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In una conferenza stampa chiarezza (forse) sul “bambino rapito” a Magenta

Ieri mattina il sindaco di Abbiategrasso, Cesare Naj, ha organizzato nella ex sala consiliare del Municipio una conferenza stampa per chiarire i fatti e le circostanze che riguardano la storia del “bambino rapito” dal padre mentre era ricoverato all’ospedale di Magenta. Una storia che aveva, e che ha, bisogno ancora di molti chiarimenti e che è stata caratterizzata da delle fughe di notizie che, non potendo essere verificate attraverso le istituzioni a causa del silenzio stampa e della riservatezza imposti ai pubblici ufficiali, hanno finito per creare un mostro da prima pagina, e per raccontare dei fatti completamente diversi da quelli realmente accaduti. Che la situazione descritta fosse caotica e per certi versi non credibile lo avevamo scritto già nell’articolo il neonato rapito.

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La conferenza stampa puntava a presentare l’azione ottima della polizia locale di Abbiategrasso. Gli agenti, due giorni dopo l’allontanamento del papà con il bambino, sono riusciti ad individuarlo in un bar vicino a casa sua e a organizzarsi, insieme alle altre forze dell’ordine, per fermarlo evitando di mettere in pericolo il piccolo. Secondo quanto detto in conferenza stampa, il papà è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e denunciato a piede libero per altri reati fra i quali non sembra, al momento, esserci la sottrazione di minore. Non è mai stato emesso un decreto di decadenza della responsabilità genitoriale sui due genitori ma si trattava solo di un decreto di limitazione della stessa

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Questo per dire che per quanto abbia fatto spaventare tutti, dagli infermieri agli assistenti sociali, nell’ uscire dall’ospedale col suo figlio in braccio il papà non ha commesso nessun reato. Però non so se i giudici, nelle prossime ore, lo accuseranno di qualcosa di inerente. In ogni caso non ha fatto una cosa sensata perché il bambino, per quanto non fosse in pericolo di vita, aveva ancora bisogno di cure ospedaliere prima di essere dimesso.

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Cosa è successo

bambino rapito,abbiategrasso,magenta. In una conferenza stampa chiarezza (forse) sul "bambino rapito" a Magenta - 07/05/2023

Il neonato era ricoverato all’ospedale Fornaroli di Magenta sin dalla nascita perché durante gli esami del sangue di routine nei primi momenti di vita era il risultato positivo ad alcune sostanze che indicavano che la madre, durante la gravidanza, aveva continuato a prendere medicinali o droghe che passavano la barriera della placenta. Tra le notizie trapelate c’è anche che il piccolo avrebbe un piccolo difetto cardiaco che nella maggioranza dei casi si risolve da solo in poco tempo ma che va comunque tenuto sotto stretto controllo medico.

I due genitori sono una donna italiana già sulla quarantina, e un 30enne di origini egiziane ma che ha la cittadinanza italiana. Ambedue hanno altri figli, ma da relazioni precedenti. Sono una coppia ma non hanno un lavoro fisso. Vivono un po’ così, di espedienti. Non erano seguiti dai servizi sociali, ma specialmente lui è uno di quei personaggi che potremo definire “facce conosciute pronte a finire nei guai”. Non è stata, per nessuno dei due, confermata ufficialmente una tossicodipendenza abituale.

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E’ un dato sensibile che non può essere comunicato ufficialmente ai giornali? Forse, se però è così io posso solo scrivere che non lo so, e che se una persona è innocente fino alla fine del processo, non si può neppure indicare come tossicodipendente una persona prima che si siano visti i referti delle analisi del sangue effettuate al Sert.

Il 3 maggio nel primo pomeriggio i genitori si sono recati come ogni giorno a visitare il bambino. Il papà ha preso in braccio il piccolo e cullandolo si è messo a camminare lungo il corridoio. La porta del reparto di pediatria è vicina agli ascensori, e pian piano il papà si è avvicinato, ne ha preso uno ed è sceso. Le porte si sono chiuse in faccia alle infermiere che lo stavano rincorrendo per fermarlo.

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bambino rapito,abbiategrasso,magenta. In una conferenza stampa chiarezza (forse) sul "bambino rapito" a Magenta - 07/05/2023

Per chiarire meglio la situazione ho preparato uno schizzo (abbiate pazienza sulle mie doti di disegnatore) dei reparti di pediatria dell’ospedale di Magenta. Una volta sull’ascensore, il papà non ha dovuto fare altro che scendere al primo piano, prendere lo scalone che si apre sull’atrio principale, e uscire. Una azione per nulla violenta. Secondo me, però, qualcuno lo aspettava oppure era venuto in macchina, e in macchina c’era l’ovetto per trasportare il neonato.

