andato, ma quando i carabinieri sono andati via, è tornato, sempre lì al minimarket”

Stazionano lí…

“Ovviamente, sono lì al Minimarket del Bangladesh di via Morgantini tutto il giorno, bevono, seminano bottiglie dappertutto, e stanno lì. Poi a un certo  vien loro da pisciare. E dove pisciano? Sulle macchine dei residenti. Questo quando va bene. Quando va male, invece, pisciano sulla siepe dei condomini, dove passano anche i bambini, che li vedono con l’uccello di fuori”. “La puzza che lasciano dopo ogni pisciata è indescrivibile, e dura parecchi giorni”. “C’è un tizio, un arabo con il cappellino, molto violento e che era stato arrestato per guida in stato di ebbrezza, tant’è che ha fatto anche un incidente gravissimo, coinvolgendo una mamma con il suo bambino. Ce lo ricordiamo tutti qua in zona.”

“Quella povera donna gridava “mio figlio, mio figlio”. Lo hanno arrestato, ma il giorno dopo era ancora qui, a spasso. Non si capisce come possa succedere, come sia possibile che un personaggio così, violento e pericoloso, dopo una cosa del genere sia ancora in giro, pronto a rimettersi alla guida.”

I pochi italiani che vivono in piazza Selinunte si lamentano rassegnati. “Qui si spaccia alla luce del sole. Gli italiani e chi vive onestamente deve stare zitto e tentare di non attirare l’attenzione. Ci sentiamo abbandonati”.

Nota della redazione
I giornalisti di Co Notizie News Zoom lavorano duramente per informare e seguono l'evoluzione di ogni fatto. L'articolo che state leggendo va, però, contestualizzato alla data in cui è stato scritto. Qui in basso c'è un libero spazio per i commenti. Garantisce la nostra libertà e autonomia di giornalisti e il vostro diritto di replica, di segnalazione e di rettifica. Usatelo!Diventerà un arricchimento della cronaca in un mondo governato da internet, dove dimenticare e farsi dimenticare è difficile, ma dove la verità ha grande spazio.

Articolo aggiornato il 21/02/2024 15:13

Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

Leggi i commenti

  • Vivo in quella zona e sono una residente. Posso confermare ogni parola, ho scritto all'amsa, al sindaco e alla regione. Oltre questo tipo di degrado c'è anche il problema delle discariche abusive. La zona è diventata terra di nessuno, e fa male sentir dire che sono tutti così e ce lo meritiamo, perchè in realtà ci vive gente civile che lotta contro il degrado, ma se lo dimenticano.

  • Ci sono diversi italiani e stranieri onesti e civili che vivono in zona, purtroppo emergono le cose negative che, certo, sono tante ed incessanti. Aler ha abbandonato da tanti anni questi appartamenti invasi da abusivi, in parte senza documenti e in parte disagiati di varia natura. Non é stata, e non lo è mai, una buona idea creare questi ghetti, nei paesi sviluppati i quartieri vengono sempre creati mescolando estrazioni sociali e culture diverse proprio per evitarli ed incentivare un'integrazione più eteogenea. Serve un'operazione congiunta e continuativa tra Aler, Regione, Comune e forze dell'ordine. Lo dico da anni ma nessuno mi ascolta.

    • Faccio solo un appunto alle opinioni espresse. Quando nella città i quartieri sono creati ad arte che sia per mischiare a forza, o che sia per dividere a forza, si è in una dittatura. Non si può obbligare la gente ad abitare dove non vuol stare o imporre vicinanze non gradite. Se tutti i delinquenti hanno deciso di stare vicini fra loro c'è sicuramente un motivo. Forse sono parenti, forse hanno affari in comune, ma di sicuro non hanno voglia di mischiarsi con la gente che non delinque. Questo è il mio parere

  • L'articolo è scritto ad arte, per un secondo e un terzo fine.Trovo scandaloso che si parli di una zona bene, dove ci sono cittadini onesti e un'altra dove ci sono i delinquenti, la cosiddetta kasba è abitata da tanta gente onesta che vive dignitosamente, ma dall'articolo sembra che ci siano i buoni di qua e i cattivi di la. Inoltre tutta sta bamba e il resto chi la compra? Mi piacerebbe vedere la residenza dei consumatori abituali. Mi fermo perchè direi cose sconvenienti

    • Purtroppo sono abituata a considerare i fatti di cronaca e la linea che divide San Siro non è una invenzione giornalistica ma una realtà osservabile anche ad occhio nudo

  • La foto pubblicata non sembra del quartiere citato nell'articolo, specifichi la via per favore. Ho un'età che mi consente di dire che questi episodi anni fa venivano attribuiti ai "terroni" uso apposta questo termine perché è proprio vero che il razzismo è sempre rivolto ai diversi in wuaksiasivepoca, non si guarisce mai da questa malattia. Per qualcuno che si comporta male devono pagare anche quelli che non c'entrano nulla. Che tristezza!

    • La foto è un fotogramma del video dell'operazione diffuso dalla polizia di stato. Che strano che non abbia riconosciuto il quartiere. Le altre foto sono scattate durante l'operazione cosí come quelle del video dell'elicottero.
      Razzismo? Ma scusi, lo smantellamento di due bande di spacciatori e trafficanti di droga da parte delle forze dell'ordine, e il disagio della persone per bene costrette a vivere, loro malgrado, a stretto contatto con i delinquenti le sembra razzismo? Sinceramente, ho l'impressione che lei sia troppo orientata politicamente per essere obiettiva.

  • Anche lei mi sembra molto orientata politicamente quindi non è obiettiva, ben vengano gli arresti dei delinquenti di qualsiasi nazionalità siano.

    • Io sono professionalmente obiettiva e personalmente esercito il mio diritto di voto e opinione costituzionalmente garantito anche ai giornalisti. Professionalmente, il mio lavoro è quello di indicare nell'informazione anche la nazionalità, l'età, e altri particolari se li conosco, dei protagonisti dei fatti. Il motivo? I fatti oggetivi aiutano nell'insieme a descrivere i contesti storici, siano quelli che siano. La malafede è in chi vorrebbe nascondere delle informazioni per piegare la realtà alla propria convinzione politica, cosa che io non faccio mai, soprattutto perchè è una cosa sciocca. La realtà non cambia solo perché non se ne parla.Anzi,non parlarne è controproducente e pericoloso

  • Come al solito piuttosto che intervenire per tempo, lasciano che la situazione prosegua e poi quando diventa grave allora le autorità si mobilitano sempre in emergenza. Intanto chi patisce è sempre il cittadino. Deve cambiare il paradigma della gestione della sicurezze e dell'ordine pubblico. Dobbiamo ritornare a poter uscire di casa senza la paura di passare in zone insicure e aotto il controllo della criminalità.
    Complimenti alla giornalista perché articoli così onesti, sinceri e reali non ne ho mai visti sui giornaloni

    • Grazie per i complimenti. In effetti, la prevenzione , che implica anche la capacità di prevedere quali problemi possano nascere nel lasciar correre certe situazioni, è affrontata con una timidezza incomprensibile.

Co Notizie News Zoom

Testata registrata presso il Tribunale di Milano n. 47/2020 del 3/06/2020 Direttore responsabile Ilaria Maria Preti
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