Sparatoria di Dairago. 3 italiani fermati dai carabinieri
Ricordate la sparatoria di Dairago, lo scorso 21 maggio? Questa mattina, i Carabinieri della Compagnia di Legnano hanno prelevato da casa e portato in carcere, in via cautelare, 3 italiani residenti nell’altomilanese accusati di aver sparato, quella sera, alle gambe di un 43enne, in piazza Mazzini. L’accusa nei confronti dei 3 è di lesioni personali aggravate dall’uso di arma da fuoco.
Lo scorso 21 maggio avevamo pubblicato la notizia di una misteriosa sparatoria avvenuta di notte nella piazza di Dairago, tranquillo paese della provincia di Milano. Nei pressi di un bar, un uomo era stato sorpreso alle spalle da uno sconosciuto che gli era arrivato alle spalle e gli aveva sparato alle gambe, utilizzando il classico metodo dell’esecuzione mafiosa.
I carabinieri della compagnia di Legnano, arrivati sul posto avevano ritrovato il bossolo, un 9×21, e grazie alle immagini dell’impianto di video sorveglianza della cittadina che ha ripreso l’intera aggressione sono riusciti ad identificare il colpevole. Con la vittima c’era anche la compagna, una donna ammirevole dal coraggio e dalla determinazione praticamente uniche. Lo potrete verificare dalle prime immagini del video diffuso dall’arma dei carabinieri, quando la si vede difendere il suo compagno che giaceva a terra ferito, affrontando 3 uomini armata di un ombrello.
Il video
Sin dal primo momento il colpevole del ferimento è stato identificato, e i seguenti accertamenti, effettuati attraverso le attività tecniche di routine degli investigatori dei carabinieri, oltre a rimarcare la colpevolezza dell’attentatore, hanno permesso l’identificazione degli altri due colpevoli che avevano assistito il colpevole, lo avevano difeso dalla donna che lo colpiva con un ombrello e l’avevano spintonata, facendola cadere.
Poi l’avevano fatto salire su un’auto e agevolandone la fuga. I tre erano poi scomparsi, anche se solo per poco tempo. I carabinieri infatti li hanno individuati, hanno avuto il tempo di espletare le formalità burocratiche e il giudice quello di emettere un solido mandato di cattura per l’incarcerazione preventiva. Ora i tre arrestati sono nel carcere di Busto Arsizio, a disposizione dell’autorità giudiziaria.
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