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Il mistero del Dc9 Itavia: l’ammissione di Giuliano Amato su Repubblica, e la scoperta dell’acqua calda

Il 27 giugno 1980, una tragedia ha segnato indelebilmente la storia dell’aviazione, il destino delle famiglie delle 81 vittime, la compagnia aerea Itavia e il paese Italia. L’aereo Dc9 dell’Itavia era precipitato vicino a Ustica. Per decenni, il mistero ha avvolto l’ufficialità delle circostanze esatte della sciagura aerea. Tutti sapevano, ma nessuno osava scriverlo, ma fra la gente, e alcuni giornalisti riuscirono a far circolare, letteralmente con il passaparola, le notizia che il dc9 fosse stato colpito da un missile diretto contro un Mig attaccato dalle truppe della Nato. I

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l mig, che si diceva trasportasse Ghedaffi, si era nascosto sotto l’aereo di linea, un altro aereo libico cadde nei pressi di Lampedusa, il pilota sopravvisse allo schianto solo qualche giorno, od ora, e un altro missile fini , inesploso, su una spiaggia, tra i bagnanti. (foto del museo del Museo per la memoria di Ustica a Bologna)

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Ogni volta che qualcuno provava a scrivere di questa storia, piovevano smentite ufficiali come se fossero altrettanti missili. Nonostante ciò un giornalista, Andrea Purgatori, raccontò parti della storia, come inchiesta, dell’ aereo di linea italiano, finito in mezzo ad una battaglia aerea. Fino a che nel 2007, 27 anni dopo l’abbattimento dell’aereo, l’ex presidente del consiglio Cossiga e il ministro dell’interno Giuliano Amato, in carica al momento dei fatti, furono obbligati a raccontare in un tribunale costituzionale, una parte della verità.

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Il loro racconto, ammettendo l’abbattimento dell’aereo da parte di un missile, di fatto diceva anche che per 27 anni avevano preso gli italiani per i fondelli in modo indecoroso e che avrebbero meritato di essere presi a schiaffoni per i seguenti 27 anni. Invece, come accade sempre in Italia, continuarono spudoratamente a far parte del parlamento, come se l’essere stati costretti ad ammettere le menzogne dette fosse un atto di coraggio, invece della prova di 27 anni di vigliaccheria.

Giuliano Amato ci riprova

Sono passati 43 anni dalla tragedia di Ustica e Giuliano Amato sta provando ancora, nonostante l’ età ormai avanzata e che consiglierebbe il riposo, a tentar di passare per quello che svela i segreti che hanno causato tanto dolore. Ha rilasciato una intervista a Repubblica in cui conferma che dietro all’incidente di Ustica c’era l’abbattimento dell’aereo da parte di un missile francese. La storia si dipana in modo intricato, con la presunta vittima destinata a bordo dell’aereo, il leader libico Muammar Gheddafi, che sfuggì alla trappola organizzata dalla Nato grazie a un avviso di Bettino Craxi.

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Credergli? Non gli credevo allora, quindi non vedo perchè, adesso che ho le prove che ha mentito per diversi decenni, dovrei credere che si erge a paladino della verità, delle vittime e del popolo italiano. Inoltre oramai la verità è stata accertata da lunghi processi. Nell’intervista Giuliano Amato fa anche un appello affinché “il presidente francese Emmanuel Macron e la NATO si impegnino a svelare la verità, gettando finalmente luce su questa pagina oscura della storia italiana e internazionale”. Un appello ridicolo perchè proviene da chi avrebbe dovuto dire la verità agli italiani il giorno stesso della caduta dell’aereo e della morte di 81 persone, e continuare a dirla per i seguenti 27 anni.

Una raccolta delle tante dichiarazioni che l’intervista di Giuliano Amato ha provocato, da quelle di Bobo Craxi a quella di Giorgia Meloni, è pubblicata sul sito dell’agenzia giornalistica Ansa, ma in rete sono molti gli articoli con le dichiarazioni e i commenti dei figli e dei parenti delle vittime, e non tutti hanno apprezzato l’ uscita di Giuliano Amato.

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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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