Trezzano sul Naviglio

La testimonianza di Claudio Girardi, esule giuliano-dalmata. Trezzano

Lui è Claudio Girardi, ha 73 anni ed è originario di Fasana (Pola, Friuli Venezia Giulia). Da tempo vive a Trezzano sul Naviglio e nella mattinata di mercoledì 10 febbraio 2021 ha prestato la sua testimonianza di esule, in occasione dell’inaugurazione a Corbetta (nel Magentino) del parco di via Meroni dedicato ai martiri Dalmati e Giuliani delle Foibe.

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“La prima cosa che mi sento di dire è che ad essere stata infoibata è stata la verità – ha esordito Claudio Girardi, esponente dell’Unione Istriani – Venivamo da quella terra che era considerata (non in modo veritiero) come il paradiso socialista e per questo, noi che fummo costretti a fuggire dalle nostre terre perché vittime della pulizia etnica, fummo considerati fascisti. Questa etichetta ce la tenemmo per 60 anni perché delle Foibe, dell’esodo Giuliano-Dalmata non se ne vuole tanto parlare. Noi rappresentiamo una realtà scomoda della storia italiana”.

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Come spesso accade a chi perde la guerra, e allora l’Italia ne uscì perdente, anziché pagare in moneta i danni di guerra agli avversari vincitori li pagò in natura, in beni. Oltre al danno la beffa perché Claudio Girardi ha spiegato che all’ex Jugoslavia (Slovenia) toccarono i beni, le case di chi fu costretto a fuggire proprio dalla persecuzione di Tito. A sua volta, lo Stato italiano non ha risarcito gli esuli se non in minima parte. Il tempo ha fatto il resto e ormai, per questioni anagrafiche, chi patì l’esodo forzato, le umiliazioni, la deformazione della storia, l’erronea etichettatura di fascisti, non c’è più.

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“Io avevo un anno e mia madre 18 – riprende Claudio Girardi – Io, lei e mio nonno fummo mandati in un campo di smistamento. Mio padre invece, fu costretto a fuggire  per il Mar Mediterraneo onde evitare la morte in seguito al fatto che non voleva diventare un militare al servizio degli jugoslavi. Dal 1948 e per 10 anni rimanemmo in un alloggio che ci fu affidato come esuli: una camera di 3 metri per 3. Ci dissero che saremmo rimasti lì per poco tempo e invece vi restammo per 10 anni. Nel frattempo mio padre riuscì a tornare con noi e nacque mia sorella”.

I nonni materni furono invece destinati a Bari. La famiglia si spaccò e dopo altre vicissitudini una parte dei parenti di Claudio si stabilirono in Brasile.
“Siamo stati volutamente dimenticati a fronte della nostra tragedia perché eravamo testimoni scomodi di quello che stava succedendo” prosegue il 73enne. Si parla infatti di pulizia etnica. Claudio Girardi rammenta che dopo il loro esodo, le case degli italiani furono volutamente date e occupate da slavi, i nomi in italiano cancellati come la traccia della loro presenza e della cultura. E’ stata cancellata cioè una parte dell’identità italiana che si è sparsa nel Bel Paese e nel mondo.

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Come ha denunciato infine l’onorevole Paola Frassinetti, vice presidente della VII commissione Istruzione, spesso la scuola bypassa questa pagina di storia ed è invece importante ricordarla anche attraverso inaugurazioni di spazi pubblici come questo, frequentati dalle nuove generazioni.

Nota della redazione
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Articolo aggiornato il 05/04/2021 13:26

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