Pulizia nella Polizia di Stato. I poliziotti arrestano 2 colleghi
Ieri la Polizia di Stato al termine di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Monza ha arrestato e posto agli arresti domiciliari cautelari G.D., assistente capo della polizia di Stato. Agli arresti domiciliari cautelari anche A.H., imprenditore egiziano. S.A., ex appartenente alla polizia di Stato oggi in quiescenza, ha ricevuto la notifica dell’interdizione dall’esercizio di pubblico ufficio o servizio per la durata di un anno.
I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal Giudice per le Indagini Preliminari, dr.ssa Silvia Pansini, che ha riconosciuto l’ipotesi accusatoria formulata dal Pubblico Ministero dr.ssa Franca Macchia. Nello specifico ai tre sono stati contestati a diverso titolo i reati di corruzione, fraudolento danneggiamento di beni assicurati, istigazione alla corruzione nonché in materia di immigrazione.
Cosa è successo nella polizia di Stato
I fatti risalgono al triennio 2014-2016. I due appartenenti alla polizia di Stato erano in servizio al Commissariato distaccato di P.S. “Sesto San Giovanni”. Le indagini sono state, condotte tra il 2016 ed il 2017 con l’ausilio di attività tecniche e analitiche di pratiche di rilascio di permessi di soggiorno. Per arrivare all’accusa è anche stata studiata la documentazione e i contenuti degli apparati elettronici rinvenuti in occasione delle perquisizioni effettuate nel mese di maggio 2016, hanno consentito di disvelare l’esistenza di rapporti di natura illecita tra i destinatari delle misure cautelari.
In particolare è emerso che, a fronte della dazione di denaro e di regalie di diversa natura (viaggi, pranzi e cene in ristoranti esclusivi e capi d’abbigliamento), i poliziotti hanno agevolato la trattazione e/o il rilascio dei titoli di soggiorno a favore di cittadini stranieri, maghrebini in particolare, loro indicati da A.H.
Il solo assistente capo G.D. ha partecipato a frodi assicurative redigendo annotazioni di polizia giudiziaria dal contenuto falso oltre ad aver cercato di corrompere un altro operatore affinché egli stesso redigesse un atto falso a seguito del primo intervento di volante.
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