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Guerra Ucraina – Russia per il Donbas. Visioni da questa parte del tubo del gas

Siamo nei guai. La guerra del gas fra Russia e Ucraina si sta svolgendo sul territorio del Donbas, delle due repubbliche di Donetsk e Luhnask, ormai riconosciute da uno stato sovrano e potente, dal parlamento e della confederazione della Russia, e quindi reali. Hanno un protettore potente e già domani potrebbe arrivare il riconoscimento da parte della Siria, e quello della Bielorussia. Sono le forze del patto di Varsavia. E’ tutto il giorno che l’autostrada fra Donetsk e Gorlovka è investita dai bombardamenti da parte dell’esercito dell’Ucraina.

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bombardamento dell’autostrada Donetsk Gorlovka 22 02 2022

Lì, sul confine appena disegnato fra le due nuove repubbliche e l’Ucraina c’è la Guardia nazionale ucraina, formata dai veterani della guerra del 2014. Dalla parte del Donbas ci sono i combattenti della Guardia nazionale del Donabas che rispondono al fuoco, sostenuti dai carrarmati e dagli addestratissimi uomini dell’esercito russo. Ognuno dei due schieramenti mira a far più danni possibile. La città di Donetsk è stata evacuata dai civili già da questa mattina, raccontano alcune notizie ricavate da messaggi sulle chat Telegram. E’ la linea del fuoco, il fronte.

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Il confine dov’è?

Se guardiamo i fatti dalla parte dell’Ucraina, che non riconosce il diritto delle due repubbliche all’indipendenza, o a scegliersi l’alleanza che preferiscono, gli Ucraini stanno bombardando una parte del loro territorio, non ancora invaso dai russi. Se la guardiamo dalla parte degli abitanti di Donetsk, stanno difendendosi e chiedendo aiuto ad un alleato, la Russia, per essere difesi da un’invasione Ucraina.

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Se la guardiamo dal punto di vista della Russia, stanno correndo a soccorrere un alleato che è stato aggredito e a difendere un metanodotto, un tubo del gas, un’infrastruttura strategica, che hanno finanziato e costruito i russi.

Proviamo a guardare questa guerra dal punto di vista dell’Italia

L’Italia è dall’altra parte del tubo del gas, alla fine. Se vince l’Ucraina non vedremo più arrivare un alito di gas, perchè la Russia chiuderà i rubinetti. Se vince la Russia, probabilmente non vedremo più un alito di gas, perchè l’Italia è alleata con la Nato e con gli americani che, a loro volta hanno deciso di difendere l’Ucraina, e quindi la Russia chiuderà i rubinetti.

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Quindi alla parte industrializzata ed economicamente vivace dell’Italia, che usa tanto gas e non lo vuole pagare uno sproposito, converrebbe aver amica la Russia e il suo gas, qualunque cosa succeda nel Donbas. Mentre allo Stato Italiano, ai politici e ai burocrati conviene tenersi buona la Nato, cioè gli americani, che garantiscono sicurezza e che, dalla posizione strategica dell’Italia, non potrebbero mai essere battuti.

Se non fossi quella donna ingenua che sono, penserei che siamo sull’orlo di un altro 8 settembre. Non badate troppo alle mie analisi, però, perchè non è per niente detto che io abbia ragione, anche se la storia, maestra e che tende a ripetersi, mi suggerisce che non c’è 2 senza 3. Infatti alle 19.15 le agenzie di stampa hanno battuto diversi lanci. ” i 27 stati dell’unione Europea sono concordi sulle sanzioni alla Russia”, “Borrell. Colpiranno duramente la Russia”, “Di Maio: Italia erogherà aiuti finanziari all’Ucraina”, “Nato: Russia pronta per attacco su larga scala”. Vedremo domani cosa ci sarà sotto il sole. Speriamo ci sia il sole e che non sia necessario accendere il riscaldamento.

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I bombardamenti nel Donbass

Torniamo a ciò che sta succedendo in queste ore in quelle lande di cui pochi conoscevano il nome fino alla settimana scorsa: la regione del Basso Don, che oggi è diventata 2 repubbliche indipendenti alleate della Russia. Non si riesce a sapere troppo di ciò che succede sul fronte ucraino. Da mezzogiorno sul lato ucraino del nuovo confine vola un aereo che maschera il trasponder, a circa 16mila metri di altezza. Sulla zona non passano altri aerei.

I soldati ucraini sono più silenziosi, parlano solo ucraino e nelle chat scrivono in cirillico. Sto cercando delle fonti attendibili, non propagandistiche, della loro visione dei fatti, dei luoghi in cui si sa sparando, ma è un’operazione difficile. C’era un italiano, su quel fronte, ma lo hanno arrestato. Dal lato del Donetsk ci sono invece dei giornalisti italiani, e alcuni soldati, famosi sui social, italiani, che mostrano da tempo immagini innegabili della guerra in atto. La fonte migliore, non potendo essere là in prima persona, è sicuramente il giornalista Vittorio Nicola Rangeloni che ha un suo canale telegram.

Abbiate pazienza. I giornalisti come me, specie se donne e non proprio scattanti, hanno difficoltà a trovare chi li assicura se scrivono di cronaca nera, figuriamoci se avessero l’ambizione di andare in uno scenario di guerra per raccontare cosa sta succedendo dove il rischio di perdere la vita, o di rimanere ferito, è alto. Ammirate quindi il coraggio del fotografo nella foto e nel video.

Io, per potervi raccontare di persona i fatti che succedono durante una guerra dovrò attendere sia la guerra a venire da me. Non è però così impossibile. C’è qualche possibilità di trovarsi nella stessa situazione in cui si trovano gli abitanti di Donetsk, o del resto dell’Ucraina, se chiudono il rubinetto di quel tubo del gas che arriva dalla Russia.

Esplosioni

Alle 23.27 del 22 febbraio, è giunta la notizia di una grande esplosione a Donetsk, nella zona dove si trovano gli impianti della televisione locale. E’ strategicamente logico. Si mira sempre ad interrompere le trasmissioni delle informazione del nemico. Speriamo che non ci fosse nessuno.

Biden in punta di piedi o punta i piedi?

Il presidente degli Stati Uniti ha detto, intorno alla 1 di questa notte, ora Italiana, che non parteciperà ad un summit con Putin. Lo ha detto il portavoce la portavoce della Casa Bianca Jen psaki poco dopo che il segretario di stato americano Blinken aveva cancellato incontro col ministro degli Esteri Russo Serghiei Lavrov , che ha previsto per il prossimo giovedì. ” La diplomazia non può avere successo a meno che si non cambi corso” ha detto ribadendo che la condizione per un Summit fra i due leader è la de-escalation russa, sottintendendo il ritiro delle truppe dell’armata rossa.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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