Milano città metropolitana

Casorezzo e Busto Garolfo. Vittoria al TAR contro la Solter e la discarica

Vittoria per i Comuni di Casorezzo di Busto Garolfo e dei loro cittadini sulla discarica. Il TAR, tribunale amministrativo regionale, ha annullato gli atti autorizzativi ottenuti dalla Solter srl, a seguito di una istanza, con impugnazione, promossa dai due comuni e dal parco del Roccolo.

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È passato ormai più di un decennio da quando i cittadini di Casorezzo di Busto Garolfo hanno iniziato la battaglia per non permettere che le cave di Casorezzo fossero riempite con dei rifiuti. Ieri c’è stata una vittoria importante quando il tribunale amministrativo ha annullato gli atti di concessione presentati dalla ditta Solter e concessi dalla città metropolitana di Milano, per procedere alla gestione del Ateg 11, per il conferimento i rifiuti non pericolosi indifferenziati nelle cave di Casorezzo.

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La ditta Solter srl fa parte della galassia della Vibeco, che è un’azienda che ha ottenuto, sempre anni fa, la concessione per lo smaltimento delle ecoballe della Campania. Parlando di rifiuti indifferenziati in Lombardia, dove il livello di differenziazione dei rifiuti è altissimo e dove i rifiuti indifferenziati vengono conferiti ai termovalorizzatori e sono bruciati è sempre stato chiaro che i rifiuti non pericolosi di cui parlava Solter non potessero essere rifiuti Lombardi.

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Il No deciso da parte di tutti i comuni della zona, anche quelli che non fanno parte del Parco del Roccolo ha avuto il pieno sostegno da parte di regione Lombardia, sin dall’inizio. Città metropolitana, invece, ha sempre preferito non esporsi politicamente, lasciando le scelte ai tecnici, dipendenti della provincia, che a loro volta erano pressati dal timore di sbagliare e di essere denunciati da un’ azienda privata, rischiando di dover risarcire privatamente somme enormi nel caso di un No.

presidio antidiscarica 2014

Le dichiarazioni dei protagonisti

Dalla regione Lombardia, l’on. Cecchetti fa sapere di essere soddisfatti della sentenza del Tar, e dal consiglio regionale hanno definito la sentenza “una vittoria storica per i cittadini e per l’ambiente”. Ho ancora una dichiarazione a caldo del sindaco di Casorezzo, Pierluca Oldani, che è sempre stato in prima linea nella battaglia contro la discarica, di eri sera. ” Il TAR ci ha dato ragione sul progetto della discarica!!!! Domani mando la sentenza!!!!!!!”. E questa mattina, insieme alla sentenza è arrivato il commento del sindaco Pierluca Oldani: “Avevamo ragione! Abbiamo sempre avuto ragione!”

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Non abbiamo ancora ricevuto neppure il comunicato stampa della Solter. Aggiorneremo questo articolo con tutta la documentazione man mano che ci arriverà.

La sentenza

E’ lunga, ma leggendola si ha la sensazione che la giustizia funzioni. I concetti che esprime, al di là delle citazioni tecniche, sono belli. Parla della necessità di seguire le regole in un ambito in cui si chiede ai cittadini un sacrificio, perchè questo sacrificio sia il più accettabile possibile. Qui pubblico la sentenza ma quella parte scritta dal consiglio voglio proprio sottolinearla. “

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“Il Collegio, inoltre, ha ben presente che le attività di discarica di rifiuti sono invise alle cittadinanze e ai territori comunali che fanno molto spesso registrare il menzionato effetto NiMBY (n.d.a: “non nel mio giardino”) ; per tale ragione è assolutamente prioritario, per rendere più accettabile e più sopportabile il sacrificio che si chiede ai cittadini, che esse vengano autorizzate nel preciso rispetto del Programma regionale che prevede la tipologie di discariche consentite anche perché ciò rispetterebbe e non inciderebbe sulla vocazione agricola del territorio per come protetto nell’ambito dello stesso PRGR (Piano regionale gestione rifiuti).”

Città metropolitana fra i “resistenti”?

