Varese

Busto Arsizio: una storia scioccante. Mamma a 11 anni. E’ stato il vicino di casa, ora condannato a 10 anni

E’ successo a Busto Arsizio, ma è una storia terribile che riguarda tutti. Già da ieri la notizia è stata data dai giornali che hanno pubblicato l’esito del processo di primo grado. Al tempo dei fatti non si era saputo nulla, a causa del silenzio stampa sceso su questa storia dell’orrore. Una bambina di undici anni si è trovata ad affrontare un’esperienza inimmaginabile per la sua età: è diventata mamma senza comprendere cosa le stesse accadendo. Ieri, il vicino di casa è stato condannato per gli abusi inflitti alla piccola. La sua gravidanza è stata scoperta solo dopo quattro mesi, quando i forti dolore addominale hanno convinto i genitori a portarla al pronto soccorso.

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Mamma a 11 anni

La bambina, che era quasi incapace di spiegare cosa le fosse accaduto, ha dato alla luce un maschietto ed è diventata mamma a 11 anni. Quando fu violentata ne aveva quindi solo 10. Il padre biologico del neonato è stato arrestato nell’agosto del 2022, e pochi giorni fa è stato condannato a scontare dieci anni di reclusione e a pagare alla bambina un risarcimento di 80.000 euro. Ciò che è successo, però, causerà una ferita profonda nella vita di questa bambina, che la cicatrice del parto cesareo che le rimarrà sul corpo non le permetterà di dimenticare.

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Tutto ebbe origine nel cortile della casa in cui la bambina abita. Il vicino, un 27enne, la avvicinò e la convinse a seguirlo. ne abusò In almeno due occasioni intorno alla fine del 2021. La bambina raccontò tutto ai carabinieri, chiamati dai medici del pronto soccorso. Fu ricoverata in ospedale, e seguita da assistenti sociali e dai medici. La gravidanza precoce è infatti pericolosissima sia per la madre sia per il bambino.

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Il parto è stato programmato, probabilmente in anticipo sulla scadenza naturale, nel luglio del 2022. Dopo la nascita, sul bimbo è stato effettuato il test del dna che ha reso inutili i tentativi di negare i fatti da parte dell’imputato. Pare che le sue uniche parole, durante il processo siano state, ” mi dispiace”.

Busto Arsizio, ma anche il resto dell’Italia, dovrebbe interrogarsi

E’ una storia che dovrebbe scatenare il dibattito sulla protezione dei minori, perchè possiamo immaginare che il tipo di famiglia di provenienza della bambina e quella del violentatore, anche se i loro indirizzi e le loro identità sono tenuti segreti non sono quelle civili e normali, e consapevoli. Troppo spesso, in nome della tolleranza culturale, si lasciano correre cose che poi portano inevitabilmente a questi risultati.

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Oggi, la ragazzina è sotto la custodia di una comunità. Non ha mai incontrato suo figlio. Altri hanno deciso per lei che il taglio dei ponti immediato e deciso con il bambino le renderà la vita più facile, e la renderà facile anche al piccolo venuto al mondo in quel modo. Che cosa fare, d’altra parte? L’età, la vita vissuta fino a quel momento, la violenza e l’assoluta inconsapevolezza di quanto le era accaduto non la renderebbero certamente una madre in grado di allevare un bambino.

Il piccolo ora ha 14 mesi. Da subito è stato affidato a dei genitori adottivi che stanno completando le pratiche lunghe per rendere effettiva l’adozione, mentre il Tribunale dei minori sta seguendo da vicino il suo caso. La madre e il padre biologici rimangono fuori dalla sua vita e per lui, almeno, si spera in un futuro felice che spezzi il peso dell’eredità della sua origine biologica.

Nota della redazione
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Articolo aggiornato il 03/10/2023 15:39

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