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La Transnistria è un problema europeo, non solo della Moldavia

La Transnistria è una regione della Moldavia. La Moldavia è uno stato dell’est Europa che si sta preparando a entrare nell’Unione Europea. Geograficamente la Moldavia è Europa, così come tutti gli altri paesi dell’Est, compresa l’Ucraina, Georgia e Russia. Politicamente, non sono nell’Unione Europea perché la riunione dell’Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale non si è ancora conclusa, nè si sa se mai si concluderà. Geograficamente e storicamente anche la Russia fa parte dell’Europa, ma se si considera la situazione attuale e quanto successo con l’URSS e dopo la Rivoluzione d’ottobre del 1917 sarebbe da pazzi anche solo pensare ha una reale e completa Europa Unita.

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Una visione personale della situazione

Quello che stiamo vivendo oggi è, secondo me, il colpo di coda del Comunismo dell’URSS. Pur essendo sulla carta una confederazione di Stati e contemplando nella sua Costituzione Il diritto di Secessione unilaterale di ogni Stato, il governo centrale dell’Unione Sovietica manteneva uno strettissimo controllo sull’economia di ogni paese dislocando le risorse in modo che nessuno potesse sopravvivere senza gli altri. Negli anni Settanta lo chiamavamo il “piano economico quinquennale” e in Italia lo si considerava la massima espressione del becero Comunismo sovietico. Dove i comunisti erano meno convinti, come in Moldavia, la Russia dislocava le forze militari.

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Così, dopo la Seconda Guerra Mondiale, in Transnistria sono stati trasferiti, con le loro famiglie, grandi contingenti di soldati russi che facevano la guardia ai magazzini con ingenti armamenti, proprio sul confine di quella che si poteva individuare come la linea in cui finiva l’URSS e iniziava l’area di quelli che negli anni Settanta chiamavamo stati satelliti.

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Con la caduta dell’URSS,negli anni 90, e la riconquista dell’indipendenza da parte degli Stati che la componevano, la Transnistria è rimasta isolata. I figli dei soldati russi che vi si erano trasferiti sono a loro volta diventati soldati russi, con stipendio che arrivava dalla Russia, anche se avevano la nazionalità moldava. Oggi sono circa 1500. La prima economia della regione è diventata, negli ultimi 30 anni, la vendita sottobanco del contenuto di tutti quei magazzini militari Sovietici. È una consistente parte del famoso grande esercito russo, che la Russia, però, non controlla del tutto.

Nei paesi dell’Est europeo, purtroppo, la corruzione è quasi istituzionalizzata. Ne si può comprendere il motivo. Mentre l’Europa dell’ovest tentava di andare verso una gestione economica che rispettasse il bene pubblico come bene comune, di tutti, e di cui non bisogna approfittarsi, nei paesi sotto la dominazione russa la gente tentava di sopravvivere alla mancanza di libertà fottendo il più possibile la Russia e i suoi governi.

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Ed eccoci alla Transnistria

Nel giugno del 2022 sia l’Ucraina sia la Moldavia sono state accettate come candidate ad entrare nell’Unione politica europea. Il processo di integrazione si concluderà, probabilmente, entro il 2023. Non era stato fatto prima per evitare il rischio che i conflitti esistenti del Donbass, fra Ucraina e Russia, obbligassero l’Europa ad intervenire militarmente in difesa dei confini degli stati membri. Pur non essendoci stati, dopo gli anni 90, incidenti militari tra i Russi in Transnistria e la Moldavia, la situazione è tale da essere considerata un buon motivo per non accelerare l’entrata della Moldavia nell’Unione Europea.

Ora che il conflitto è esploso in tutta la sua violenza, pare non essere più confinabile e inevitabilmente porterà l’Europa ad interventi militari più diretti nella guerra fra Ucraina e Russia, se vuole sopravvivere, tanto vale accettare Ucraina e Moldavia fra gli stati membri dell’Unione Europea e farsi carico della difesa dei loro confini come confini europei.

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La Russia sa che le installazioni militari che ha in Transnistria sono principalmente cumuli di ferri vecchi inutilizzabili in una guerra moderna, ma con la revoca unilaterale degli accordi del 2012 con la Moldavia sfida l’Europa intera. L’obiettivo di questi accodi era la soluzione del problema della Transnistria sulla base del rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale della Moldavia. La Transnistra, piccola repubblica la cui gente ha il diritto alla pacifica autodeterminazione, è usata dalla Russia di Putin come cerino per dar fuoco alla benzina cosparsa sul mondo, nello stesso modo in cui è stato usato il Donbass.

Il commento

Per anni ho pensato che la richiesta di indipendenza delle comunità, la nascita delle mille e mille piccole patrie, fosse una ricchezza e un sentimento in grado di trasformare il mondo da cattivo a buono. Con l’esistenza di tanti Stati autogovernati nessuno sarebbe stato in grado di fare guerre e nessuno sarebbe stato in grado di imporre economie multinazionali. L’indipendentismo era, per me, il massimo del liberismo e della pace. La Russia lo usa come scusa per far fuori il prossimo e per imporre la sua volontà di dominio, soprattutto sull’Europa. Non lo trovo accettabile.

Vedendola in prospettiva, penso sarebbe meglio evitare di tergiversare diplomaticamente con chi ha in mente il progetto di rifare l’Urss comunista, inglobandoci anche i paesi dell’ovest europeo. No so se tentennare e allungare porterà vantaggi all’Europa o alla Russia. Però so che è una situazione che continua a costare troppe vite, che non decido io cosa fare e che, come tutti, lo subirò senza poter fare niente.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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