Leggendo la sentenza , in calce a pagina 2, ho trovato una sorpresa. Città metropolitana si è costituita in giudizio, in questa istanza, contro i Comuni, nella stessa posizione dell’azienda. Da una parte è comprensibile, nel senso che avendo concesso le autorizzazioni contro cui Comuni e Parco del Roccolo hanno fatto ricorso, Città Metropolitana ha difeso la sua decisione. Da un’altra parte però è un’azione incomprensibile, perchè la decisione di entrare in un giudizio la prende il Consiglio che demanda poi gli atti al sindaco. E se il consiglio di città metropolitana avesse deliberato di costituirsi in giudizio a favore di una discarica, ne sarebbe venuta fuori una bomba giornalistica.

C’è quindi anche un “mistero” amministrativo

Ed è proprio per questo che ho cercato fra le delibere del consiglio di città metropolitana la delibera con l’approvazione del mandato al sindaco a costituirsi in giudizio. Non la ho trovata. In compenso ho trovato un ordine del giorno del consigliere Alessandro Braga, il 61/2017, che è stato approvato dal consiglio.

dall’albo pretorio di Città metropolitana

Le fonti cui ho chiesto spiegazioni mi hanno riferito che con questa delibera il consiglio della Città metropolitana impegna il sindaco Beppe Sala a non costituirsi in giudizio nel procedimento al Tar di cui stiamo scrivendo. Non ho nessun motivo per dubitare delle mie fonti, ma il fatto sarebbe così clamoroso che ho chiesto a città metropolitana di inviarmi la delibera. Giusto per essere certa di quel che succede. Città metropolitana la ha inviata subito. Eccola.

Non lascia dubbi. Beppe Sala se ne è altamente “sbattuto le palle” della decisione del consiglio provinciale, cioè di una delibera dell’organo supremo della democrazia provinciale e città metropolitana si è costituita in giudizio al Tar disattendendo completamente l’impegno e l’indirizzo datogli dal consiglio provinciale. Alla faccia della Democrazia! Se qualunque altro sindaco di qualunque altro paese si fosse provato a fare altrettanto probabilmente sarebbe stato chiamato dal prefetto, che lo avrebbe obbligato recedere dalla decisione, usando la promessa di farlo decadere se ci riprovava. Chissà se il prefetto di Milano ha convocato Beppe Sala. Non lo so. Proverò a chiedere.

Beppe Sala proprio se ne sbatte

Proseguendo però bisogna sottolineare alcuni fatti. Non si è trattato di una questione politica. Sia i due sindaci, di Casorezzo e di Busto Garolfo, sono della stessa parte politica di Beppe Sala, centro sinistra, così come lo è il consigliere Alessandro Braga, che nella vita privata è un giornalista di radio Popolare. Quindi non è un dispetto fatto alla minoranza di Lega e Forza Italia in Provincia di Milano. Sarebbe stata una cosa esecrabile ma almeno si sarebbe inquadrata nell’ambito della contrapposizione politica. Invece, non trovo nessuna spiegazione sul motivo per cui Beppe Sala tratti il Consiglio, i consiglieri della sua maggioranza e i sindaci di centro sinistra della provincia di Milano come delle pezze da piedi.

Ho chiesto al consigliere provinciale Ettore Fusco ( Lega Salvini premier) se si ricordava della vicenda, che risale a 5 anni fa. Mi ha detto alcune cose interessanti: la prima è che nel 2020 la faccenda della costituzione in giudizio di città metropolitana non era passata completamente sotto silenzio. C’è un articolo che ne parla su Milanopost. L’altra è che Beppe Sala, nel consiglio provinciale di Milano è un fantasma. Non c’era e non c’è, e non se ne interessa. Quindi è probabile che qualcuno abbia deciso, al suo posto, di sbattersene delle decisioni del consigliò provicniale. Ha concesso troppo potere ai tecnici della provincia di Milano? Parrebbe di si.

Ipoteticamente cosa risponderebbe Beppe Sala alle mie domande?

Però la responsabilità dell’atto è personale del Sindaco Sala, non dei tecnici, specie ora che il Tar ha annullato le autorizzazioni che la città metropolitana aveva concesso. Diciamo che se ipoteticamente dovessi andare da Beppe Sala a chiedere a bruciapelo perchè ha dato mandato ad un avvocato di costituirsi in giudizio a fianco della Solter, a favore del tentativo di fare una discarica di rifiuti a Busto Garolfo e a Casorezzo, quando il suo consiglio provinciale gli aveva dato ordine e impegno di non farlo, mi chiederebbe “cos’è un Casorezzo?”.