Due giorni senza notizie del bambino

bambino rapito,abbiategrasso,magenta. In una conferenza stampa chiarezza (forse) sul "bambino rapito" a Magenta - 07/05/2023

Per due giorni, peró, si sono perse le tracce del bimbo e del papà. Poi, il 5 maggio, due agenti motociclisti della polizia locale di Abbiategrasso hanno avuto una intuizione e si sono recati nella zona del domicilio della coppia per alcune perlustrazioni. In un bar hanno individuato l’uomo che aveva al braccio un ovetto in cui teneva il bimbo.

In contatto continuo con la centrale operativa della polizia locale, si preparavano a ricevere i rinforzi necessari, quando il papà si è accorto di essere sotto sorveglianza ed è fuggito correndo. Ha fermato un auto, è salito a bordo ed ha convinto il conducente a portarlo alla stazione ferroviaria di Albairate. Questa è la versione data durante la conferenza stampa. La questione è al vaglio della magistratura, ma converrete che è poco credibile.

Se foste per strada e un uomo sconosciuto con un bambino in un ovetto vi saltasse in macchina, e vi obbligasse a portarlo alla stazione ferroviaria, fareste in modo da seminare la polizia locale oppure fareste di tutto per poter essere raggiunto il prima possibile? Lascio che vi diate la risposta da soli. In ogni caso la versione ufficiale e la testimonianza dell’autista dell’auto sembrano essere queste e noi ne prendiamo atto, fino a che non arriverà un’altra versione.

Tramite il numero di targa le Forze dell’ordine hanno rintracciato l’auto, ma papà e bambino erano già scesi. In Stazione non c’erano, ma uno dei capotreno ha allertato la sua centrale operativa e tramite un passaparola fra polfer e capitreno, i due fuggiaschi sono stati rintracciati su un treno della suburbana diretto a Milano. Nessuno ha fatto nulla fino a che non sono scesi, alla stazione milanese di San Cristoforo, che si apre su piazza Tirana. Alla stazione di San Cristoforo è intervenuta la polizia locale di Milano , allertata direttamente dalla polizia locale di Abbiategrasso, che li aspettava.

L’arresto

Di fronte al fermo e allo spiegamento di forze l’uomo ha tentato di impossessarsi dell’arma di uno degli agenti ed è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale. Questa è la versione data dalla polizia locale di Milano. Può essere verissimo, oppure uno stratagemma per fermare il papà. Di fatto cerco di immaginarmi un uomo sui 30 anni, con appeso al braccio un ovetto con un neonato di 2 mesi, che riesce ad avere una mobilità tale da tentare di portare via la pistola ad un agente della polizia locale, che ha entrambe le mani libere e il cinturino della custodia dell’arma allacciato.

Magari è così stupido da averci provato davvero, oppure un suo gesto è stato male interpretato, vista la tensione del momento. Anche in questo caso posso scrivere solo che “Non lo so”, e che spero che un giorno riuscirò, quando cambieranno la legge Cartabia, a leggere gli atti e i verbali di quell’arresto.

In ogni caso il bambino, in questi giorni era al sicuro. Quando lo hanno reso in consegna era avvolto nella sua copertina, roseo, tranquillo, ben curato. Sta bene. È stato ricoverato nel reparto di pediatria di un altro ospedale. Saranno i servizi sociali del Comune di Abbiategrasso coordinati con il tribunale dei minori di Milano a decidere quale sarà la sua vita e a chi sarà affidato. Certamente, dopo un’azione simile, sarà difficile che possa tornare con il padre. Il pericolo di un altro tentativo di fuga o di un colpo di testa sarebbe grande.

E la madre dov’é e cosa fa? Non si sa

La mamma del bambino è rimasta i margini di questa storia e non si conosce bene la sua posizione. Era d’accordo con la fuga? Non lo era? È una delle tante valutazioni che mancano e che dovranno essere fatte dagli inquirenti. Per ora non ne sappiamo assolutamente nulla. Durante la conferenza stampa è stata citata alcune volte, per dire che era in ospedale durante i fatti, e che non si sa se era ricoverata insieme al bambino. Ufficialmente non sappiamo se è davvero o no una tossicodipendente. La legge Cartabia ci impedisce di saperlo. Si suppone di si, se gli esami del sangue del bambino erano risultati positivi.

Il mostro in prima pagina

Insomma in questa storia viaggiamo a vista nella nebbia e la colpa è unicamente dei lacci che la legge Cartabia impone al giornalismo, ai silenzi stampa, e allo stretto riserbo delle fonti istituzionali. Secondo me, tutto questo silenzio artificiale ha contribuito ampiamente trasformare in un mostro una persona che non lo è, anche se non sembra particolarmente furba. Per quanto si possa anche credere che i due genitori in questione non siano adatti ad allevare un neonato senza avere sostegno, cosa probabilmente vera, sarebbe comunque giusto poter dare il vero peso a questa storia con l’accesso completo e trasparente alle fonti ufficiali. Cosa che invece non si può fare.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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