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La Guardia di Finanza di Gaggiolo ha scoperto un caso che riguarda le esterovestizioni. Grazie all’analisi delle informazioni contenute nelle banche dati, ha individuato un cittadino italiano residente a Viggiù (VA) – con precedenti per contrabbando e reati tributari – che gestiva una attività di commercio all’ingrosso di abbigliamento sportivo cinese con sede dichiarata in Svizzera ma di fatto attiva nell’area milanese, a Lainate.
Le indagini di Polizia Giudiziaria coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano ed i successivi sviluppi fiscali hanno permesso di scoprire il sistema evasivo.
Le Fiamme Gialle hanno accertato che la residenza fiscale della società di abbigliamento
era stata formalmente localizzata a Mendrisio (Svizzera) al fine di beneficiare di indebiti
vantaggi discendenti da regimi di tassazione più vantaggiosi rispetto a quelli nazionali,
sebbene di fatto fosse amministrata a Lainate (MI).
Tale fenomeno, noto come “esterovestizione”, consiste nella fittizia localizzazione
all’estero – in un Paese con tassazione più favorevole – della residenza fiscale di una
società che, al contrario, mantiene di fatto la sede in Italia.
I finanzieri di Gaggiolo, anche a seguito di mirati controlli nei locali aziendali di un’altra
società riconducibile al responsabile, hanno accertato che la commercializzazione dell’ abbigliamento di produzione cinese era a Lainate (MI) e non in Svizzera; infatti sia i
recapiti telefonici che il sito internet rimandavano i clienti in Italia, a dimostrazione
dell’inesistenza in Svizzera degli uffici e stabilimenti.
Veniva inoltre accertato che la merce, consegnata ai clienti italiani, partiva dai magazzini
di Lainate e non dalla Svizzera, come falsamente riportato sulle fatture emesse, tra l’altro,
in esenzione di IVA.
Le Fiamme Gialle hanno così rilevato che la società esterovestita aveva omesso di
dichiarare ricavi per oltre 11,7 milioni di euro, sottraendo a tassazione IRES una base
imponibile di circa 3 milioni di euro, evadendo altresì IVA per circa 1,8 milioni di euro.
L’amministratore di fatto, il viggiutese, e il rappresentante legale della società
esterovestita (un “fiduciario” di origini italiane ma residente in Svizzera legale
rappresentante di altre 60 società) sono stati denunciati per il reato di omessa
dichiarazione e, al termine delle indagini penali, su richiesta della Procura, il G.I.P. del
Tribunale di Milano, è stato disposto il sequestro di beni riconducibili alla stessa e ai due
indagati per circa 2,5 milioni di euro.
I Finanzieri, a seguito di specifiche indagini patrimoniali, hanno così individuato e
sottoposto a sequestro preventivo, confermato anche in appello con due distinte
pronunce dal Tribunale del Riesame, denaro, beni immobili, strumenti finanziari e crediti
per oltre 2 milioni di euro.
Articolo aggiornato il 26/02/2021 15:45