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Rho. Dopo circa due mesi effettivi del trasferimento della struttura del CPS-CDD dalla sede di via Beatrice d’Este di Rho, luogo vivibile e libero, all’ospedale di Passirana, luogo chiuso e anonimo, ci sono ancora molte perplessità che fanno nascere domande ma che non trovano risposte. La presidente dell’associazione INCONTRHO, associazione nata nel 2002 da un gruppo di familiari di pazienti del CPS a cui si sono aggiunti cittadini sensibili a questa problematica, Chiara Vassallo ci racconta “I dieci comuni del territorio che usufruiscono del CPS come luogo di cura dovrebbero essere più agevolati per il raggiungimento del posto, considerando che ci sono genitori ottantenni che devono fare avanti e indietro per accompagnare figli di cinquant’anni.”
“I nostri volontari cercano di sopperire a questa problematica, ma non è facile, riusciamo qualcuno a portarlo, ma una soluzione vicino alla stazione sarebbe l’ideale.” Il tutto per dare più autonomia ai cittadini affetti da patologie psichiche, non uso il termine pazienti che non ritengo appropriato, altrimenti non si raggiungerebbe l’obiettivo nato con la legge Basaglia “Aprite e uscite, con l’indicazione di portare la Salute Mentale nel territorio proprio con la fondazione dei Centri Psico Sociali, ambulatori sulla città, dove non ci fosse più l’isolamento del paziente psichiatrico in ospedale, ma in città, con una rete e un sistema, un dialogo di un dentro e fuori come correnti che si incontrano nella città.
Dove non c’è più un ‘sei dentro’ , ma tu sei ‘in’, in un contesto cittadino di accoglienza e di normalità.” Quella era la strada per la cura, oltre ai farmaci. “Chiudere un CPS dentro un ospedale è fare un passo indietro, una cosa che va contro ogni principio della Riforma della Salute Mentale.” conclude con queste parole la presidente Chiara Vassallo.
Riporto ora qualche stralcio del loro documento “Il CPS che vogliamo”: SPAZIO DEDICATO ALLA SALA D’ATTESA: un CPS che sappia accogliere, dove c’è sempre qualcuno che sorride e dica buongiorno nonostante sia preso dalle incombenze del lavoro. La prima accoglienza, anche telefonica, è fondamentale per ogni servizio ma lo è in particolare per la salute mentale. La figura dell’ESP (esperto tra pari ovvero utente con esperienza) in questo snodo del servizio si sta dimostrando efficace.
Per la funzione ambulatoriale (visita o assunzione della terapia) occorre una sala di attesa con strumenti atti all’accoglienza confortevole, intesa come conforto strutturale e umano. Almeno 25 mq studiati nei dettagli, dagli arredi ai colori delle pareti, per accogliere le ansie e le paure del paziente e/o del suo famigliare. Le sale d’attesa potrebbero opportunamente essere distinte in due percorsi/corridoi diversi: uno per il servizio rivolto ai giovani e uno rivolto invece agli adulti e alle persone cronicizzate. Ovviamente il tutto realizzato su base funzionale e non con evidente “discriminazione” tra chi è cronico e chi no.
TAG è l’acronimo di Team Accesso Giovani. Un progetto innovativo che si rinnova di anno in anno e di cui, visti i risultati di successo ottenuti, vogliamo superare la precarietà. Questa sperimentazione è servita a prendere intensamente in carico i molti giovani che afferiscono al CPS. L’equipe di TAG è composta da psichiatra, psicologo, assistente sociale, educatore, infermiere.
Vi sono poi soggetti esterni che fanno parte dell’equipe allargata, per esempio i volontari. Per prendersi cura della vita del ragazzo/a si è dato avvio da circa tre anni ad un intervento di orientamento nello studio/obbiettivi professionali per ragazzi e ragazze “bloccate”, in difficoltà negli studi a livello universitario o di scuole superiori. Qui ci si è avvalsi di volontariato capace e competente. Quei giovani e quelle giovani aiutati in tempo nello studio oggi sono persone con un buon equilibrio, con la loro dignità ed autonomia. Per le svariate attività di TAG, tra cui molte sono attività di gruppo, è necessario uno spazio di circa 200 mq con reception, sala d’attesa, quattro studi, una sala per incontri di gruppo.
Gli altri spazi che andiamo a descrivere hanno l’obiettivo di superare l’aspetto “solo ambulatoriale” del CPS-officina di visite da 10-20 minuti l’una e somministratore di terapia per mezzo di depot (farmaco assunto con iniezione intramuscolare).
Le funzioni da valorizzare e assolvere sono quelle di cui gli psichiatri non si assumono l’onere per mancanza di tempo, privandosi dell’onore e della gratificazione di svolgere al meglio la loro funzione di operatore che prende in cura globalmente la persona con l’ausilio di educatore, assistente sociale, famigliare, volontario, vicino di casa e agenzie varie del territorio, dall’oratorio al bar o all’edicolante sotto casa. Per non parlare dell’inserimento lavorativo e di un abitare che siano parte del progetto di vita della persona (il famoso Budget di salute che andava sperimentato in cinque territori tra cui il Rhodense).
Articolo aggiornato il 18/09/2021 16:41