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Ernesto Emanuele sulla vicenda della Pesca. Le parole del presidente di Famiglie Cristiane

L’ingegner Ernesto Emanuele, presidente dell’associazione Famiglie separate cristiane, è intervenuto sulle polemiche nate attorno allo “spot della Pesca”, pubblicato dai Supermercati Esselunga, e ci racconta come i genitori che hanno famiglie separate hanno accolto lo spot della famosa “pesca” che, di fatto, racconta le loro realtà.

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Lo spot della pesca e le famiglie di genitori separati raccontati dall’ingegner Ernesto Emanuele

“Mi piace la pubblicità della pesca. Porta alla luce l’argomento a noi così caro quanto invisibile. Non è l’igiene alimentare perché la bimba non mette i guanti; non è il divorzio o la separazione. E’ la separazione conflittuale. Ognuno ci vede quel che vuole e dà il peso che vuole alle immagini, ma alcune cose sono oggettive e questa è uno spot che contribuisce a formare, o a confermare, la cultura vigente.

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C’è la mamma in casa, Per un comune spettatore forse non vuol dire niente, ma per un papà separato evoca fantasmi. C’è una mamma dipinta nemmeno così bene, tanto distratta da perdersi la figlia nel reparto del supermercato, e decisamente ostile all’arrivo del padre. Questo ci stupisce perché solitamente non vi è critica alle donne sulla stampa o in TV. Il padre, tutto sommato, non ne esce neanche male: dà una risposta collaborativa, da persona intelligente, alla figlia e cerca anche con lo sguardo la compagna.

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Il problema è che questo è un video triste, visto con gli occhi della bambina che probabilmente non si sentirebbe così se non ci fosse conflittualità nella separazione dei suoi genitori. Non si può soddisfare il desiderio della bambina di avere due genitori ancora uniti. Su questo siamo tutti d’accordo: non si può rinunciare al nostro diritti di poterci separare.

Si potrebbe, però, ottenere che i genitori siano collaborativi. Forse la bambina non soffrirebbe, o soffrirebbe di meno. E allora bisogna interrogarsi sul motivo della conflittualità, sui diritti dei figli e su quelli dei genitori, cose che evidentemente non si può e non si vuole fare questa pubblicità. Conferma però alcuni stereotipi come la casa associata alla mamma e il padre alla macchina, un altro incubo dei genitori separati.

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Hanno detto che lo Spot offende le persone separate o cerca di colpevolizzarle. Sono più di 30 anni che mi occupo da separato di volontariato tra i separati, prima dividendomi tra lavoro e volontariato e poi, da molti anni, full-time”. La lunga esperienza mi ha fatto conoscere la reale situazione, in tutta la sua concretezza. So cosa pensano i separati e penso che nessun genitore separato si sia sentito offeso.

Non ci sentiamo colpevolizzati

Commentando, poi da padre, e anche da nonno, separato posso dire che non mi sono per niente offeso. Alcuni benpensanti trovano nello spot degli elementi di “Colpevolizzazione delle coppie separate,” Sinceramente io non ci trovo nulla di tutto ciò. Ci vedo piuttosto un messaggio importantissimo, che riguarda i genitori separati: cari signori, la fine della vostra coppia sentimentale non può e non deve significare la fine della coppia genitoriale.

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La genitorialità, per essere davvero efficace, ha bisogno di essere unita. Nelle intenzioni, nelle decisioni e anche nel rispetto e nell’affetto. Attenzione, perché se non vi fate carico voi di questo, se ne fanno carico i vostri figli. E questo, per loro, è devastante, li carica di una responsabilità troppo grande per loro, li costringe a gestire emozioni non coerenti con la loro età, li costringe a mentire per proteggervi. Lo fanno per il vostro bene, mentre dovreste essere voi a proteggere loro, e fare il loro bene”.

“Posso dire, invece, che ho visto con piacere qualcuno occuparsi e rappresentare uno dei tanti problemi, che affliggono molte persone che si separano. Ci voleva proprio uno spot pubblicitario per affrontare, per la prima volta in trent’anni, queste situazioni. Quando mi sono separato, nel vecchio articolo 155 del codice civile c’era scritto che un genitore educava e l’altro controllava a distanza e, se non fosse stato d’accordo su qualche scelta, avrebbe dovuto ricorrere al giudice. C’era una grande insensibilità dea parte dei politici, e non solo dei politici.

