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Armi a scuola? Meglio portarci la protezione civile

Una nuova strana polemica è scoppiata nelle scorse ore e interessa articoli di giornali e il ministro Fazzolari accusato di aver proposto di inserire nei programmi scolastici lezioni sull’uso delle armi. Fosse anche una proposta di tipo sportivo, secondo me è una idea assurda che andava lasciata cadere nel dimenticatoio, ma non ne sono scandalizzata.

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Diciamo che partiamo dal presupposto che si stia parlando di armi da fuoco perchè se parliamo di coltelli, armi bianche, fionde, cerbottane, cocci di vetro e altri oggetti contundenti o, come le chiamano le forze dell’ordine, oggetti atti ad offendere, non c’è certamente bisogno di introdurli nei programmi scolastici. I ragazzi di tutte le generazioni hanno sempre imparato da soli come si usano e a decidere se usarli o meno.

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Non sono una ipocrita e non mi costa ammettere che non temo le armi da fuoco a meno che non siano puntate contro di me o contro qualcuno cui tengo. Anzi, in certo senso mi incuriosiscono e mi interessano. Alcune armi hanno storie che meritano di essere raccontare e l’applicazione della meccanica e dell’ingegno della loro costruzione è affascinante. Questo non significa che sia un bene farne un uso comune o metterle nelle mani dei bambini. Esattamente come non è un bene lasciar usare, indiscriminatamente, ai bambini coltelli e forbici.

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Meglio la protezione civile

Se peró lo scopo della provocazione era di alzare il dibattito sul fare conoscere il mondo dei militari e dei corpi di difesa, in modo serio, agli studenti delle scuole mi trovo pienamente d’accordo. Però preferirei si partisse dalla Protezione Civile. Sarebbe bello che i giovani imparassero a leggere il piano di rischio del proprio comune, che sapessero montare concretamente una tenda di emergenza, che conoscessero i protocolli di emergenza e il manuale regionale di protezione civile, il codice nato e imparassero ad usare le radio in modo corretto.

Sarebbe fantastico se imparassero a scuola cos’è il pca e cosa il Controllo, se partecipassero alle esercitazioni di protezione civile, e assorbissero tutti i valori e le conoscenze che portano a difendere gli altri e a salvare e aiutare chi è in pericolo. Sarebbe meraviglioso se i corsi base e quelli specialistici entrassero nel mondo della scuola come materie di studio e curriculari.

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Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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