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Milanoe i pull up. Lo scorso 2 ottobre, in largo Gavirate, zona San Siro, dei ragazzini minorenni si erano intrufolati nella festa di fine anno del liceo Vittorio Veneto e hanno trasformato la festa in un inferno, in cui alcuni studenti sono rimasti gravemente feriti. Oggi la notizia che la polizia di stato ha arrestato i responsabili, 3 ragazzini minorenni. Due di loro sono stati portati in una struttura penitenziaria, il terzo in una comunità rieducativa.
Era la sera del 2 ottobre 2021 quando diversi residenti nella zona di largo Gavirate avevano chiamato il Nue 112. In strada stava succedendo l’inferno. Durante la tradizionale festa studentesca del liceo scientifico Vittorio Veneto si erano resi conto che un gruppo di ragazzini stava aggredendo gli studenti.
Anche alcuni dei partecipanti alla festa avevano chiamato il 112. Il metodo era quello del pull up: prima le provocazioni, e poi l’aggressione con lo scopo di rapinare le vittime di catenine, braccialetti e dei telefoni cellulari. Alcuni dei ragazzi erano riusciti a fuggire ma erano stati raggiunti e violentemente aggrediti, prima di riuscire a raggiungere la fermata della metropolitana.
Gruppo di ragazzi aveva anche lanciato delle bottiglie di vetro verso alcuni studenti una di queste si era rotta e aveva colpito al Volto un giovane, ferendolo gravemente provocandogli uno sfregio permanente. Un altro ragazzino allora ho dovuto ricorrere alle cure mediche a causa delle botte prese
Sul posto sono intervenuti gli agenti del commissariato Bonola che hanno raccolto le testimonianze ed effettuato Le prime indagini sul nuovo con successivamente delle telecamere che potevano aver ripreso le aggressioni e le scene di violenza. Le indagini successive sono state condotte dalla squadra mobile della polizia di Milano. Identificazione degli autori è stata possibile anche grazie alla collaborazione delle vittime e di altri studenti presenti alla festa che hanno riconosciuto alcuni degli aggressori che facevano parte del gruppo.
Questa mattina la Polizia di Stato di Milano ha eseguito l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice delle indagini preliminari Presso il tribunale per i minorenni di Milano, che ordinava l’arresto di tre minorenni e che si basa in quanto scoperto durante le indagini coordinate dal Procuratore dottor Ciro Cascone.
Due dei ragazzini sono stati portati in un carcere minorile. Il terzo è stato forse considerato leggermente più recuperabile ed è stato portato in una comunità rieducativa. Sono accusati di aver commesso rapine aggravate, sfregio permanente al volto, lesioni aggravate e furto. In questi casi si può dire che le possibilità di avere una vita felice, onesta e serena sono finite prima ancora che la loro stessa vita stessa cominciasse.
Durante gli arresti sono state eseguite anche le perquisizioni delle abitazioni degli arrestati che hanno consentito di sequestrare a carico di uno di loro un orologio e delle collanine verosimilmente oggetto di altre rapine per le quali sono in corso ulteriori indagini: alcuni di loro, infatti, avrebbero ripreso con il cellulare le vittime dopo le aggressioni, condividendo alcune immagini sui social media.
La procura, l’unica che può diffondere lei notizie, non ha diffuso la nazionalità dei ragazzini arrestati. Non abbiamo quindi una fonte certa, e ufficiale, che ci dice che sono marocchini o originari del Marocco, o comunque del nord Africa. Si tratta di minorenni e proteggerne l’identità anche se sono cresciuti come bestie selvagge invece che come bravi ragazzi, è giusto. Non ne facciamo il nome nè diamo elementi per identificarli, ma non possiamo nemmeno nascondere il fatto che il fenomeno del pull up sia ormai inquadrabile fra i giovani nordafricani , spesso nati in Italia.
Io spero una cosa: il prossimo 7 febbraio, alle 13, il ministro dell’interno Lamorgese parteciperà alla riunione settimanale del consiglio provinciale della sicurezza di Milano, in prefettura. Non vorrei mai dover scrivere, dopo tale incontro, che la sua preoccupazione principale come ministro dell’interno è quella di impedire che sia diffusa nelle notizie la nazionalità di chi commette questi atti brutali, che è invece un fatto rilevante dato che è in atto un fenomeno specifico palese. Però, se questo sarà l’idea del ministro Lamorgese, lo scriverò.
Il fenomeno dei pull up io lo ho già conosciuto. Aveva però un altro nome. Sono cresciuta nei quartieri tra Cesano Boscone e Corsico negli anni ’70 e 80. Sono passati più di 50 anni. Noi avevamo la “banda dei Lavagnesi”, cioè i figli dei delinquenti condannati per mafia, camorra e ‘ndrangheta che erano in domicilio coatto al Quartiere Lavagna di Corsico.
Questi ragazzini, fra i 10 e i 15 anni, organizzavano spedizioni violente al quartiere Giardino di Cesano Boscone, che confinava, per picchiare e rubare giocattoli e biciclette ai ragazzi e ai bambini, comprese le bambine. Venendo da famiglie per bene e oneste , ed essendo bene educati, ci abbiamo messo un po’ a reagire. Si piangeva e si correva dai genitori, che molto raramente denunciavano.
Poi però ci siamo stufati di subire. Abbiamo cominciato ad organizzarci in bande anche noi ragazzini per bene del quartiere Giardino. Ricordo che avevo una bella vestina rosa a fiori, la cui gonna pareva fatta apposta per raccogliere e contenere abbastanza munizioni. Sistemavamo delle vedette e quando si vedevano arrivare i gruppi di ragazzi lungo la via Curiel, a Corsico, diretti in via Betulle, a Cesano Boscone, partiva il grido di allarme: “Arrivano i lavagnesi”. La gonna della mia vestina si riempiva velocemente di sassi. Erano dei bei ciotoli di ghiaia di poco più piccoli di una mela.
Lasciavamo che i lavagnesi tentassero di scavalcare la cancellata e appena erano in cima, occupati a tenersi con le mani per passare dall’altra parte, li tempestavamo di sassate. Ero infallibile e miravo alla testa. Quando c’ero io, battevano velocemente la ritirata. Non ho idea di quanti ne ho mandati in ospedale e se ne ho ammazzato qualcuno.
Erano tempi in cui non si badava a queste cose, fino a che qualcuno non rimaneva morto sul posto, e nessuno ha mai controllato le impronte digitali sui sassi lanciati dai ragazzini. Però posso dire non è stato un bel modo di passare l’infanzia e adolescenza, e che si trattava di un fenomeno sociale di cui nessuno si è occupato e che non si è ancora risolto. Anzi, oggi è diventato più grave.
La colpa di quel disastro? Non ho mai avuto dubbi: era di chi aveva inventato i domicili coatti. La colpa di quando succede oggi a Milano? Nemmeno in questo caso ci sono dubbi: è di chi non si è opposto all’immigrazione di delinquenti, che a loro volta hanno avuto e cresciuto dei figli delinquenti.
Articolo aggiornato il 22/08/2022 22:48