Occhiali spaziali: innovazione e tecnologia dalla Terra allo spazio al Centro Ottico Rossini & Licciulli di Parabiago
A Parabiago, al centro ottico Rossini & Licciulli , che si trova al numero civico 44 della statale del Sempione,
Milano. Sabato 27 novembre alle ore 17 presso l’Atelier Laganà del Vicolo dei Lavandai a Milano, Matteo Laganà, Elena Rede, Marika Laganà, Italo Corrado propongono MEMI organizzato con l’associazione culturale Amici delle Sempiterne, presieduta da Simona Fontana. L’ atelier, ubicato nel cuore di una milanesità senza tempo, si trova proprio di fronte al lavatoio, già riconosciuto monumento nazionale, che rappresenta un passato da divulgare.
Proprio qui si conserva la memoria e nasce l’ispirazione per i quattro artisti: la via d’uscita da questo momento storico delicato è la luce dorata che scaturisce dalle loro opere. Un’emanazione che ci accompagnerà al Santo Natale. A pochi passi da qui, di fatto, si può visitare la basilica di Sant’Eustorgio in cui risuona il culto dei Re Magi.
L’importanza della funzione sociale delle “fontane” dei lavatoi anche in questo periodo storico è stata sottolineata dallo scrittore Paolo Pellicini nel libro ” Risveglio” edito da qualche giorno da Flamingo di Bellinzona. Proprio in questi giorni esce il nuovo Catalogo d’Arte Moderna (57ima edizione) proposto da Editoriale Giorgio Mondadori che conferma Elena Rede tra le maggiori esponenti della scultura internazionale e la sua opera in fruizione lo mostra. QUAE FATO MANENT, di Elena Rede è un bronzo in esemplare unico (cm 41×27,5×31 2016).
Ogni milanese si riconosce e si commuove dinnanzi alla Montmartre meneghina di Matteo Laganà, scenari preziosi dalle cromie familiari in cui la memoria si preserva. La sua è una narrazione dell’anima di Milano, della sua espressione più pura, che ne serba la forza secolare. L’opera in allegato di Matteo Laganà è Notturno in piazza Fontana.
Elena Rede, Direttore Artistico dell’esposizione che ha avuto luogo a Sanremo all’Hotel Miramare the Palace, ha scelto di affiancare alle sue opere quelle di Italo Corrado e di Marika Laganà. Proprio per questo gli artisti si sono ritrovati in questo contesto con “Luce”, una resina di Marika Laganà (“Luce” resina e acrilico su tela 100 x 70 2021) e un quadro di Italo Corrado che ci riporta ad un’Alba Dorata che appartiene alla raccolta “Oltre confine” di Paolo Pellicini.
Nel cuore della milanesità più pura, quella rappresentata dai Navigli, resta intatta la memoria di generazioni che hanno voluto affidare all’acqua la loro economia. Durante il periodo medievale, del resto, i navigli con il loro grande abbraccio liquido rappresentavano una difesa del borgo cittadino. A questi stupendi corsi d’acqua, i milanesi hanno affidato ciò che a loro stava più a cuore, la fabbrica del Duomo, i pregiati blocchi di marmo che dal lago Maggiore raggiungevano il Duomo per edificare la cattedrale alchemica.
E uno di questi preziosi luoghi della memoria è proprio rappresentato dal Vicolo dei lavandai ( El viculin di lavandèe) dichiarato monumento nazionale, uno dei pochi vecchi lavatoi di pietra superstiti sui Navigli. Una piccola roggia era il luogo in cui i lavandai sciacquavano i loro panni; coloro che si impegnavano di più, però, erano le lavandaie, che anche nel freddo inverno, lavavano sui loro brellin, panchetti di legno con impugnatura, arnese indispensabile che veniva posato dietro la preja, lastra di pietra su cui sbattevano e torcevano la biancheria.
Anche sotto la coltre immacolata della neve, amavano utilizzare lo scaldin, recipiente di latta pieno di brace e, quando le temperature erano più rigide, si scaldavano con la zaina, un buon quartuccio di grappa. In questo luogo si recavano anche le lavandaie delle ricche famiglie milanesi che necessitavano di cambiarsi d’abito molto spesso specialmente durante la stagione estiva.
Articolo aggiornato il 23/08/2022 01:22