Anche tanti professionisti, tante associazioni cattoliche, che si occupano di problemi familiari, non hanno mai detto niente su questo punto. Nemmeno adesso fanno ammenda dei loro silenzi. Dov’erano allora le associazioni cattoliche e tutte queste persone che tanto parlano adesso? I figli di genitori separati ci ricordano, e lo scrivono nel loro manifesto, che trovate nell’allegato n°1 che queste persone dovrebbero solo tacere e vergognarsi per i loro silenzi! In questo manifesto è riportato anche l’art. 30 della costituzione italiana. Ci trovate anche il capitolo 36 della Enciclica Familiaris Consortio.

Nel loro manifesto, i nostri figli di separati citano anche una frase molto significativa presa dal libro “Il Gattopardo” che loro “rivoltano” per sè. Andate a leggerla.” Ho vissuto la separazione nei tempi in cui il Magistero della Chiesa bollava gli sposati che poi si erano risposati come “pubblici peccatori concubini”. 15 anni dopo quel momento, il Cardinale Tettamanzi ha chiamato i separati e i risposati, in una sua lettera da Milano, “… fratelli amati e desiderati”. Il mondo cambia. A parte lo spot in sè, peso che la cosa importante sia che finalmente si parla di Famiglia, anche quando è separata. Infatti, è pur sempre famiglia.

La Famiglia rappresenta un fatto molto serio e in cui noi separati crediamo profondamente. Possiamo valutarne ora a pieno l’importanza e la sua immensa missione educativa. Tale “mission” non può essere delegata ad altri.” Le altre centrali educative istituzionali, come la scuola, dovrebbero avere una funzione complementare alle famiglie, di supplenza. Non è come pensano i discepoli italiani di Federico Enghel, che credono che i figli debbano essere educati dallo Stato.

Questo però è un altro argomento, Ne parleremo in seguito, citando un commento sullo Spot Esselunga pubblicato da una agenzia Russa. Un altro commentatore ha affermato che è meglio separarsi che bisticciare di fronte ai figli. Noi separati questo lo sappiamo benissimo perché lo abbiamo affrontato, e vissuto, in prima persona. E’ meglio separarsi se non esiste la civiltà di creare insieme un’atmosfera serena in famiglia.

Tentando un’estrema sintesi, di quanto ho detto, lo spot porta alla luce un argomento caro a tanti genitori separati. La famiglia di questo spot esce dagli stereotipi di cui, finora si è parlato nella pubblicità: da una parte lo stereotipo della famiglia del mulino bianco, dall’altra quello del padre violento, qualche volta femminicida, ma comunque sempre assenteista. Nello spot si vede un padre non violento, sorridente e con un ottimo rapporto con la figlia. Anche il rapporto con la madre è rappresentato abbastanza positivamente, tra ginnastica e coccole.

Inoltre, non è contro la separazione che spesso è necessaria, e lo diciamo noi separati che abbiamo vissuto tutte queste cose in prima persona, ma del fatto che quando un genitore la chiede crea per sempre un danno e un dolore ai figli. Sembra che questo dolore sia un tabù di cui non si può parlare, perché per noi adulti la separazione è un diritto, ma non per questo è meno dannosa per i figli.

Andando contro certi concetti molto politically correct, si può azzardare un’analisi delle famiglie da cui provengono i protagonisti dei recenti stupri di Caivano e di Palermo, e definirle famiglie spezzate, spesso questo tipo di ragazzi sono cresciuti senza padre, ma dirlo, e scriverlo, è di fatto “proibito”. Un altro tabù riguarda i costi totali delle separazioni: separarsi è un diritto e di quello che comporta non bisogna parlare. Le recenti ricerche americane di Amy Baker mostrano i danni della separazione dei genitori in termini di bulimia, anoressia , abbandoni scolastici, altri disturbi psicosomatici, violenza, bullismo e molto altro. Concludendo, ho l’impressione che “il vento stia cambiando”.

Abbiamo vissuto un periodo in cui una minoranza LBGT ha imposto la sua volontà a una maggioranza di famiglie regolari, anche se conviventi, anche se separate. Forse quel periodo è finito. Cosa c’è che non va in questo spot? Non piace perché parla di queste cose? E, come dice Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo: “Troppe cose sono state fatte (e scritte) senza consultarci. Portiamo sulle spalle il peso di civiltà [o iniziative] eterogenee, tutte venute da fuori, nessuna germogliata da noi stessi, nessuna cui noi (separati) abbiamo dato il “la”.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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