Afghanistan. Punti di vista italiani
L’imbarazzo per la plateale figuraccia di tutti i paesi occidentali nella gestione della ritirata da Kabul, captale dell’Afghanistan, sembra essere il sentimento più condiviso in Italia, sia leggendo i social media, sia ascoltando le persone. Pare essere un parere generale che non sono i talebani ad aver vinto, ma gli americani ad essere fuggiti, e con loro tutte le forze occidentali.
Vi è il timore per una nuova ondata di arrivi di migranti extracomunitari. Non si tratta delle circa 2mila persone che sono nella lista delle persone che hanno collaborato con il personale dell’ambasciata italiana a Kabul, e che raccolgono un sentimento di solidarietà, ma dei milioni di persone che potrebbero lasciare l’Afghanistan nei prossimi mesi di arrivare in Europa tramite la via terrestre, attraverso la Turchia. Non è sconosciuto nemmeno il problema relativo al fatto che è difficile distinguere fra afghani e pakistani.
Si tratta infatti della stessa etnia divisa da un confine segnato a tavolino dall’impero britannico nei primi anni dell’800 che ha unito i pashtun ( oggi per lo più sostenitori dei talebani) e altre popolazioni mussulmane loro nemiche in un solo stato. Altre popolazioni che restano una minoranza in Afghanistan, e che ora rischiano di essere decimate.
Beppe Sala, sindaco di Milano
Beppe Sala, sindaco uscente di Milano, in campagna elettorale per ottenere la riconferma alle elezioni del 3 ottobre 2021, ha proclamato la disponibilità di Milano ad accogliere profughi dell’Afghanistan e avrebbe preso contatti con le ong che soccorrono i migranti. Oggi i sindaci appartenenti alla città metropolitana di Milano e che fanno riferimento, come Beppe Sala, alla sinistra, hanno sostenuto la sua stessa disponibilità.
La foto di Di Maio al mare con il governatore della Puglia Emiliano
A Luigi di Maio, ministro della difesa italiano, si è contestato che mentre era descritto alla scrivania, impegnato ad occuparsi del salvataggio dei civili italiani dell’ambasciata italiana in Afghanistan e ai loro collaboratori bloccati all’aeroporto di Kabul, che dovevano rientrare in Italia, in realtà si trovava in spiaggia insieme al governatore della Puglia Emiliano
A Borgosesia bandiera a mezz’asta ( la questione femminile)
Il comune di Borgosesia ( Vercelli) ha deciso di esporre le bandiere a mezz’asta in segno di lutto per il destino delle donne dell’Afghanistan e il sindaco, il deputato Paolo Tiramani, ha invitato tutti i sindaci d’Europa a unirsi alla stessa iniziativa a difesa dei diritti umani “Borgosesia espone bandiere a mezz’asta: è il simbolo del dolore per il destino che attende il popolo afghano dopo la presa di potere da parte dei Talebani. Ed è soprattutto il dolore per le donne afghane, destinate ancora una volta a pagare il prezzo più caro per l’insediamento di un regime che considera la donna null’altro che un bottino di guerra.”
I comunicati stampa
E’ interessante esporre il contenuto del comunicato stampa inviato alla nostra redazione, perchè esprime un altro punto di vista, e raccoglie alcuni punti di vista dei leghisti. quello della preoccupazione per il destino delle donne afghane che, volenti o nolenti, si troveranno ad affrontare le limitazioni alla libertà e ai loro diritti di persone dalla legge religiosa islamica della Sharia, di cui i talebani sono i principali promotori.
Il comunicato del sindaco On. Paolo Tiramani
All’indomani dell’ingresso dei Talebani a Kabul, mentre migliaia di disperati cercano in tutti i modi di lasciare il Paese, il timore più grande, riguarda il destino delle donne: sono loro a rischiare di ricadere nella condizione del precedente regime dei talebani (1996- 2001), quando in nome della rigida applicazione della legge coranica avevano il divieto assoluto di uscire di casa se non accompagnate da un tutore maschio, di truccarsi, usare smalto, indossare gioielli. Non potevano lavorare nè frequentare la scuola. E non potevano ridere; erano state annullate a tal punto da dover limitare anche il rumore prodotto mentre si muovevano: il rumore dei tacchi venne vietato nel 1997.
” Borgosesia è una cittadina dove la qualità della vita ed il rispetto dei diritti umani sono al centro dell’attenzione. Abbiamo realizzato un monumento dedicato alla tutela della legalità, dedicandolo ad una donna, simbolo di forza e di amore: la nostra concittadina Emanuela Setti Carraro, che perse la vita nella guerra contro la mafia, accanto al suo sposo, il Generale Dalla Chiesa.”
“Questa figura femminile è simbolo del rispetto che la nostra città, e la nostra cultura, hanno per le donne. Sono basito dal silenzio assordante di donne autorevoli della nostra politica sul destino delle donne afghane: vogliamo stare fermi a guardare, attendendo che accada ciò che illustra la fotografa iraniana Shadi Ghadirian? La sua fotografia è choccante e non riesco a non pensarci: una donna islamica con in braccio la sua bambina sorridenti vengono progressivamente “cancellate”, fino a scomparire nel nero di un velo che le copre completamente. Io non ci sto!»
Negli ultimi 20 anni, grazie all’azione di tante attiviste, le donne afghane hanno a poco a poco riconquistato alcune progressive concessioni, rendendosi di nuovo visibili dopo anni trascorsi dietro un burqua. Finalmente hanno potuto tornare a scuola, al lavoro, nelle televisioni. Hanno riconquistato il diritto di voto. Oggi tutto questo è a rischio, e l’Occidente non può voltarsi dall’altra parte.
Dice ancora l’on. Tiramani: “La scelta di abbandonare l’Afghanistan è frutto della politica statunitense accordi già presi da Trump con l’accordo di Doha del febbraio 2020, poi confermati da Biden senza però imporre le previste condizioni, ossia il cessate il fuoco, l’interruzione dei contatti con Al Quaeda, l’avvio dei colloqui inter-afghani. Nel 2001 tutto l’Occidente aveva seguito gli Stati Uniti, dopo l’attentato alle Torri Gemelle, in nome dell’art.5 del Trattato Nato che prevede l’aiuto di tutti gli altri membri ad un Paese sotto attacco.
Oggi, nuovamente, tutti seguono gli USA perché nessun altro Paese ha la forza di sostenere una guerra in quei luoghi, ma intanto si crea una terra di mezzo dove potranno riprendere vigore le formazioni terroristiche e dove crescerà la produzione di droga con la quale i terroristi si finanzieranno. Non possiamo stare a guardare!»
L’On. Tiramani lancia un appello:
“Noi, come città di Borgosesia, siamo a fianco delle donne afghane e di tutto il popolo per chiedere al mondo occidentale di non lasciare questa popolazione nelle mani di un regime oscurantista e irrispettoso dei diritti umani. Mi auguro che altri Sindaci e altre città, in Italia e in tutta Europa, facciano presto lo stesso, per creare un movimento di opinione alla base di un’azione concreta: vorrei vedere un impegno trasversale, che travalichi le appartenenze politiche, e sia nel nome dei diritti umani e del futuro di tutti noi”.
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