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Vanzaghello (Mi). È tempo del primo bilancio della Guardia Nazionale a Vanzaghello. E’ infatti da poco passato il primo anno di servizio in convenzione con il Comune dell’ associazione operativa di protezione civile (parte della colonna mobile) riconosciuta per l’ art.28 l.r. 5/16.
Ne parlo in prima persona per due ragioni. La prima è che sono una dei volontari che prestano servizio nella Guardia Nazionale. La seconda è che ho seguito passo passo tutto il percorso di successi, e anche di difficoltà, della presenza della GN a Vanzaghello (Mi).
Nel 2019 sono venuta per la prima volta a Vanzaghello, a vedere la sede in stazione e a fare il primo giro di valutazione. Si parlava già da qualche tempo di Vanzaghello, nella nostra associazione. Il covid non aveva ancora cambiato le nostre vite. Quando però ne parlavo ad amici che fanno parte delle Forze dell’ordine mi mettevano sull’avviso con frasi simili: ” Sta attenta. Non vi conviene. Lì la situazione è dura. Lo è anche per noi professionisti. Sarà un lavoro infame. Gli spacciatori sono troppo insediati”.
In effetti il primo giro di Vanzaghello è stato proprio “incoraggiante”. Nel parco di via Piave siamo stati accolti da un signore che era seduto ai tavoli da picnic. Era solo e quando ci ha visti arrivare ci è venuto incontro, poi qualcosa del nostro aspetto, anche se non eravamo in divisa, deve avergli suggerito di desistere. Ha virato ed è andato a sedersi poco distante, sull’erba bagnata.
Nel parco Mariano della Madonna in Campagna ce n’era un altro. Un ragazzo nordafricano era in piedi vicino all’ultima cappella in fondo, con in mano un sacchetto di plastica. Si è animato tutto quando ci ha visto arrivare ma anche in questo caso dopo pochi secondi ha preferito ritirarsi, nascondendosi dietro la cappella.
In stazione ferroviaria era anche peggio: gli scambi fra droga e denaro erano continui, alla luce del sole, generalmente al pomeriggio e mancava solo che piantassero un banchetto espositivo. C’erano appena stati degli scippi in paese, e dei raid notturni e indistinti di furti. Una bella sfida per la prevenzione.
I locali del bar in Stazione, che sarebbero dovuti diventare la nostra sede operativa, erano un disastro. Da forse 5 anni non ci entrava più nessuno. I Pavimenti erano così sporchi e neri che sembrava di poterci rimanere attaccati, i mobili del bar sembravano belli, ma si sono dimostrati inutilizzabili. Il legno era così marcio che restava in mano. Non c’era il riscaldamento, e nemmeno la luce. Un paio di rubinetti però davano l’acqua.
Dopo un anno non vedo più spacciatori liberi di girare in stazione, nei boschi e nei parchi. Mi pare che gli abbandoni di rifiuti siano diminuiti drasticamente e che si sia diffusa una maggior consapevolezza del codice della strada e del significato delle sue regole. Lo vedo solo io?
Per me è un successo, ma penso si possa migliorare ancora il prossimo anno. Naturalmente con l’aiuto e la partecipazione della gente di Vanzaghello che se la sente di affrontare il percorso che proponiamo, che non è facile, ma nemmeno impossibile.
Durante il primo lockdown eravamo impegnati nei servizi dell’emergenza sanitaria, ma con l’estate 2020 abbiamo iniziato a mettere mano alla sede operativa di Vanzaghello. Intanto si è pensato a come far capire chi siamo e che avremmo creato qualche problema a chi credeva di non averne nel delinquere. Ci abbiamo messo tutte le vacanze estive per rendere accettabilmente vivibili i locali.
Oggi, ottobre 2021 non si possono ancora definire finiti, ma sono comodi, puliti, ben attrezzati e utili. Intanto tra i binari e la biglietteria lo spaccio di droga è diventato subito più discreto fino a sparire. C’è gente in divisa sempre presente in Stazione e i delinquenti esperti hanno presto compreso che era meglio non correre rischi. Ora diradano le visite e scelgono di scendere in altre stazioni ferroviarie. La notizia dell’arrivo della Guardia Nazionale a Vanzaghello è girata molto velocemente. Il 4 settembre 2020 firmammo la prima convenzione, ed è in quel momento che è iniziato il nostro lavoro.
Il progetto sulla prevenzione nella sicurezza in un paese non semplice. Non sono molte le associazioni di volontariato che hanno le caratteristiche della Guardia Nazionale. Si contano sulle dita di una mano. I volontari che ne fanno parte devono seguire un programma di formazione piuttosto intenso e lungo e non tutti i volontari che entrano nella Guardia riescono a portarlo a termine prima di essere liberati dal servizio. Ci vogliono, insomma, anni. E’ un bell’investimento di tempo, ma è anche entusiasmante, altamente formativo e divertente.
Vanno formati i volontari, va spiegato cos’è e come si comporta la Guardia Nazionale. Vanno spiegate le leggi in vigore e il perchè è necessario indossare le divise e i DPI durante i servizi. Vanno trovate le persone giuste, che abbiano voglia di fare un percorso formativo lungo, alle volte difficile, in un ambito delicatissimo in cui non va bene sentirsi rambo, perchè non siamo rambo, e non va bene essere dei timidoni, dove non ci si può lasciar intimidire, ma in cui bisogna far attenzione a non intimidire.
I confini di azione sono stretti. Rispettano la legge in ogni suo aspetto, e bisogna averli sempre ben presenti. Bisogna decidere alla svelta, in campo, di quale caso si tratta e fino a che punto si può agire. Capire quando chiamare il Nue 112, quando ritirarsi e che durante una emergenza il tempo non conta. Non si va via fino a che non è finita o fino a che un pubblico ufficiale o un superiore non ci libera dal servizio.
Senza togliere nulla alla figura del nonno civico, noi non siamo nonni civici. Chi sceglie di fare il volontario della Guardia Nazionale sa che operativamente ha un sistema gerarchico in cui chi ha le insegne di qualifica più alte decide e comanda. Sono insegne che si conquistano sul campo, nel vero senso della parola, legate all’esperienza che ogni volontario matura negli anni. Non ci si fida di stellette o barrette, ci si fida dell’esperienza che quelle barrette o stellette testimoniano.
Non è un corpo militare, ma è comunque una odv (organizzazione di volontariato) di persone organizzate e formate, che sanno che certi risultati non si raggiungono in un giorno e nemmeno in un anno, ma solo con tanta costanza, pazienza e duro lavoro. Non tutti i volontari completano il percorso formativo. Per chi continua ci sono grandi soddisfazioni. Chi decide di smettere dopo un aver provato, qualunque sia il motivo o il tempo, porta con sè l’esperienza forte del senso civico che si spera si diffonda ampiamente nella società.
Articolo aggiornato il 05/10/2021 13:18