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A Parabiago, al centro ottico Rossini & Licciulli , che si trova al numero civico 44 della statale del Sempione,
Sarà processato questa mattina, in via direttissima, il marocchino 25enne che sabato scorso, durante una rapina in corso Vittorio Emanuele, a Milano, si è opposto all’arresto e ha ferito un addetto alla sicurezza colpendolo con un estintore, e i 2 carabinieri che lo hanno poi bloccato.
E’ successo sabato sera, introno alle 20.30. il 25enne, irregolare in Italia e con diversi precedenti penali, ha tentato di fare un blitz in un negozio di via Vittorio Emanuele, e ha tentato di prendere una catenina d’oro. L’addetto alla sicurezza è intervenuto e il marocchino ha afferrato l’estintore e lo ha colpito. L’addetto alla sicurezza si è difeso, e ne è seguita una colluttazione, ma l’allarme al Nue 112 è partito.
Sono intervenuti i carabinieri delle radiomobili sempre presenti in Piazza Duomo ma il marocchino, invece di desistere, li ha affrontati scatenando la sua furia anche contro di loro. I due militari lo hanno bloccato quasi subito ma si sono feriti. Uno ad un dito della mano e l’altro ad un braccio, e hanno dovuto ricorrere alle cure mediche.
Il 25enne era completamente fuori controllo, è stato quindi portato in ospedale, per la valutazione del suo stato mentale. Dopo essere risultato sano di mente e stato dichiarato in arresto e portato nelle camere di sicurezza della caserma più vicina, a disposizione del magistrato. Dato l’arresto in flagranza sarà processato questa mattina per direttissima. E’ accusato di rapina impropria, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.
Ci sono cose che davvero non si capiscono. Probabilmente, fra i disperati nordafricani che percorrono le strade di Milano, qualcuno ha sparso la voce che di fronte alla violenza o se fanno finta di essere pazzi, nessuno fa loro nulla. E’ quanto di più sbagliato si possa pensare. Anche se fisicamente non vengono sottoposti alle torture che infliggono ai ladri e rapinatori nei loro paesi di origine, anche qui finiscono regolarmente in galera, spesso anche per decenni a causa del cumulo di pene detentive cui sono condannati. E, alla fine della pena, sono espulsi con il divieto assoluto e perenne di ritornare in Italia. Divieto che diventa il marchio indelebile del loro fallimento.
Articolo aggiornato il 16/10/2023 08:14