Per sfuggire al controllo dei carabinieri si fa speronare e salta sul tetto dell’auto
Cologno Monzese. Domenica 24 gennaio, nel primo pomeriggio, Servizi di controllo dei carabinieri. Una pattuglia della squadra radiomobile della Compagnia di Sesto San Giovanni ha notato un uomo alla guida di una Fiat Punto. Quando li ha visti arrivare. aveva iniziato delle manovre anomale con l’auto. Lo scopo, non raggiunto, pareva quello di evitare un controllo nascondendosi alla vista della pattuglia.
Il salto sul cofano e sul tetto della radiomobile
I militari lo hanno superato per fermarlo. L’autista ha prima rallentato per farsi superare, poi si è reso contro che i carabinieri intendevano fermarlo ed è ripartito di colpo rischiando di investire i due carabinieri della pattuglia. Ha accelerato ed è fuggito per le vie del centro di Cologno. I carabinieri gli sono corsi dietro. Era la prima domenica di semilibertà in “zona arancione” e l’inseguemento avrebbe potuto avere conseguenze molto più gravi di quelle che ci sono state. Fortunatamente nessuno, nè fuggitivo nè i due carabinieri, è rimasto ferito.
Correre per un chilometro dietro ad un fuggitivo
L’autista, che è poi risultato essere S.E. albanese, 30anni, è stato fermato dopo diversi minuti di inseguimento. Ha frenato di colpo, l”auto dei carabinieri che lo seguiva da vicin gli è finita addosso. il 30enne è sceso dalla fiat Punto, abbandonandola, è saltato sul cofano e poi sul tetto dell’auto dei carabinieri e si è messo a correre a piedi.
I carabinieri sono riusciti a stargli dietro. Gli sono corsi dietro a piedi per quasi un chilometro, prima di riuscire a bloccarlo.
Il motivo della fuga al controllo dei carabinieri. Una condanna a 2 anni di carcere
Perchè una persona fugga dai carabinieri in quel modo devono esserci delle forti motivazioni. Per iniziare quindi S.E. è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e portato in caserma. Poi è iniziato il controllo dei carabinieri sulle impronte digitali e con il programma per il fotosegnalamento e sono emersi diversi alias. Una delle sue identità (quella vera) era destinataria di un ordine di carcerazione. Doveva scontare una pena di poco meno di due anni di detenzione, per reati legati allo sfruttamento della prostituzione. cui ora si è aggiunta l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale e il pagamento dei danni causati all’auto della pattuglia dei carabinieri.
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