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A che punto siamo pronti per la guerra?

Mentre sta rinascendo la tensione per il covid 19, anche se non si registrano morti, la possibilità di una guerra che coinvolga tutta l’Europa si fa molto più difficile da evitare. Del covid 19 e delle autocertificazioni siamo stufi, e per la guerra non siamo pronti.

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I più giovani, con cui parlo alle volte, mi fanno delle domande molto dirette. Sentono parlare di sirene che avvisano degli attacchi aerei e si chiedono se le abbiamo, dove sono state posizionate, e chi li avviserà se scoppia la guerra. Tutto ciò che sanno delle emergenze si riduce alle esercitazioni anti terremoto, e ai giochi di guerra sul computer. Ammettono di non aver idea di che cosa si debba fare durante una guerra e sono molto preoccupati.

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Specie i maschi tra i 17 e i 18 anni. Hanno dimenticato che in Italia non c’è la leva obbligatoria e molti si sono convinti che ci sarà qualcuno che li andrà a prendere di notte a casa, ficcherà loro addosso una mimetica e li fionderà in prima linea a sparare con un fucile e per essere ucciso. Hanno una visione da prima guerra mondiale, ma più brutale. Spiegare loro che nessuno farà mai nulla di simile perchè in Italia si diventa militari su base volontaria e da professionisti, è difficilissimo. Non ci credono.

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Quando si parla di addestramento, i ragazzi non credono che l’Italia abbia delle scuole adatte per addestrare i militari. Trasportano sulle forze di difesa la stessa sfiducia che hanno nella politica. Non so se hanno ragione. Quel che vedo come cronista mi fa pensare che la difesa interna sia abbastanza ben organizzata, con solo qualche problema sulla prevenzione dovuto soprattutto al fatto che le forze dell’ordine possono intervenire a reato compiuto, o tentato, o in organizzazione, ma non riescono a prevenire tutte le situazioni in cui un reato o una situazione pericolosa potrebbe verificarsi.

Sull’esercito italiano ho una idea più vaga. Non so cosa fanno quando entrano in azione. Riguardo alla storia passata mi sono rimasti in mente gli episodi infelici, e la faccenda dei 3 carrarmati caricati sui camion privati senza revisione ha leggermente rafforzato la mia sensazione che, militarmente, non c’è una grande preparazione, anche se ci sono dei corpi ad alta specializzazione che sono giustamente famosi.

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In questo articolo parliamo di:

Qualche novità

Si tratta probabilmente di qualcosa di più di una sensazione perché, proprio oggi, è stato approvato dal governo un ordine del giorno che prevede la revisione dello strumento militare nazionale. Si tratta quindi di una riforma, che potrebbe portare al comparto militare della Difesa e sicurezza più risorse e più personale. La senatrice Pucciarelli, che è Sottosegretario alla Difesa, lo ha commentato così.

” In un paese moderno come l’Italia, il tema difesa deve essere prioritario soprattutto nel momento storico attuale dove le nostre forze armate continuano senza soluzione di continuità adoperare i numerosi teatri operativi e sul territorio. Investire in un sistema militare di più efficace, all’avanguardia, contrastandone l’invecchiamento significa investire in un futuro migliore non solo per chi ha le stellette ma per tutti i cittadini.”

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Si comprende quindi che c’è qualche novità, ma non si sa quale.. Qualcuno mi ha parlato della possibilità che lo Stato italiano crei un corpo di riservisti che ampli il numero di militari richiamabili in caso di guai, che avrebbero il dovere dell’addestramento, senza però avere lo stipendio da militare.

Potrebbe trattarsi di una sorta di difesa territoriale, sulla falsariga di quella americana. Personalmente mi è difficile pensare che il progetto sia questo, anche perchè il problema guerra è vicino, contingente, quasi immediato, mentre la formazione di un corpo di riservisti necessita di tanto tempo, per essere organizzato e anche di una grande motivazione, che in Italia al momento non c’è. Neppure il progetto della mini naja, di cui tanto si era parlato negli anni scorsi, è mai decollato.

Le aspettative

Si potrebbe concludere dicendo che no, non si è pronti per la guerra, né psicologicamente né praticamente. La gente normale potrebbe obbedire per un po’ alle autocertificazioni, ai coprifuoco, alle imposizioni, ma fra i civili, a parte chi è nato prima degli anni 70, ben pochi sono in grado di difendere sé stessi o la propria famiglie da aggressioni militari o hanno idea di come comportarsi o di quali problemi bisogna affrontare in una emergenza simile. Ed è questo il grave problema che dovrebbe essere affrontato.

Nota della redazione
I giornalisti di Co Notizie News Zoom lavorano duramente per informare e seguono l'evoluzione di ogni fatto. L'articolo che state leggendo va, però, contestualizzato alla data in cui è stato scritto. Qui in basso c'è un libero spazio per i commenti. Garantisce la nostra libertà e autonomia di giornalisti e il vostro diritto di replica, di segnalazione e di rettifica. Usatelo!Diventerà un arricchimento della cronaca in un mondo governato da internet, dove dimenticare e farsi dimenticare è difficile, ma dove la verità ha grande spazio.
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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