Accoltellato alla gola e ucciso al quartiere Giardino, Cesano Boscone. si costituisce il colpevole
Ucciso al Quartiere Giardino. Alle 16:40 circa, a seguito di segnalazione al 118, i militari della Stazione di Cesano Boscone e del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Corsico sono intervenuti in via dei Tigli, al quartiere Giardino, a Cesano Boscone, dove era stata segnalata la presenza di un uomo accoltellato alla gola ed in gravi condizioni.
L’uomo soccorso è un italiano 36enne, è stato soccorso e portato, in codice rosso, al pronto soccorso dell’ospedale Niguarda a Milano. Era già in gravi condizioni. E’ morto poco dopo il ricovero, a causa delle ferite. Le indagini dei Carabinieri di Corsico e del Nucleo Investigativo di Milano sono in corso. Da primi accertamenti che hanno effettuato, l’omicida si è dato alla fuga subito dopo aver colpito il 36enne.
A pochi metri da dove è morto Djalla nel 2018 e proprio dove fu rapito nel 1978 Augusto Rancilio
Solo chi conosce bene la zona sa che il punto in cui si è verificato questo omicidio è a pochi metri da dove è avvenuto nel 2018 un altro efferato e terribile delitto: l’omicidio di Assane Diallo. E’ giusto dall’altra parte della strada, dove il territorio di Cesano Boscone, con il quartiere Giardino, confina con quello di Corsico, il quartiere Lavagna e dove la via dei Tigli, dopo l’incrocio, diventa via Curiel.
Nei palazzi che vedete nella foto, il 2 ottobre del 1978, quando erano ancora un cantiere in costruzione, fu rapito dalla ndrangheta l’architetto 26enne Augusto Rancilio, figlio dell’allora proprietario del quartiere Giardino, Rancilio.
La stazione dei carabinieri di Corsico è posta strategicamente dopo quell’incrocio, in uno dei quartieri più difficili di tutta la città metropolitana di Milano.
Non è difficile immaginare che i militari scopriranno velocemente il colpevole. Sarà la vita stessa della vittima a parlare di chi lo ha aggredito e ucciso.
Il colpevole si è costituito
Nella tarda serata di ieri, i carabinieri della Compagnia di Corsico hanno arrestato, con l’accusa di omicidio aggravato, Mongi, un pluripregiudicato 56enne tunisino, che vive fra Cesano Boscone Vecchia, cioè il nucleo storico di Cesano Boscone, che confina con il quartiere degli Olmi, che si trova sul territorio di Milano. Mongi si è presentato in caserma alle 23, e ha confessato. Non sapeva se la sua vittima era viva o morta, ha spiegato che non era pentito e che aveva difeso la madre di suo figlio.
Ancora una volta un omicidio per motivi passionali, fra pluripregiudicati
Questa volta la vittima non è una donna, come non lo era nel caso dell’omicidio di Assane Djallo. Il motivo è comunque quello passionale, maturato in quei quartieri, dove il bene il male vivono a stretto contatto, spesso sullo stesso pianerottolo. Lei è una donna di 39 anni, italiana, madre di un ragazzino di 13 anni, il cui padre è Mongi.
Il tunisino è in Italia dal 1978, usa diversi alias, ha passato 25 anni dei suoi 56 anni in carcere. Condanne accumulate per storie di droga spaccio e furti. La vittima Luigi Danesi, 36 anni, è il nuovo marito della donna. Si sono sposati 3 anni fa mentre lui era in carcere a Opera, condannato per reati sempre relativi allo spaccio e alla droga. i due uomini sembra non si conoscessero
Danesi e la donna stanno separandosi. Lei abita lì, al Bosco 1 del quartiere Giardino. Il primo racconto è della donna, che ha chiamato il 118, che è stato raccolto dai carabinieri che stanno conducendo le indagini. Lei prima racconta che aveva assistito all’omicidio dal balcone, poi ritratta e dice che era in corso un discussione con Danesi, finita anceh in una aggressione. l’uomo e la donna erano sul vialetto che porta ai palazzi da via delle Magnolie. Danesi era arrivato da lei in taxi, pare volesse dei soldi. Mentre stavano litigando, dalla Piazzetta, dove c’è il supermercato del quartiere, è arrivato il tunisino.
Quando Mongi si è costituito ha raccontato di aver sentito gridare la donna e di essere intervento. Dice ai carabinieri di aver aver recuperato il coltello da un nascondiglio nel giardino condominiale e di aver tagliato la gola all’avversario e poi di essersene andato
Quartiere Giardino: quel posto dove invece delle ortensie crescono i coltelli (e i mitra)
Sono cresciuta fra quei palazzi, e conosco molto bene la geografia degli stellari e dei lineari dei vari boschi. Un tempo la zona malfamata era bosco 3. Bosco 2 era quello delle persone per bene, e a bosco 1 e bosco 4 c’è erano ancora cantieri in costruzione. In un pomeriggio del 1973 mentre si giocava tra via Acacie e via Betulle, un ragazzino del gruppo trovò un mitra. Lo ricordo ancora che lo mostrava come se avesse trovato un tesoro, e non lo volava dare a nessuno. Ricordo sua madre che glielo aveva portato via dalle mani e ci aveva guardato dentro, scuotendolo, per “vedere se era carico”. Non lo era.
La sera prima c’era stato un inseguimento e gli inseguiti lo avevano probabilmente buttato dal finestrino. Non seppi mai chi fossero. Quindi posso dire che trovare delle armi nascoste nei cespugli del quartiere Giardino non è impossibile. E’ già successo almeno un’altra volta, nel 1973. Invece, tenere lì un coltello con una lama lunga 20 centimetri e sapere di ritrovarla perchè serva allo scopo esattamente quando è utile, è improbabile. Se il coltello fosse stato in un cespuglio, qualunque ragazzino nato nel quartiere l’avrebbe trovato e se lo sarebbe preso. Al momento della lite, il tunisino avrebbe cercato invano il coltello e la vita di Danesi sarebbe stata salva.
E’ morta una persona
Secondo me, in questa storia non tutto potrebbe essere ancora chiaro. Mi spiace di aver fatto un po’ di ironia nera, sulla questione dei coltelli e delle armi. Per quanto le vite dei protagonisti potrebbero non essere perfette uno è morto, l’altro in prigione, e un’altra probabilmente è disperata. C’è anche un ragazzino che ha vissuto una tragedia che non meritava di vivere. A 13 anni, in quel quartiere, non si è più bambini, ma io penso che in questo momento la vittima sia proprio quel ragazzino di cui non si parla, che spero riesca ad uscire dalle logiche di violenza e per cui spero un futuro più bello e tranquillo di quello dei suoi genitori.
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