Poi, sempre ipoteticamente, per cavarsela, mi direbbe che è una questione ed un obbligo tecnico. Ci sono molte poche probabilità che io abbia l’occasione di fare questa domande a Beppe Sala. Ho fatto una richiesta di una dichiarazione scritta. Vediamo se risponde, ma non ci credo molto. Funziona che “passata la festa è gabbato lo santo”. Il Tar ha effettuato la sentenza dopo 5 anni. Molti la considerano una vicenda dimenticabile.

Da quanto ho capito, la non considerazione della delibera 61/2017 è stata liquidata con la dichiarazione di doversi costituire in giudizio per un obbligo tecnico. Ma nel caso dei ricorsi al Tar non esiste obbligo. Anzi, secondo me, se l’ente pubblico dà una autorizzazione in un procedimento che sa già molto contestato, e di cui si prevede che ci saranno dei ricorsi al Tar e al consiglio di Stato, non gli conviene costituirsi in giudizio per difendere la propria posizione.

Anzi, non dovrebbe esserci una posizione su un’autorizzazione. Non si sa come vanno a finire i ricorsi. Se l’Ente non si costituisce, e il tar gli dà ragione, l’Ente risparmia i soldi delle spese legali. Se invece, come è successo, il tar annulla le autorizzazioni e compensa le spese, se non ci si è costituiti non si spende nulla e si può mantenere una posizione neutra sui fatti. Inoltre non c’è la possibilità di richiesta dei danni da parte di un’azienda che perde un ricorso al tar dopo che gli era stata concessa un’autorizzazione da un ente pubblico diverso da quello che ha promosso il ricorso.

Non è finita

Temo che la risposta sui motivi che hanno spinto Il sindaco ad ignorare la delibera del consiglio possa darcela solo lui. Così com’è al momento sembra che a Beppe Sala vada bene fare le discariche di rifiuti in provincia di Milano rovinando l’ambiente di tutti e non fa una figura democraticamente accettabile. C’è però un altro capitolo. Uno dei ricorsi presentati dal Parco del Roccolo non è stato accettato dal Tar, ed ora si trova davanti al Consiglio di Stato. Anche in questo caso Città metropolitana si è costituita in giudizio, contro il Parco del Roccolo.

Si, insomma, il sindaco sala, legale rappresentante di Città metropolitana, ci tiene proprio tanto a fare una discarica di rifiuti in un parco protetto, che compone la cintura verde di Milano, cioè che produce l’ossigeno che respirano anche i milanesi, e dove vanno a fare le passeggiate in mezzo alla natura, magari in bicicletta. Nell’altomilanese abbiamo tante belle piste ciclabili. Una passa proprio a fianco delle cave di Casorezzo, dove città metropolitana tiene così tanto a fare la discarica di rifiuti.

Sulla vicenda

Su Co notizie, però, potete trovare diversi articoli che nel tempo, dal 2014 ad oggi, raccontano tutte le fasi di questa Battaglia per l’ambiente dalla Lombardia effettuando una ricerca oppure seguendo i link. il primo articolo che pubblicammo sulla vicenda risale al 2014, quasi dieci anni fa, e riguarda la battaglia con cui si impedì la costituzione di una discarica di amianto. Fu vinta dall’alleanza fra la Regione Lombardia, i cittadini, i comitati per l’ambiente e i Comuni dell’altomilanese.

Poi però nacque il progetto per seppellire nelle cave dei rifiuti ed è ancora questa battaglia che prosegue e che oggi ha registrato una vittoria dei Comuni e del parco del Roccolo. Infatti le cave in questione si trovano proprio in mezzo all’area protetta.

Nota della redazione
I giornalisti di Co Notizie News Zoom lavorano duramente per informare e seguono l'evoluzione di ogni fatto. L'articolo che state leggendo va, però, contestualizzato alla data in cui è stato scritto. Qui in basso c'è un libero spazio per i commenti. Garantisce la nostra libertà e autonomia di giornalisti e il vostro diritto di replica, di segnalazione e di rettifica. Usatelo!Diventerà un arricchimento della cronaca in un mondo governato da internet, dove dimenticare e farsi dimenticare è difficile, ma dove la verità ha grande spazio.

Articolo aggiornato il 16/01/2024 17:04

Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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Testata registrata presso il Tribunale di Milano n. 47/2020 del 3/06/2020 Direttore responsabile Ilaria Maria Preti
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