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Dopo il sarcofago longobardo ritrovato anni fa a Soriano di Corbetta, il cui coperchio oggi è usato come panchina nel cortile del palazzo comunale, la frazione non smette di rivelare la nostra storia. E’ stato grazie a una ricerca scolastica compiuta da Federico P. (10 anni di Corbetta), unitamente alle ricerche dello storico locale Andrea Balzarotti, che sono stati composti altri tasselli nel puzzle della storia della Cascina Fiandrina.
Il ragazzino si è recato sul posto con la mamma per raccogliere informazioni sul passato dell’edificio portante della struttura rurale, che fu usato come ospedale durante la peste manzoniana e non solo. Le foto scattate da Federico hanno evidenziato una delle porte d’accesso di quello che fu il luogo di cura dei moribondi. Lo studente ha quindi posto alcune domande a chi risiede nella cascina sorianese da più tempo, per saperne qualcosa di più. Da lì la rivelazione di una scritta sul muro del solaio ritrovata attorno agli anni Ottanta: una firma di un personaggio spagnolo non noto alle cronache e una data che apparentemente sembrava essere quella del 1682. Ma la peste non risaliva a decenni prima? Troppo improbabile che la scritta fosse stata fatta da chi ha costruito la cascina (tra l’altro ben più antica)…Ma cosa ci faceva allora uno spagnolo a Soriano? Che fare? Rivolgersi a chi di storia locale ne sa e come! Da qui anche la pubblicazione sul giornale Co Notizie.
Facciamo due premesse. Andrea Balzarotti è tornato con il ragazzino nella Cascina Fiandrina e ha visionato una foto scattata dai residenti. Foto che mostrava la data e la firma in questione (ora non più recuperabili a causa di lavori compiuti nell’edificio e per il passare del tempo). La calligrafia, il tipo di materiale usato nella firma e altri indizi non mettono in discussione la veridicità della firma stessa che si esclude possa essere posticcia. Lo storico ha così compiuto ricerche sul posto e ricerche d’archivio, controllando anche i registri anagrafici che riportano nascite e morti (anche in questo caso nessuna traccia dell’autore della firma).
Sembrava dunque di essere arrivati a un punto morto quando la foto è stata esaminata meglio e con le strumentazioni attuali è stata trasformata in una sorta di negativo. La data non pareva più essere quella del 1682 bensì 1632 e ciò ha aperto uno scenario ben diverso. La crepa sul muro dov’era stata posta la data, unitamente ai segni del tempo, avevano apparentemente trasformato il numero 3 nel numero 8, ma il “negativo” evidenziava una data riconducibile proprio al 1632. Ecco allora che le ricerche di Andrea Balzarotti sono ripartite e hanno dato i loro frutti.
Sebbene la firma non sia leggibile per intero e non sia al momento associabile a un personaggio storico conosciuto, certo è che si tratta di uno spagnolo e le ipotesi che si possono compiere con ragionevole considerazione sono le seguenti. Al momento si parla dunque di una teoria e certamente di un’ulteriore curiosità storica che riguarda il nostro territorio.
“Nel gennaio del 1632, abbandona la città di Corbetta un contingente spagnolo che era comandato dal conte Gonzalez de Olivera – spiega lo storico Andrea Balzarotti – Questo contingente era rimasto per diversi mesi a Corbetta nell’ambito della fase italiana della Guerra dei Trent’anni; un conflitto implicò il passaggio continuo di truppe di soldati. Tale conte e comandante spagnolo era però rimasto a Corbetta per diversi mesi a spese di Antonio Maria Frisiani, il quale aveva pagato 400 lire imperiali per il sostentamento dei soldati in nome della comunità cittadina. Questo fatto, unito a quello che dal 1611 i Frisiani erano proprietari della Cascina Fiandrina, parrebbe confermare la tesi che chi ha lasciato la sua firma fosse uno spagnolo del contingente”.
“Le truppe si spostano da Corbetta a Trino Vercellese, dove il conte Gonzalez de Olivera muore nel 1639 durante l’assedio della città di Trino – prosegue lo storico – Nel frattempo il conte ha un figlio che chiama Antonio in onore del Frisiani di Corbetta che lo aveva ospitato e che aveva finanziato i suoi uomini. Questa sorta di mistero troverebbe quindi una spiegazione nel fatto che la Cascina Fiandrina fosse usata come una sorta di ricovero per i soldati ammalati della compagnia capitanata del comandante spagnolo. Non si esclude tuttavia che queste stanze fossero state destinate dal conte Frisiani ai soldati spagnoli; probabilmente a palazzo ospitava gli ufficiali mentre i soldati venivano dislocati nelle cascine di sua proprietà”. Tali documentazioni sono state reperite da Andrea Balzarotti nell’archivio plebano Frisiani.
Articolo aggiornato il 09/07/2021 09:01