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Milano. Operazione Cash Away. Sradicato un sistema di finanziamento illegale Hawala. Sono in corso in queste ore una serie di arresti, perquisizioni e sequestri preventivi urgenti da parte del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Milano nei confronti di 16 egiziani che avevano organizzato un’associazione a delinquere per riciclare il denaro proveniente da attività illecite. Il valore del sequestro è di 1 milione e 700mila euro.
Alla fine delle indagini della maxi operazazione Cash Away, condotta dal di Polizia Economico-Finanziaria di Milano, Il Procuratore Aggiunto dott.ssa Laura Pedio, il Sostituto Procuratore dott.ssa Francesca Crupi e ilSostituto Procuratore dott. Adriano Scudieri, hanno dato mandato alla guardia di finanza di arrestare i 16 egiziani ed effettuare un sequestro preventivo urgente, emesso dal Pubblico Ministero, sui loro beni mobili, immobili e sulle disponibilità finanziarie.
Nel comunicato della Guardia di finanza si dice che è stato disarticolato uno strutturato sodalizio criminale, che aveva la sua base a Milano e nell’hinterland, ma che operava in Italia e all’estero. Era promosso ed organizzato da 2 broker hawala di origini egiziane e si dedicava alla raccolta ed al trasferimento di ingenti risorse finanziarie di origine illecita, al riciclaggio del denaro oggetto della prestazione abusiva di servizi di pagamento, all’emissione e all’utilizzo di fatture di operazioni inesistenti emesse da società create ad hoc.
Le indagini originariamente erano state avviate sempre dalla Guardia di Finanza per accertare infiltrazioni della criminalità di origine straniera nel tessuto economico lombardo. Hanno poi consentito di ricostruire due distinti modus operandi di raccolta e trasferimento di denaro di provenienza
illecita.
Prendo la definizione da wikipedia per descrivere il sistema bancario islamico. La ḥawāla,conosciuta anche come hundi è un sistema di trasferimento di denaro e di valori basato sulle prestazioni e sull’onore di una vasta rete di mediatori, localizzati principalmente in Medio Oriente, Nord Africa, nel Corno d’Africa ed in Asia meridionale. Oltre ad essere illegale in Italia, l’hawala era usato per trasferire all’estero denaro ottenuto con attività illecite. Si pensa all’enorme mercato della droga, a quello dei furti e anche all’evasione fiscale.
In un momento in cui la Lombardia ha bisogno di liquidità, e di investimenti, cento milioni di euro che prendono la via del nord africa sono un danno finanziario di un’entità notevole. Oggi la lotta contro la droga e il grande spaccio non è più solo un modo di salvare la vita delle persone più deboli. E’ diventata anche una necessità per impedire l’annientamento finanziario di una Lombardia economicamente sana, e i numeri di questa indagine lo dimostrano.
Innanzitutto, dalle indagini è emerso che i 2 broker, mediante la cosiddetta “hawala” classica, in violazione della normativa finanziaria vigente in Italia ed in assenza delle autorizzazioni previste, per conto dei clienti raccoglievano e trasferivano in Italia e all’estero ingenti somme di provenienza illecita. I trasferimenti avvenivano soprattutto in Egitto, Spagna e Malesia. I soldi erano trasferiti tramite la compensazione di partite finanziarie e l’utilizzazione di “codici” conosciuti solo dai diretti interessati che
che i clienti dovevano comunicare ai broker per dare corso alle operazioni. A fronte di tali prestazioni, i broker percepivano una commissione variabile tra il 2 e il 5%.
Le indagini hanno svelato un altro modus operandi della banda: la cosidetta hawala complessa. I broker consegnavano le somme di denaro ricevute in contanti dai clienti a degli imprenditori italiani compiacenti. Questi disponevano dei bonifici per importi equivalenti a terze società, italiane o estere, indicate dagli stessi clienti. Sul piano contabile giustificavano le movimentazioni finanziarie in uscita annotando fatture risultate riferite ad operazioni inesistenti, essendo emersa l’inconsistenza dei sottostanti rapporti economici.
Talvolta, gli imprenditori ripetevano, specularmente, le stesse operazioni di trasferimento verso società facenti capo ad altre persone, dette “terzi terminali”, conferendo loro denaro contante, a fronte della disposizione, da parte di questi ultimi, di bonifici, anche in tal caso formalmente giustificati, a catena, mediante l’annotazione di fatture per operazioni inesistenti.
Le somme trasferite illecitamente venivano riciclate in varie parti del mondo attraverso rimesse finanziarie destinate a società estere, localizzate in Repubblica Ceca, Malesia, Francia, Danimarca e Belgio.
L’ intera indagine ha permesso di ricostruire flussi finanziari per circa 100 milioni di Euro movimentati su 193 rapporti utilizzati dai membri dell’associazione criminale. attraverso l’analisi forense di dispositivi sequestrati dalla La polizia giudiziaria ha sequestrato diversi computer e telefonin dalla cui analisi è emerso che gli indagati avevano stipulato accordi di fatturazione fittizia per oltre 3 milioni di Euro.
Attualmente circa 100 Finanzieri sono impegnati nell’esecuzione di oltre 20 perquisizioni locali e domiciliari con il supporto dei Reparti della Guardia di Finanza territorialmente competenti in Lombardia, Veneto e Toscana.
Articolo aggiornato il 22/03/2021 18:23